La Terra come escape room: un viaggio tra codici e consapevolezza

terra come escape room

Ti sei mai chiesto quanto della storia che ci raccontano… sia effettivamente vera?

Siamo cresciuti con la convinzione che la nostra civiltà si sia evoluta in maniera lineare, partendo da uomini primitivi che scavavano nella terra con bastoni, fino ad arrivare alle meraviglie tecnologiche di oggi. Ma cosa succederebbe se ti dicessi che alcune verità sono state deliberatamente oscurate? Che forse il nostro passato è molto più avanzato e misterioso di quanto ci abbiano fatto credere?

Dimenticati i dinosauri per un attimo. Non stiamo parlando di teorie campate in aria, ma di indizi concreti, disseminati in tutto il mondo: torri scomparse, mappe antiche, strutture megalitiche impossibili da replicare oggi, e una strana ricorrenza di simboli e numeri. Tutto punta a un’idea scioccante: forse viviamo su un pianeta che è stato progettato, calibrato, codificato. Come un’enorme macchina energetica.

Hai mai sentito parlare dell’Impero Tartaro?

Se la risposta è no, non ti preoccupare: sei in buona compagnia. E proprio questo è il punto. L’Impero tartaro è uno di quei misteri storici che sembrano svaniti nel nulla, come se qualcuno avesse premuto “cancella” sulla tastiera della nostra memoria collettiva.

Ma chi erano questi Tartari? Dove vivevano? E soprattutto… perché oggi non ne sappiamo praticamente nulla?

Le prove c’erano: mappe, enciclopedie e racconti

Fino al XIX secolo, l’Impero Tartaro era presente in moltissime mappe ufficiali, atlanti geografici, documenti politici e testi scolastici. Lo si trova nominato in diverse lingue: “Tartary” in inglese, “Tartarie” in francese, “Тартария” in russo. E non si trattava di un piccolo stato sperduto tra le montagne. Al contrario, copriva un’enorme estensione di territorio, praticamente tutta l’Asia centrale, parte della Russia, della Siberia e oltre.

Per secoli è stato indicato come:

  • La Grande Tartaria (Great Tartary), estesa dalla costa pacifica della Russia fino ai monti Urali;

  • La Tartaria Cinese, a sud;

  • La Tartaria Mongola e la Tartaria Tibetana, a seconda delle aree e delle etnie.

Alcuni testi parlano di una civiltà altamente organizzata, con infrastrutture, leggi, cultura, religione e addirittura una propria struttura imperiale. E poi… silenzio.

“Come può un impero così vasto e diffuso essere svanito nel nulla senza lasciare traccia nei nostri programmi scolastici?”

🤔 Una scomparsa sospetta

Il mistero non è solo che non se ne parla. È come si smette improvvisamente di parlarne. Verso la fine del 1800, l’Impero Tartaro sparisce dalle mappe moderne. Nessuna guerra documentata, nessun trattato di pace o dissoluzione ufficiale. Solo silenzio.

E allora nasce la domanda più scomoda: è possibile che ci sia stata una cancellazione intenzionale? Qualcuno ha riscritto la storia? O peggio: ha riscritto il modo in cui noi la impariamo?

Molti ricercatori indipendenti, negli ultimi anni, hanno iniziato a rianalizzare le mappe antiche, le cronache dimenticate, le immagini d’archivio. Ed emergono dettagli interessanti:

  • Alcuni edifici monumentali in Siberia e Mongolia sono inspiegabilmente avanzati, per il periodo storico in cui si suppone siano stati costruiti.

  • Ci sono documenti dell’Impero Russo che parlano di battaglie contro popolazioni tartare, ma la narrazione ufficiale ha trasformato quelle guerre in “spedizioni contro tribù locali”.

  • In alcuni archivi religiosi europei, si fa riferimento alla Tartaria come a una terra eretica, non allineata con la visione cristiana dominante.

“E se la Tartaria fosse stata spazzata via non solo fisicamente, ma ideologicamente? Come una civiltà che doveva essere cancellata perché ‘non conforme’?”

Tartaria e tecnologia: solo mitologia?

Alcuni spingono l’ipotesi ancora più in là, suggerendo che la Tartaria fosse sede di una civiltà molto avanzata, capace di sfruttare l’energia libera, architetture risonanti e conoscenze scientifiche che noi stiamo solo ora riscoprendo.

Teorie? Forse. Ma le coincidenze sono curiose:

  • Molti edifici “tartari” sembrano avere caratteristiche simili a quelle delle cattedrali gotiche europee: cupole, guglie, armonia geometrica, torri di trasmissione.

  • Alcuni sostengono che i tartari conoscessero una forma di energia basata su risonanza e suono, simile a quella sfruttata nei templi egizi e nelle piramidi.

  • In numerosi stemmi e bandiere storiche si trovano simboli solari, stelle a otto punte, aquile bicefale, tutti legati a concetti di equilibrio, energia e autorità.

Naturalmente, questi elementi sono spesso respinti come “invenzioni new age” o “coincidenze iconografiche”. Ma… quante coincidenze servono prima che smettano di essere solo coincidenze?

Tartaria: una civiltà proibita?

La sensazione è che la Tartaria non sia stata semplicemente dimenticata. È stata rimossa, smontata pezzo per pezzo, fino a diventare un’ombra, un fantasma nella storia. Ma un fantasma che continua ad aleggiare, sussurrando: “Guardate meglio. Non tutto è come vi è stato detto.”

“Se qualcosa di questa portata può essere cancellato, allora nessuna verità è davvero al sicuro.”

La vera domanda non è solo: “Cos’era la Tartaria?”. Ma: “Perché hanno voluto che ce ne dimenticassimo?”

E la risposta a questa domanda… potrebbe cambiare tutto ciò che pensiamo di sapere sul nostro passato.

Immagina di svegliarti un giorno e scoprire che tutto ciò che ti è sempre stato raccontato… era una menzogna.
Non una piccola bugia, ma una costruzione enorme, accuratamente progettata per tenerti all’oscuro.
La tua storia, le tue origini, il senso stesso della realtà in cui vivi… tutto manipolato, riscritto, confezionato su misura per farti credere a un mondo che forse non è mai esistito davvero.

E se quella verità che ci hanno nascosto fosse la chiave per capire chi siamo davvero?

Edifici sepolti e città affondate: la Terra è una gigantesca macchina energetica?

Hai mai notato qualcosa di strano in certi edifici storici? Guardali con attenzione: molte costruzioni, anche nelle nostre città, hanno i piani inferiori affondati. Ma nessuno ne parla. Nessuno si chiede: “Ma quando è successo? E perché?”

Alcuni ricercatori indipendenti ipotizzano che in un passato non troppo lontano ci sia stato un evento globale — tipo una grande alluvione di fango, un “mud flood” — che ha sepolto intere città in poche ore o giorni. Questo evento sarebbe stato poi nascosto o rimosso dalla narrazione ufficiale della storia.

I piani inferiori sepolti sarebbero quindi la prova tangibile di un cataclisma dimenticato.

E poi c’è una verità ancora più scioccante che emerge: le civiltà antiche costruivano come se stessero assemblando una tecnologia.

Hai presente le piramidi? Stonehenge? Le ziggurat sumeriche? Tutte queste costruzioni hanno un punto in comune:

  • sono collegate a frequenze sonore e vibrazioni;

  • si trovano in luoghi precisi sulla Terra, allineati con le cosiddette linee energetiche;

  • seguono schemi geometrici che rispecchiano quelli celesti.

Antichi dispositivi energetici?

Molti di questi luoghi non erano solo templi o monumenti religiosi. Erano, secondo una nuova visione, vere e proprie macchine, progettate per raccogliere, amplificare e distribuire energia. Come?

Attraverso forme geometriche risonanti, materiali conduttivi e posizionamenti millimetrici. Non suona poi così assurdo se pensiamo che anche le moderne antenne o i pannelli solari usano lo stesso principio: geometria + energia.

Sapevi che l’obelisco in Egitto risuona come una campana quando viene colpito nel modo giusto? E che le colonne nei templi antichi fungono da camere di risonanza, amplificando i suoni prodotti all’interno?

La Terra come un circuito stampato

Sembra che i siti megalitici come Sacsayhuamán in Perù o Borobudur in Indonesia rispecchino layout simili a quelli dei circuiti elettronici moderni. Linee dritte, angoli precisi, punti di giunzione… Esattamente come su un chip!

Non è un caso che anche gli anfiteatri antichi, con le loro forme ellittiche e il posizionamento perfetto per la propagazione del suono, fossero collegati a questi “circuiti”.

Una griglia invisibile: l’energia nascosta del pianeta Terra

Ti sei mai chiesto perché i luoghi più sacri del mondo siano posizionati esattamente dove sono? Non è un caso. Dai templi egizi alle cattedrali gotiche, passando per le piramidi e Stonehenge, tutti questi edifici sorgono su una mappa nascosta: la griglia energetica terrestre.

I nodi energetici: quando il cielo si riflette sulla Terra

Antichi testi sumeri, ben prima delle interpretazioni di Zechariah Sitchin, parlano chiaramente di una struttura duale: regole fisse per il cielo e per la terra. Anu, Enlil, Enki… gli antichi dèi sembrano aver tracciato non solo le orbite celesti, ma anche la disposizione delle città terrestri.

E guarda caso, luoghi come Giza, Machu Picchu, Puma Punku e il calendario di Adamo si trovano tutti su questi nodi energetici. È come se un codice nascosto fosse stato inciso nel pianeta stesso, un linguaggio che collega le stelle alla pietra.

“Il cielo come specchio della Terra. O la Terra come riflesso di qualcosa ancora più grande?”

E qui arriva il colpo di scena.

Emblemi militari e griglie energetiche

David Wilcock ha osservato che molti stemmi militari contengono schemi geometrici ricorrenti, gli stessi che ritroviamo nei circuiti sacri. Li chiamano “le regole”, e sono presenti ovunque: negli emblemi, nei simboli delle missioni spaziali, negli stemmi delle unità speciali.

Ma nessuno sa da dove provengano. Sono lì, da sempre. Come se chi davvero conosce il mondo, sapesse anche come usarlo.

Cattedrali, obelischi e circuiti: la tecnologia spirituale perduta

Passiamo ora a un tema che può sembrare blasfemo per qualcuno, ma che merita un esame profondo: e se le cattedrali non fossero solo chiese? E se le loro forme, le loro torri… fossero dispositivi acustici e ottici progettati per raccogliere energia?

In ogni cattedrale medievale:

  • le cupole amplificano i suoni;

  • i pilastri vibrano con le onde sonore;

  • le guglie proiettano queste onde verso il cielo.

Immagina migliaia di fedeli che cantano, pregano, gridano o semplicemente respirano all’unisono… tutto quel suono viene raccolto e indirizzato. Ma a cosa serviva?

Potremmo essere davanti a un antico sistema di trasmissione energetica, simile a un amplificatore moderno. Il suono veniva usato per “accendere” questi dispositivi, esattamente come oggi usiamo l’elettricità.

E guarda caso: gli obelischi suonano come campane. Le colonne nei templi sembrano tubi sonori. Le stanze sembrano camere di risonanza. Non ti pare un po’ troppo preciso per essere “solo architettura religiosa”?

La luce come vettore d’informazione

E non finisce qui. Le vetrate circolari delle cattedrali non sono state messe lì per “bellezza”. Hanno una forma simile a un magnetron, un dispositivo moderno usato per dirigere e concentrare onde elettromagnetiche, come quelle della luce o delle microonde.

Quando la luce entra attraverso una finestra a forma di magnetron, viene amplificata all’interno della struttura.

Questo significa che la luce stessa, filtrata da quelle forme, diventa vettore di informazioni. Come un laser che può trasferire dati da un punto all’altro. (Hai mai sentito parlare dell’esperimento in cui un laser, passato attraverso l’uovo fecondato di una salamandra, trasferisce le sue informazioni genetiche a un uovo sterile di rana?).

“Luce e suono: i due canali principali con cui l’universo ci parla.”

La matematica del 60: numeri, frequenze e il codice dell’universo

Ok, ora entra in gioco la matematica. Ma niente paura: ti prometto che sarà affascinante.

Hai mai pensato perché un cerchio ha 360°? Perché il tempo si misura in 60 minuti e 60 secondi? Perché 12 mesi, 12 discepoli, 12 ore?

Tutto risale a una matematica in base 60, insegnata — secondo i Sumeri — da esseri “venuti dal cielo”. Un sistema usato ancora oggi da capitani, aviatori, scienziati. Quando misuriamo il pianeta, usiamo ancora questi numeri: 60 miglia nautiche, 360° di longitudine, 86400 secondi in un giorno…

“La matematica non è una creazione dell’uomo. È una scoperta. È già lì, come le leggi della fisica.”

La geometria sacra e l’armonia dell’universo

Tutto ciò che vive segue questa armonia. Le spirali di conchiglie, le galassie, i fiori, i frattali… tutti replicano la sequenza di Fibonacci. Questa spirale magica che cresce secondo proporzioni fisse.

E quei numeri? Se li trasformi in frequenze sonore (288, 360, 432 Hz…), producono armoniche perfette. Non a caso, il 432 è stato considerato per millenni la frequenza “naturale” dell’universo. I toni suonati a 432 Hz risuonano nel corpo, nella mente… e nella natura.

E quando questi suoni vengono testati in laboratori di simatica (una scienza che studia l’effetto delle onde sonore sulla materia), producono forme perfette, simili al fiore di loto o alla ghiandola pineale.

La ghiandola pineale: una piccola pigna, un grande mistero

Hai mai fatto caso a quanti simboli religiosi, spirituali o esoterici includano una pigna?

  • C’è una gigantesca pigna di bronzo nel cuore del Vaticano, nel Cortile della Pigna.

  • Nei dipinti sumeri, vediamo esseri barbuti con piccole “borse” e qualcosa che somiglia moltissimo a una pigna, che toccano sulla fronte di figure umane.

  • Il bastone di Mercurio, il caduceo, mostra due serpenti intrecciati verso… indovina? Una pigna.

Coincidenze? Difficile da credere.

La porta verso la coscienza

La pigna è il simbolo universale della ghiandola pineale, situata esattamente al centro del cervello umano. Filosofi come Cartesio la definivano “la sede dell’anima”, mentre artisti moderni come Alex Grey la ritraggono come una porta dimensionale per accedere a livelli superiori di coscienza.

La ghiandola pineale è sensibile alla luce, al magnetismo, alle onde elettromagnetiche, e produce melatonina, ma non solo: sembra essere l’interfaccia con l’universo, una vera e propria antenna cosmica.

E allora viene da chiedersi: è possibile che tutte queste strutture sonore, luminose, armoniche… siano state costruite appositamente per attivarla.

Viviamo in una escape room planetaria?

E se tutta questa “mappa” fosse un gioco? Una prova? Un enigma?

L’autore di questa teoria propone un’immagine folgorante: la Terra è una gigantesca escape room, un ambiente immersivo progettato per farci risvegliare. Come nelle vere escape room, ci sono:

  • indizi ovunque: numeri, simboli, strutture, suoni, proporzioni;

  • strumenti nascosti: il nostro corpo, la nostra mente, la nostra pineale;

  • e una chiave finale: l’armonia.

“Come in Matrix, siamo batterie viventi. Ma possiamo disconnetterci, se scopriamo il codice.”

E non è solo filosofia: molti fisici teorici oggi sostengono l’ipotesi che l’universo sia olografico, e che ciò che viviamo sia una simulazione energetica basata su frequenze e geometria.

Armoniche, numeri e coscienza: la sinfonia della creazione

Torniamo per un attimo alla matematica. Ricordi la lista dei re sumeri?

Secondo la tradizione, i primi re prima del Diluvio Universale vissero per:

  • 288.000 anni

  • 360.000 anni

  • 432.000 anni

Sì, proprio quegli stessi numeri che abbiamo visto nelle frequenze armoniche. Non solo parole, ma documenti scritti, impressi su tavolette d’argilla 6000 anni fa.

Le frequenze della coscienza

Un esperimento in laboratorio di simatica ha fatto vibrare acqua e polvere con questi toni: 288, 360 e 432 Hz. Il risultato? Una figura tridimensionale perfetta, simile a un fiore di loto, simbolo millenario di risveglio spirituale.

Un segnale? Un portale? Un messaggio?

E se questi numeri non fossero solo coincidenze, ma coordinate per accedere a stati di coscienza più elevati?

E se il senso della vita fosse scritto… nei numeri?

La storia che ci è stata raccontata sembra più un’opera teatrale scritta da altri che una verità oggettiva. Imperi cancellati, tecnologie dimenticate, simboli ripetuti ovunque, e numeri che si rincorrono come note di un brano eterno.

Cosa succede quando metti insieme tutto questo?

Succede che inizi a guardare il mondo con occhi nuovi. Non come un accumulo di eventi casuali, ma come un linguaggio segreto che ci sta parlando, costantemente. Un linguaggio fatto di suono, luce, geometria, armonia. Un codice.

E allora ti domandi: “Forse la vera evoluzione non è solo tecnologica, ma coscienziale?”

“Forse il futuro non è fuori, ma dentro di noi. E il passato è la chiave per ricordarcelo.”

Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei