La radice nascosta delle malattie croniche: ecco cosa nessuno ti dice
Quante volte ci sentiamo dire…
“Hai la pressione un po’ alta.”
“Occhio, sei quasi prediabetico.”
“Le analisi vanno bene… ma tienile sotto controllo.”
Ti suonano familiari, vero?
Ci danno una pillola, ci fanno sentire al sicuro con un “per ora va tutto bene”, e ci rimandano a casa come se il problema fosse risolto. Ma lo è davvero?
È come se stessimo guardando solo la punta dell’iceberg. I valori rientrano, sì, ma la malattia metabolica continua a serpeggiare sottotraccia, giorno dopo giorno. Perché quelle condizioni che sembrano “scollegate” – la pressione alta, la glicemia instabile, un po’ di colesterolo, un po’ di infiammazione alle articolazioni – non sono eventi casuali, ma campanelli d’allarme che ci stanno avvisando da tempo: “Ehi, qualcosa di più profondo non va.”
Per farti capire meglio…
Immagina questo: entri in casa e trovi il pavimento bagnato. Asciughi. Poi noti che anche la porta è umida. Asciughi pure quella. Ti sembra di aver sistemato tutto. E invece no: il tetto sta perdendo.
Ora, puoi anche asciugare ogni giorno il pavimento, cambiare la porta mille volte, passare lo straccio con devozione…
ma se non ripari il tetto, continuerai ad avere lo stesso problema. Anzi, peggiorerà. Muffa, infiltrazioni, danni strutturali.
Ed è esattamente quello che succede nel nostro corpo: curiamo i sintomi (la pozzanghera), ma non andiamo mai sul tetto a vedere da dove arriva davvero l’acqua.
Il problema è a monte, e si chiama disfunzione metabolica. È silenziosa, spesso invisibile nei primi anni, ma potentissima. E agisce su più fronti, colpendo diversi organi e sistemi, proprio come quella goccia che, senza far rumore, sfonda il soffitto.
Il corpo non è un puzzle: smettiamo di curare i pezzi separati
C’è un altro grande problema nella nostra visione della salute: ci siamo abituati a pensare al corpo come a un insieme di reparti separati.
Hai problemi al cuore? Vai dal cardiologo. Dolori articolari? Reumatologo. Zuccheri sballati? Endocrinologo. Mal di testa? Neurologo. E così via.
Ma il nostro corpo non lavora a compartimenti stagni. Non è un puzzle in cui puoi togliere un pezzo e il resto resta perfetto. È un ecosistema interconnesso, in cui ogni parte influenza le altre. Quando qualcosa va in tilt a livello metabolico, le ripercussioni si propagano ovunque: nelle arterie, nel cervello, nei reni, nelle articolazioni, nell’intestino, nel sistema immunitario. E questo è un fatto.
Sicuramente c’è un elemento in più da considerare, ed è la genetica.
Cosa voglio dire? Sebbene la radice del problema sia imputabile quasi sempre a una disfunzione metabolica, il modo in cui si manifesta varia da persona a persona. Perché?
Perché ognuno di noi nasce con un punto debole.
Un terreno predisposto.
Un “anello più fragile della catena”.
Mi spiego meglio: immagina che due persone vivano con le stesse abitudini sbagliate per anni. Alimentazione scorretta, poco sonno, stress, sedentarietà. Entrambi vanno incontro a uno squilibrio metabolico. Ma uno svilupperà colon irritabile o morbo di Crohn, perché il suo punto debole è l’intestino. L’altro invece andrà verso artrite reumatoide o dolori cronici, perché ha una predisposizione articolare. Un terzo potrebbe manifestare problemi neurodegenerativi come Alzheimer o Parkinson, e un altro ancora diabete o ipertensione.
In altre parole, la malattia si manifesta dove il corpo è più vulnerabile, ma la radice è comune. È come se la stessa pioggia battesse su tante case diverse: ognuna avrà infiltrazioni in un punto diverso, a seconda di dove è costruita peggio.
Ecco perché dobbiamo cambiare approccio. Basta trattare solo il sintomo. Basta guardare la glicemia senza pensare al cervello, curare le articolazioni ignorando l’intestino, dare pillole per la pressione senza chiederci perché la pressione è salita.
Serve una visione ampia, sistemica, e integrata.
Dobbiamo smettere di trattare le malattie “per compartimenti” e iniziare a chiederci: cosa le unisce davvero?
E – sorpresa! – spesso le unisce un’unica radice invisibile, silenziosa, persistente: la disfunzione metabolica.
L’illusione del “sei sano finché non sei malato”
Viviamo in un sistema che ci fa credere che finché i nostri esami “vanno bene”, siamo al sicuro. Come se la salute fosse un interruttore: o sei acceso, cioè malato, o sei spento, quindi sano. Ma questa visione è profondamente fuorviante.
La verità è che la malattia è un processo, non un evento improvviso. Non ci svegliamo un giorno con il diabete, l’Alzheimer o un infarto “dal nulla”. Le nostre cellule ci parlano molto prima, ma nessuno ci insegna ad ascoltarle.
Il diabete di tipo 2 non inizia a 6.5%
La soglia ufficiale in Italia per diagnosticare il diabete di tipo 2 è un valore di emoglobina glicata (HbA1c) superiore al 6.5%. Ma questo numero non è magico. Non è che sotto sei “sano” e sopra sei “malato”.
In realtà, i danni iniziano molto prima, anche con valori “nella norma”. Il tuo corpo può già essere in uno stato infiammatorio, insulino-resistente, con cellule stanche e sovraccariche, anni prima che il medico scriva “diabete” sulla tua cartella.
È un po’ come dire che un vaso si rompe solo quando si frantuma a terra. Ma le crepe? Le vibrazioni? I segni prima della caduta? C’erano eccome.
Il cervello in affanno: l’Alzheimer come malattia metabolica
Anche l’Alzheimer non è una sentenza improvvisa. Sempre più studi lo collegano a una disfunzione metabolica cerebrale, tanto da essere definito da molti esperti come “diabete di tipo 3”. Un cervello che non riesce più a utilizzare correttamente il glucosio comincia lentamente a spegnersi. E i primi segnali — lievi dimenticanze, confusione, stanchezza mentale — vengono spesso ignorati o liquidati come “stress”.
Se aspettassimo la diagnosi ufficiale per iniziare a preoccuparci, sarebbe come scoprire un incendio quando è già troppo tardi per salvare la casa.
Il ruolo devastante dell’infiammazione
C’è un nemico subdolo che agisce nell’ombra: l’infiammazione di basso grado, detta anche “silente”. Quando la sentiamo nominare, molti pensano: “Beh, se è bassa non sarà poi così grave…” — ed è proprio qui che sta l’inganno! Questa infiammazione cronica, bassa ma persistente, è la miccia silenziosa che può innescare le malattie più gravi nel tempo.
Ogni volta che mangiamo, il corpo entra in modalità difensiva. Il sistema immunitario reagisce al cibo come se fosse un potenziale intruso — ed è normale, è il suo lavoro. Una piccola dose di infiammazione temporanea, è salutare: è come un sistema di sicurezza attivo.
Ma cosa succede quando mangiamo in continuazione, senza pause, e spesso cibo ultra-processato, pieno di zuccheri, conservanti e sostanze artificiali? L’infiammazione non si spegne mai.
E quando l’infiammazione diventa cronica, si trasforma da meccanismo di difesa a motore delle malattie.
Ecco cosa succede quando c’è uno stato di infiammazione cronica:
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indebolisce il sistema immunitario,
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danneggia i vasi sanguigni,
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crea insulino-resistenza,
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contribuisce alla neurodegenerazione,
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aumenta il rischio di tumori.
Tutto questo avviene senza sintomi evidenti. Non ce ne accorgiamo, finché un giorno succede: un infarto, una diagnosi di diabete, un crollo cognitivo. Ma la malattia era in corso da tempo.
La soluzione non è (solo) una pillola
Nel mondo moderno, cerchiamo la scorciatoia: una pillola per abbassare il colesterolo, un’altra per la glicemia, una terza per la pressione. E adesso, persino un farmaco per “abbassare mTOR” e vivere più a lungo.
Ma è questa la vera risposta?
Pensare davvero di poter sistemare il corpo con una pastiglia, senza cambiare nulla nel nostro stile di vita, è come cercare di spegnere un incendio con un bicchiere d’acqua… mentre continuiamo a buttare benzina. È follia.
Le medicine possono aiutarci. Possono stabilizzare, tamponare, o prevenire un disastro immediato. Ma non possono sostituire il sonno, il cibo vero, il movimento, la respirazione profonda. Il nostro corpo è progettato per guarire, ma ha bisogno delle condizioni giuste, e queste condizioni non dipendono dal fatto se assumete o no quella pillola.
mTOR: l’interruttore invisibile che decide se il tuo corpo guarisce o si ammala
Parliamo di mTOR, una delle molecole più affascinanti (e sottovalutate) del nostro corpo. Questa molecola è un interruttore biologico che decide se il nostro organismo deve crescere o ripararsi.
Quando mangiamo – soprattutto zuccheri e proteine – mTOR si accende e dà un segnale molto chiaro alle cellule: “Crescete!”. Questo è fondamentale per lo sviluppo, la forza, e la rigenerazione muscolare. Ma c’è un problema.
Il corpo non può crescere e ripararsi allo stesso tempo: serve equilibrio tra anabolismo e catabolismo
Ecco una verità biologica semplice ma potentissima: il corpo umano non può crescere e ripararsi contemporaneamente. Sono due modalità completamente diverse, quasi opposte, e serve equilibrio tra entrambe per mantenere salute e longevità.
Vediamola così:
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Quando mangiamo, soprattutto proteine e zuccheri, il corpo entra in modalità crescita. È la fase anabolica: le cellule si moltiplicano, costruiscono nuovi tessuti, e si accumula energia. È utile per lo sviluppo, per mettere massa muscolare, per guarire da un’infezione o da una ferita.
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Ma la crescita non è infinita. Se spingiamo il corpo a stare sempre in anabolismo – con pasti continui, sonno scarso, stress, vita sedentaria – le cellule non hanno mai tempo per fermarsi, ripulirsi e rigenerarsi. Ed è lì che iniziano i problemi.
Per questo esiste il catabolismo, che non è una parola negativa! Anzi, è la fase in cui il corpo ripara, smaltisce i rifiuti cellulari, ed elimina ciò che è vecchio o danneggiato. È come fare le pulizie generali, buttare via ciò che non serve più.
Queste due fasi devono alternarsi, come il giorno e la notte.
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Sempre in crescita = rischio di infiammazione, accumulo, malattie croniche.
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Sempre in riparazione = deperimento, perdita di massa, debolezza.
Il segreto? Equilibrio dinamico.
Un po’ come l’allenamento fisico: serve stimolo, ma anche recupero.
Mangiare bene, ma anche digiunare ogni tanto.
Muoversi tanto, ma anche dormire profondamente.
Anabolismo e catabolismo: alleati, non nemici
Quindi, non dobbiamo scegliere tra crescere o ripararci. Dobbiamo solo rispettare i tempi del nostro corpo.
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Cresciamo quando c’è cibo, luce, energia → anabolismo (mTOR acceso)
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Ci ripariamo quando digiuni, dormi, ti rilassi → catabolismo (autofagia attiva, mTOR spento)
È un ritmo antico, naturale, profondamente scritto nel nostro DNA. E tornare ad ascoltarlo è forse una delle scelte più intelligenti che possiamo fare per la nostra salute a lungo termine.
Quando mTOR resta sempre acceso
Nel mondo moderno, con cibo sempre disponibile, ritmi frenetici, stress cronico e poco movimento, mTOR resta praticamente sempre attivo. E questo è un grosso guaio.
Perché?
Perché se il corpo è continuamente spinto a crescere, non ha mai il tempo di ripararsi.
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Le cellule non fanno “pulizia interna” (un processo chiamato autofagia).
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L’infiammazione sale.
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Le cellule iniziano a crescere in modo disordinato, e questo può portare a tumori.
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L’invecchiamento accelera.
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Si creano le condizioni perfette per la crescità di malattie croniche: diabete, Alzheimer, cancro, malattie cardiovascolari…
Insomma, mTOR è come un pedale del gas. Utile per partire, ma se non freni mai… prima o poi finisci contro un muro.
Cose che abbassano l’attività di mTOR
Vuoi davvero aiutare il tuo corpo a disattivare questo meccanismo di crescita continua e farlo entrare in modalità “riparazione e pulizia”? Ecco le tue armi più potenti — tutte naturali e a portata di mano:
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🕒 Digiuno intermittente
Quando non mangi per un certo numero di ore, mTOR si disattiva e attiva l’autofagia: le cellule iniziano a ripararsi e a rimuovere le parti danneggiate. È come fare il tagliando alla tua auto. Se sei sano o hai qualche problemino anche fare il 16:8 può aiutarti, ma se soffri di gravi problematiche il mio consiglio – sempre dietro consiglio medico – rimane quello di praticare un digiuno teraupetico di 3 giorni a sola acqua. Il digiuno deve essere fatto con cervello, e non tutti possono farlo. Se vuoi comunque avere buoni risultati senza dover digiunare troppo, puoi prendere come abitudine quello di digiunare per 24 ore alla settimana. -
🥦 Dieta low-carb
Meno zuccheri nella dieta = meno insulina = meno attivazione di mTOR. Semplice ed efficace. Così si mantiene stabile il metabolismo e si riduce il rischio di insulino-resistenza. Elimina tutti i cibi trasformati. Hai presente quei prodotti dove quando leggi le etichette, non riconosci nessuna parola? Bene! Evita di comprare quei prodotti. Consuma cibi integrali. -
💤 Sonno di qualità
Durante il sonno profondo, mTOR si abbassa naturalmente e il corpo lavora per rigenerarsi. Dormire poco o male significa impedire al corpo di entrare nella sua “fase di riparazione notturna”. -
🏃♂️ Attività fisica regolare
L’esercizio fisico, specialmente quello di resistenza (camminata veloce, corsa leggera, cyclette), stimola altre vie metaboliche come AMPK, che contrastano mTOR e migliorano la sensibilità insulinica. -
🧘♀️ Gestione dello stress
Lo stress cronico produce cortisolo, che a sua volta alimenta l’infiammazione e l’attività di mTOR. Tecniche come respirazione profonda, meditazione, yoga o semplicemente passeggiare nella natura possono abbassare mTor.
Non serve essere fanatici. Serve essere coerenti.
Non serve trasformare la tua vita in un laboratorio. Basta iniziare da una piccola abitudine per volta: aggiungi una camminata, cena un po’ prima, salta la colazione ogni tanto, spegni lo smartphone mezz’ora prima di dormire.
Il tuo corpo è una macchina meravigliosa. Vuole guarire. Ma ha bisogno di tempo e di spazio per farlo.
Non aspettare di ammalarti per iniziare a vivere bene.
Inizia oggi a dare al tuo corpo le condizioni per spegnere mTOR al momento giusto… e riaccendere la tua salute.
Conclusioni
Viviamo nell’epoca delle comodità. Il cibo è ovunque, lo sforzo fisico è opzionale, il divertimento è a un clic di distanza. Eppure, non siamo mai stati così malati. Malati nel corpo, nella mente, e nei ritmi della vita.
È tempo di risvegliarsi.
La medicina del futuro non sarà fatta solo di tecnologie e nuovi farmaci, ma di scelte quotidiane più consapevoli. Di prevenzione attiva, di responsabilità, di ritorno a una vita più autentica.
Non aspettare la diagnosi. Non aspettare che sia troppo tardi.
Comincia oggi. Vivi come se il tuo futuro dipendesse dalle tue scelte di adesso. Perché — spoiler — è proprio così.
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