Come l’obesità trasforma le articolazioni: lo studio che rivela un meccanismo infiammatorio nascosto

obesità artrite

Quando pensiamo ai danni provocati dall’obesità, spesso immaginiamo solo un sovraccarico meccanico sulle articolazioni, come le ginocchia o i fianchi. Ma uno studio recente dell’Università di Birmingham, pubblicato su Clinical and Translational Medicine, ha mostrato che la realtà è ben più complessa e sorprendente.

I ricercatori hanno scoperto che l’obesità altera in modo diretto l’ambiente all’interno delle articolazioni, trasformando le cellule sinoviali – quelle che rivestono le articolazioni – in vere e proprie “mele marce”, capaci di diffondere infiammazione.

Cosa succede esattamente nelle articolazioni delle persone obese?

Le cellule sinoviali diventano pro-infiammatorie

Lo studio ha analizzato campioni di tessuto articolare di pazienti affetti da osteoartrite e con indice di massa corporea (BMI) superiore a 30. Si è visto che l’obesità, attraverso sostanze rilasciate dal tessuto adiposo come citochine e adipochine, induce un cambiamento nelle cellule chiamate fibroblasti sinoviali.

Queste cellule, normalmente coinvolte nella produzione del liquido che lubrifica l’articolazione, vengono “riprogrammate” per diventare pro-infiammatorie. In pratica, iniziano a rilasciare molecole – come la CHI3L1 – che favoriscono la degradazione dell’articolazione stessa.

Non è solo questione di peso sulle ginocchia

Una delle scoperte più interessanti è che questi effetti si verificano anche nelle articolazioni non portanti, come quelle delle mani. Questo indica che non è lo stress meccanico il principale colpevole, ma un meccanismo sistemico legato al metabolismo dell’organismo.

In parole semplici: l’obesità influisce negativamente su tutte le articolazioni, non solo su quelle che supportano il peso corporeo. Questo rende inoltre, evidente quanto l’infiammazione cronica sia centrale nel peggioramento dell’artrite.

Una metafora efficace: le mele marce nel barile

La dottoressa Susanne Wijesinghe ha paragonato il processo che avviene a un barile di mele in cui alcune iniziano a marcire: col tempo, anche le altre vengono intaccate. Le cellule sinoviali alterate diventano quindi un focolaio infiammatorio che “contagia” l’intera articolazione.

Questo processo porta a una produzione eccessiva di sostanze infiammatorie che, oltre a peggiorare il dolore, accelerano la distruzione della cartilagine e dei tessuti articolari.

Le implicazioni: nuovi scenari per la terapia dell’artrosi

Lo studio, finanziato da Versus Arthritis, suggerisce che l’osteoartrite non è solo una questione di usura, ma il risultato di un complesso intreccio tra metabolismo e infiammazione.

Secondo il professor Simon Jones, questa scoperta può rivoluzionare il modo in cui si sviluppano trattamenti per l’artrosi. Potremmo infatti iniziare a classificare i pazienti in sottogruppi, distinguendo tra chi ha un profilo infiammatorio/metabolico legato all’obesità e chi no.

Questo permetterà di:

  • Sviluppare farmaci mirati per chi ha artrosi aggravata dall’obesità;

  • Studiare nuove modalità di somministrazione, più efficaci per questi pazienti;

  • Valutare terapie preventive, magari legate a interventi sul metabolismo e sull’infiammazione cronica.

Un passo verso una medicina più personalizzata

La comprensione che l’obesità modifica direttamente le cellule articolari avvicina la medicina a un approccio più preciso e personalizzato. Non tutti i pazienti con osteoartrite sono uguali, e trattarli come tali, può essere un errore.

Lo studio offre quindi due prospettive interessanti:

  1. Una nuova lente con cui osservare l’artrosi: non più solo “vecchiaia e usura”, ma un processo infiammatorio alimentato da uno stato metabolico alterato.

  2. La possibilità concreta di creare terapie specifiche per pazienti con artrosi e obesità, forse finalmente più efficaci delle attuali cure generiche.

Riflessioni finali: perché questo studio è importante

Il valore di questo studio sta nel fatto che cambia la narrativa sull’artrosi. Smettiamo di considerarla solo come una conseguenza del tempo e del peso corporeo, e iniziamo a trattarla come una condizione complessa, che coinvolge l’intero sistema metabolico e immunitario.

Inoltre, pone una luce nuova sull’obesità: non rappresenta solo un fattore di rischio generico, ma rappresenta un vero e proprio “attivatore” di meccanismi cellulari dannosi.

Per chi vive con dolori articolari e ha difficoltà a trovare sollievo, questa scoperta apre a nuove speranze. E per i medici, una sfida: ripensare l’artrosi come una malattia dinamica e trattabile in modo più mirato.

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Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei