Credere di stare male ti fa star male davvero? Sì, ecco perché!

effetto nocebo

Tutti conoscono l’effetto placebo: prendi una pillola di zucchero convinto che sia una medicina miracolosa, e — incredibilmente — ti senti meglio. Il cervello, suggestionato dall’aspettativa positiva, attiva meccanismi reali di guarigione.

Ma cosa succede se l’aspettativa è negativa?

L’effetto nocebo è un potente esempio di come le convinzioni e i pensieri negativi possano danneggiarci anche con sintomi fisici reali anche in assenza di una vera causa medica. Incredibile, vero?

Uno degli studi più noti sull’effetto nocebo

Uno degli studi più noti sull’effetto nocebo è stato quello condotto su 66 pazienti affetti da emicrania episodica. A tutti veniva somministrato lo stesso principio attivo (rizatriptan), ma l’etichetta sul farmaco variava:

  • In un caso veniva detto che era un potente analgesico

  • In un altro che era un semplice placebo

  • In un terzo che conteneva al suo interno anche un principio attivo che poteva peggiorare il dolore dell’emicrania

Il risultato? Le aspettative dei pazienti influenzavano fortemente l’efficacia percepita dal farmaco. Quando credevano di aver ricevuto una medicina efficace, stavano molto meglio.

Quando credevano di aver preso un placebo, i benefici calavano. Ma quando pensavano di aver assunto qualcosa di potenzialmente dannoso, il dolore aumentava, anche se stavano assumendo il farmaco benefico.

È uno studio che lascia a bocca aperta. Il farmaco non cambia, ma cambia la percezione — e con essa il risultato!VAI ALLO STUDIO

Ma come funziona davvero l’effetto nocebo?

La mente non è solo spettatrice: è regista, sceneggiatore e scenografo della nostra esperienza corporea. Quando pensiamo che qualcosa ci farà male, il cervello entra in modalità allarme, e inizia a produrre:

  • Cortisolo e altri ormoni dello stress

  • Aumento della percezione del dolore tramite l’attivazione dell’amigdala

  • Alterazioni nel battito cardiaco e nella pressione arteriosa

  • Problemi gastrointestinali come nausea, tensione muscolare…

In pratica, creiamo i problemi che temiamo.

Altri studi

Il caso dell’overdose da placebo: quando la mente può mettere in pericolo la vita

Uno dei casi più sorprendenti che illustrano il potere dell’effetto nocebo riguarda un giovane di 26 anni coinvolto in uno studio clinico su un nuovo antidepressivo.

Dopo una discussione con la sua ex fidanzata, in un momento di disperazione, il giovane ingerì 29 capsule dell’antidepressivo sperimentale, nel tentativo di suicidarsi.

Poco dopo, manifestò sintomi gravi, come letargia, tremori, sudorazione profusa, respirazione accelerata, pressione sanguigna estremamente bassa (80/40 mmHg) e una frequenza cardiaca elevata (110 bpm).

Fu trasportato d’urgenza al pronto soccorso, dove ricevette liquidi per via endovenosa per stabilizzare la pressione.

Il giorno seguente, i medici scoprirono che il giovane era stato assegnato al gruppo di controllo dello studio e aveva ingerito solo placebo, capsule prive di principio attivo. Appena gli fu comunicata questa informazione, i suoi sintomi scomparvero rapidamente. Questo caso dimostra come le convinzioni e le aspettative negative possano indurre sintomi fisici reali, anche in assenza di una vera causa.

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Lo studio tedesco sull’acqua salata: il potere delle aspettative

Un altro esempio straordinario del potere dell’effetto nocebo arriva da uno studio clinico condotto in Germania, dove ai partecipanti fu somministrata una soluzione salina – acqua con una piccola quantità di sale, solitamente innocua e usata in ambito medico per le infusioni.

Ma la cosa sorprendente fu che a questi soggetti venne detto che questa soluzione conteneva al suo interno un potente agente emetico –sostanza capace di indurre il vomito.

In risposta a ciò, molti partecipanti iniziarono a manifestare sintomi di nausea e alcuni arrivarono persino a vomitare, semplicemente perché erano stati informati che avrebbero ricevuto una sostanza che induceva il vomito.

Com’è possibile che una bevanda innocua induca la nausea e il vomito?

La risposta è semplice: era la suggestione a provocare la reazione, non la sostanza.
La convinzione di aver ingerito qualcosa di tossico o disturbante aveva attivato i circuiti del cervello legati al disgusto e alla risposta vagale, portando a una reazione fisiologica autentica: brividi, sudorazione, nausea e in alcuni casi vomito vero e proprio.

In altre parole:

Non era il contenuto del bicchiere a far star male…
Era ciò che credevano che ci fosse dentro.

Questo studio rivela che le aspettative possono generare effetti corporei reali, anche in assenza di un principio attivo dannoso.

La lezione? Il cervello è in grado di trasformare l’immaginazione in esperienza corporea. E nel mondo della medicina, questo può fare una differenza enorme. Anche una semplice soluzione salina può diventare — nella mente — un veleno.

Dove si nasconde l’effetto nocebo nella vita quotidiana?

L’effetto nocebo non è presente solo nei laboratori, ma è presente anche nella nostra vita quotidiana:

Nella medicina

  • Quando il medico ci comunica una diagnosi in modo brusco o senza empatia

  • Quando leggiamo il foglietto illustrativo delle medicine e iniziamo a sentire tutti gli effetti collaterali elencati

  • Quando “googliamo” un sintomo e ci convinciamo di avere una malattia grave

Nella società

  • Quando i media diffondono panico e allarmismo, creando epidemie psicogene

  • Quando viviamo in ambienti tossici che ci convincono di “non valere abbastanza”

  • Quando riceviamo continue aspettative negative sul nostro futuro (pensa alla frase: “Con quella laurea non troverai mai lavoro”)

Nelle relazioni

  • Quando una persona che amiamo ci ripete “non cambierai mai” o “sei un fallito”

  • Quando veniamo criticati costantemente da figure autoritarie

Parole, convinzioni, contesti… tutto può potenziare l’effetto nocebo.

Come possiamo difenderci?

La consapevolezza è la prima arma a nostra disposizione. Riconoscere il potere del pensiero negativo non significa diventarne schiavi, ma diventare allenatori mentali di noi stessi. Ecco alcune strategie concrete:

1. Scegli con cura le tue fonti

Evita l’infodemia. Non leggere dieci forum su ogni piccolo sintomo. Cerca fonti affidabili e, se hai dubbi, chiedi a un esperto vero — non a TikTok.

2. Impara a disinnescare le etichette

Solo perché ti hanno detto che “sei ansioso”, non significa che tu sia l’ansia. Siamo molto più delle parole che ci appiccicano addosso.

3. Circondati di parole e persone costruttive

Una parola gentile ha lo stesso potere di un farmaco. Un incoraggiamento può annullare l’effetto nocebo di anni di sfiducia.

4. Rifocalizza la tua attenzione

Il dolore, lo stress, la paura: tutte aumentano se li fissiamo con una lente d’ingrandimento. Sposta l’attenzione su ciò che funziona e su ciò che può andare bene. Invece di concentrarti su queste emozioni che non fanno che alimentare le tue emozioni negative, cerca invece di concentrarti sulle emozioni positive: compassione, gratitudine, amore e felicità. Questo lo puoi fare tramite le meditazioni, le visualizzazioni, le affermazioni positive…

5. Impara a ridere (anche quando non c’è niente da ridere)

L’umorismo è l’antidoto naturale all’effetto nocebo. Fa crollare l’autorità delle convinzioni tossiche e rafforza l’idea che non tutto è così grave come sembra.

Conclusione

Mi colpisce quanto la nostra mente possa essere una benedizione o una condanna. Fino a pochi anni fa credevo che il pericolo venisse solo da fuori: un virus, un trauma, un errore medico… Ma la verità è che molte sofferenze nascono da dentro, alimentate da aspettative sbagliate, da parole dette male o da paure non elaborate.

Occorre capire che siamo effettivamente il risultato dei nostri pensieri, e come tale, abbiamo la responsabilità e la forza di poter migliorare drasticamente la nostra vita.

Occorre iniziare a prenderci cura del nostro dialogo interiore, come se fosse un giardino delicato da curare in ogni suo aspetto. L’effetto nocebo ci insegna una cosa semplice e allo stesso modo tremendo: quello che crediamo, molto spesso diventa vero!

Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei