Sognare la vita o vivere il sogno? Una riflessione sull’esistenza
Un interrogativo antico quanto l’esistenza
Chi siamo davvero? Esistiamo perché viviamo o viviamo perché siamo immaginati da qualcosa di più grande?
Già i filosofi antichi si interrogavano su questo particolare enigma. Platone, nei suoi celebri dialoghi, suggeriva che il mondo percepito attraverso i 5 sensi fosse solo un’ombra della vera realtà.
Cartesio diceva: “Penso, dunque esisto”, cioè il pensiero è la prova sicura della nostra esistenza. Ma siamo sicuri? Forse anche il pensiero stesso potrebbe essere illusione, parte di un sogno più grande. Esistere, allora, non sarebbe garantito solo dal pensare, ma dal risvegliarsi alla vera realtà.
E se il pensiero stesso fosse parte di un sogno più grande?
Se tutto quello che viviamo — gioie, dolori, incontri, amori, lutti — non fosse altro che un sogno che qualcun altro o qualcos’altro sta sognando?
Il sogno come metafora dell’esistenza
La domanda “Siamo noi a sognare la vita, o è la vita che sogna noi?” è più di una semplice domanda esistenziale.
È un richiamo profondo a rimettere in discussione tutto ciò che diamo per scontato e che pensiamo di sapere.
Pensa ai sogni notturni:
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Quando sogni, non ti accorgi che stai sognando.
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Dentro al sogno, tutto sembra reale: provi emozioni, fai scelte, soffri o gioisci.
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Solo al risveglio capisci che non era la realtà… ma durante, era tutto tremendamente vivo.
E se anche questa “vita da svegli” fosse solo un altro livello di un sogno che ci appare ancora più realistico?
Magari non ci siamo ancora svegliati del tutto. Forse il risveglio, quello vero, è ancora davanti a noi.
La vita è un sogno
Non siamo i primi a porci questa domanda. Nel Seicento, il drammaturgo spagnolo Pedro Calderón de la Barca scrisse “La vida es sueño”:
“La vita è un sogno, e i sogni… sogni sono.”
In quest’opera meravigliosa, Calderón racconta la storia di un principe rinchiuso fin dalla nascita, incapace di distinguere tra sogno e realtà. Una metafora fortissima: siamo davvero prigionieri delle nostre percezioni, delle nostre convinzioni, e dei nostri sensi?
Ecco alcune riflessioni che emergono:
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La realtà è instabile: ciò che crediamo reale potrebbe non esserlo.
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La coscienza è fluida: cambiamo stato di coscienza senza nemmeno rendercene conto.
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La vita è effimera: come i sogni, anche la vita è destinata a svanire.
Anche nelle filosofie orientali questa domanda risuona potente.
Il filosofo cinese Zhuangzi racconta la celebre parabola della farfalla:
“Sognai di essere una farfalla, che svolazzava felice. Ma al risveglio, non sapevo più se ero Zhuangzi che aveva sognato di essere una farfalla, o una farfalla che stava sognando di essere Zhuangzi.”
Che meraviglia questa immagine! Leggera, poetica… e terribilmente destabilizzante.
Ma allora… cosa è reale?
Viviamo in un mondo di percezioni. Tutto ciò che vediamo, tocchiamo, gustiamo, o sentiamo… passa attraverso i nostri sensi, che filtrano la realtà come delle lenti distorte.
Alcuni esempi pratici:
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Guardi un tramonto: i colori che vedi non sono “lì fuori”, sono il modo in cui il tuo cervello interpreta la luce.
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Senti il rumore del mare: è il tuo sistema nervoso a tradurre onde di pressione in sensazioni.
Conclusione?
Noi non viviamo la “realtà”, viviamo una rappresentazione mentale della realtà.
Un sogno, appunto.
Il mistero che ci salva
Personalmente, credo che l’enigma stesso sia ciò che rende la vita degna di essere vissuta.
Se tutto fosse chiaro, definito, e sapessimo esattamente cos’è reale e cosa no… non ci sarebbe più spazio per il mistero, per la bellezza, e per l’immaginazione.
Il dubbio è la nostra libertà.
Il sogno è la nostra speranza.
Non importa alla fine se siamo noi a sognare o se è la vita a sognare noi: quello che conta è vivere con tutta l’intensità possibile, come si vive in un sogno bellissimo dal quale non vorremmo mai svegliarci.
In conclusione
Non possiamo sapere con certezza se siamo i sognatori o i sognati. Ma forse, il vero senso della vita è proprio questo: accettare il mistero, e danzare con esso come se ogni istante fosse unico e irripetibile.
Perché forse, a ben vedere, vivere non è altro che sognare consapevolmente.
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