Quando i fiumi guariscono, guariamo anche noi

fiumi sani

Ogni giorno, milioni di litri d’acqua vengono utilizzati nelle nostre case, nelle industrie, negli allevamenti e nelle attività agricole. E quasi ovunque, nel mondo, buona parte di quest’acqua — una volta usata — finisce nei corsi d’acqua senza essere adeguatamente trattata.

Il risultato? I fiumi si stanno trasformando in canali di scarico invisibili, che trasportano saponi, pesticidi, fertilizzanti, sostanze chimiche e rifiuti industriali. In Italia, ad esempio, i monitoraggi dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) indicano che oltre il 60% dei corpi idrici superficiali non raggiunge un buono stato ecologico. Una cifra allarmante.

Pensiamoci un attimo: una lavatrice consuma fino a 150 litri d’acqua per un solo carico, una doccia da 10 minuti ne usa circa 100, e tutto ciò finisce spesso negli scarichi senza un trattamento adeguato. Quando questa miscela inquinata raggiunge i fiumi, porta con sé detergenti, tensioattivi, microplastiche e nutrienti in eccesso, come azoto e fosforo.

Ma i fiumi non sono tubature

I fiumi sono ecosistemi vivi, non tubi da riempire e svuotare a nostro piacimento. Le acque che scorrono raccolgono e trasportano sostanze, ma sono anche l’habitat di una biodiversità incredibile dove troviamo pesci, uccelli, anfibi, piante e insetti.

Le piante lungo le rive regolano la temperatura, assorbono i nutrienti in eccesso e prevengono le inondazioni. Le inondazioni naturali distribuiscono sedimenti fertili. Il flusso continuo permette alla fauna di spostarsi, riprodursi e vivere.

Ma quando costringiamo i fiumi in canali artificiali di cemento, ne alteriamo la struttura. Quando scarichiamo acque reflue senza controllo, uccidiamo lentamente ogni forma di vita esistente. E questo non succede solo nei paesi in via di sviluppo. Accade anche in Europa, e in Italia.

Perché le infrastrutture tradizionali non bastano

Molti pensano che basti costruire più impianti di depurazione. Certo, sono fondamentali. Ma spesso sono costosi da costruire, complessi da mantenere e soprattutto energivori. In molte città europee gli impianti esistono ma sono sovraccarichi, mentre in alcune zone rurali mancano del tutto.

E non è solo una questione tecnica: a volte mancano spazio, fondi e logistica. I costi per estendere la rete fognaria e realizzare nuovi depuratori sono enormi, e la manutenzione richiede personale ed energia. Questo apre a una domanda cruciale:

E se potessimo affiancare alla tecnologia le soluzioni della natura?

Le soluzioni naturali: piccole piante, grandi risposte

Esistono piante capaci di purificare l’acqua in modo naturale. Una delle più sorprendenti è la lenticchia d’acqua, una pianta minuscola galleggiante che può assorbire fino al 90% di nutrienti inquinanti come azoto e fosforo.

È un fitodepuratore naturale: non richiede elettricità né macchinari. Ed è solo un esempio. Le zone umide artificiali, ad esempio, imitano le paludi naturali e agiscono come “reni del paesaggio”, trattenendo i contaminanti, favorendo la biodiversità, mitigando le inondazioni e ricaricando le falde acquifere.

Molti progetti stanno già sperimentando questi sistemi in abitazioni private, scuole, comunità rurali, ma anche in parallelo ai grandi depuratori urbani. Il problema? Lo scetticismo. Spesso si crede che ciò che è semplice non sia efficace. Eppure, la natura lavora in modo sorprendentemente efficiente — se le diamo tempo e spazio.

Un approccio integrato: la rinascita parte da più fronti

La rigenerazione dei fiumi non può essere lasciata solo agli ingegneri. Serve un approccio olistico e multidisciplinare. Ecologi, idrogeologi, agronomi, e architetti del paesaggio, ma anche cittadini e comunità, devono lavorare in sinergia. Ecco alcune azioni concrete già testate con successo:

Stabilizzazione delle sponde

  • Le rive instabili provocano erosione e distruzione degli habitat.

  • Si può intervenire con pietre, reti biodegradabili e vegetazione autoctona.

  • Risultato: fino al 50% in meno di erosione e una base per la rinascita della flora e fauna.

Foreste ripariali

  • Alberi e arbusti lungo i fiumi creano un cuscinetto filtrante tra terra e acqua.

  • Riduzione significativa di fosforo (fino al 54%) e azoto (fino al 45%) in pochi metri.

  • Mitigano le inondazioni e migliorano la qualità dell’aria e del suolo.

Zone umide e fitodepurazione

  • Riproducono ambienti naturali.

  • Filtrano l’acqua, ricaricano le falde, e assorbono CO₂.

  • Sono una barriera ecologica contro l’inquinamento.

Biodiversità: il segnale che il fiume sta guarendo

Quando queste azioni funzionano veramente, la biodiversità ritorna. Insetti, anfibi, pesci e uccelli: tutti sono indicatori di un ecosistema sano e in equilibrio. Un fiume vivo è un fiume che respira, filtra e connette.

Progetti di ripristino ambientale sono già attivi in molti paesi, anche in Italia. Il fiume Lambro, il Po, il Tevere, l’Arno — tutti hanno sperimentato fasi di degrado e successiva rinascita, grazie a interventi combinati tra infrastrutture e natura.

Bisogna cambiare mentalità

Oggi trattiamo i fiumi come scarichi a cielo aperto. È tempo di cambiare approccio. Dobbiamo passare da una visione centrata sull’uomo a una eco-centrica, che riconosca il valore funzionale ed etico della natura.

I fiumi non sono solo linee blu sulle mappe. Sono vene d’acqua, architetture vive, nonché serbatoi di cultura e memoria. Prendersi cura di loro significa prendersi cura di noi stessi, della nostra salute e del nostro futuro.

Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei