Il potere dell’amore sul cervello: come le relazioni ci curano
Immagina questa scena. Sei reduce da una giornata infernale: discussioni al lavoro, traffico ingestibile e per di più ti sei dimenticato di comprare la cena. Torni a casa frustrato, stanco, con la testa che scoppia. Ma appena varchi la porta, il tuo partner ti accoglie con un sorriso, un abbraccio, e in un attimo… tutto cambia. Come per magia, ti senti meglio. Più forte. Più calmo.
È magia? No. È scienza. È il potere dell’amore e delle relazioni umane. Un potere che ci protegge, ci sostiene e, sorprendentemente, può persino farci vivere più a lungo e più sani.
Un laboratorio dove si studia l’abbraccio
Nel cuore dell’Università della Virginia esiste un laboratorio con un nome suggestivo: Virginia Affective Neuroscience Lab. Qui, il professor James Coan e il suo team hanno una missione speciale: capire, con la precisione della scienza, come le nostre relazioni – che siano d’amore, amicizia o famiglia – influenzano il nostro cervello e il nostro corpo.
E non stiamo parlando solo di “sentirsi meglio”. Le loro ricerche mostrano che le connessioni sociali profonde possono abbassare i livelli di stress, proteggere dalle malattie e perfino agire come uno scudo durante momenti difficili. Sembra incredibile, ma è vero.
Tenersi per mano contro la paura
Uno degli esperimenti più affascinanti condotti da Coan è tanto semplice quanto potente: far tenere per mano a qualcuno il proprio partner mentre si aspetta una leggera scossa elettrica. I risultati? Le aree del cervello legate alla paura e alla minaccia si “spengono” o, meglio, si calmano.
È come se il cervello dicesse: “Ok, non sono solo. Posso affrontare questo”. Quel semplice contatto fisico – una mano nella tua – cambia la percezione della paura. Pazzesco, vero?
E funziona non solo con i partner romantici. Anche con amici stretti, genitori, e persino con colleghi fidati i risultati sono gli stessi. È come avere un superpotere che si attiva quando siamo in connessione profonda con gli altri.
La solitudine ci costa cara
Ora capiamo perché la solitudine fa così male. Non è solo un sentimento fastidioso: ha effetti reali sul nostro corpo. Quando ci sentiamo soli, il cervello deve lavorare di più per affrontare lo stress, e questo consumo di energia ci logora. Diventiamo più vulnerabili alla depressione, alle malattie cardiovascolari, ai problemi del sistema immunitario.
In fondo, siamo fatti per stare insieme. Non è solo poesia: è neurobiologia.
La scienza di una carezza
Coan ha scoperto che più una coppia è felice, più forte è l’effetto protettivo del contatto fisico. Ma attenzione: nelle coppie in crisi, lo stesso gesto – come tenersi per mano – può non avere nessun effetto. È come se il cervello capisse che quel legame è fragile e quindi non può contare davvero su quella persona.
La buona notizia? Le cose possono cambiare. In uno studio, dopo alcune settimane di terapia di coppia focalizzata sull’emozione (EFT), anche le coppie inizialmente in crisi hanno cominciato a beneficiare di nuovo del contatto fisico. Insomma, le relazioni si possono curare, e quando si curano… ci curano.
Chi è james Coan?
La storia di James Coan è quasi cinematografica. Prima di diventare uno dei neuroscienziati più rispettati al mondo, passava le giornate a installare tetti nella sua città natale. Nessuno della sua famiglia aveva mai frequentato il college. Ma un giorno, stanco di quel lavoro, decise di iscriversi al community college.
E da lì iniziò tutto. Un corso di psicologia, un esperimento sorprendente sui falsi ricordi, e in breve tempo Coan si trovò citato sul New York Times. Da lì, ha collaborato con giganti della psicologia, ha studiato il cervello e l’emozione, ha lavorato con il Dalai Lama e ha fondato il suo laboratorio.
Una vera scalata, fatta di passione e tanta curiosità.
Le ricerche del VAN Lab vanno ben oltre il romanticismo. Coan e il suo team stanno studiando come le relazioni sociali possano avere un impatto diretto su malattie come la depressione, il lupus e altri disturbi cronici. Hanno persino visto, grazie alla risonanza magnetica, che l’ipotalamo – una zona del cervello che gestisce lo stress – si calma quando siamo supportati socialmente. Questo evita il rilascio eccessivo del cortisolo, un noto ormone dello stress, che in grandi quantità risulta dannoso.
L’altro lato della medaglia: chi aiuta troppo
Interessante anche il lavoro di una studentessa del VAN Lab, Sara Medina-DeVilliers, che ha studiato l’effetto del dare supporto. Eh sì, anche dare troppo può farci male, soprattutto se non riceviamo abbastanza in cambio. Gli infermieri, ad esempio, spesso finiscono in burnout proprio perché danno supporto continuo senza ricevere lo stesso livello di cura e attenzione. Immagina due persone che riescono a potenziarsi tramite una forma di amore o rispetto reciproco, è come se si formasse un circuito che si autoalimenta. Mentre, nel caso degli infermieri, o di una coppia in crisi, questa energia non ritorna a chi lo ha ceduta, ma si ferma sul ricevente, causando quindi una perdita di energia nel chi ha donato la sua.
Quando crescere in un quartiere difficile cambia il cervello
Un’altra scoperta sorprendente riguarda i bambini cresciuti in ambienti difficili, come quartieri con alti livelli di criminalità. Il loro cervello si adatta a cercare ricompense immediate, come una sorta di “sopravvivenza al momento”, mentre la parte del cervello dedicata alla pianificazione a lungo termine si sviluppa meno. È un adattamento, certo, ma ha conseguenze nel lungo termine.
Un podcast che ha fatto il giro del mondo
Oltre al laboratorio, Coan ha voluto portare le sue scoperte al pubblico. Ha creato un podcast, “Circle of Willis”, dove intervista altri esperti del comportamento umano. Ma uno degli episodi più famosi è stato quello dedicato agli effetti della separazione dei bambini dai genitori al confine statunitense, durante l’amministrazione Trump.
Quel podcast è diventato virale, ascoltato persino da membri del Congresso e funzionari dell’ONU. Un esempio di come la scienza può – e deve – parlare a tutti.
Tutto questo impegno, però, ha avuto un prezzo. Coan ha avuto un infarto, probabilmente causato dallo stress. Lavorava senza sosta, notte e giorno. Ora ha rallentato, ma non ha smesso. Sta scrivendo un libro, continua il suo podcast, e non ha perso la passione per raccontare come le nostre relazioni – più di qualsiasi medicina – possano cambiarci la vita.
RIFERIMENTI SCIENTIFICI
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/1469-8986.3860912?sid=nlm%3Apubmed
https://psycnet.apa.org/record/2010-15289-006
https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1111/j.1467-9280.2006.01832.x
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0050680
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1878929316300093?via%3Dihub
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