Il 90% dei tuoi pensieri di oggi… sono gli stessi di ieri.”

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Secondo molte ricerche neuroscientifiche, circa il 90% dei pensieri che fai oggi… sono esattamente gli stessi che hai fatto ieri. E molto probabilmente, saranno gli stessi che farai anche domani.

Quei pensieri ricorrenti non sono altro che abitudini mentali, e proprio come possiamo smettere di mangiare troppi dolci o iniziare ad andare in palestra, possiamo anche allenare il nostro cervello a pensare in modo diverso.

La buona notizia è che il cervello è plastico, cioè può cambiare forma, connessioni e funzionamento. La cattiva è che se non ce ne occupiamo, questa plasticità lavora contro di noi, rendendoci schiavi di automatismi mentali che si rafforzano con il tempo.

È come camminare ogni giorno su un sentiero nel bosco: più lo percorri, più diventa profondo, visibile e facile da prendere… anche se ti porta nella direzione sbagliata.

Le abitudini mentali: il pilota automatico della coscienza

Immagina di essere alla guida della tua auto. Accendi il motore, metti la prima e guardi lo specchietto, ma non ci pensi davvero. Il tuo corpo lo fa da solo. Questa è un’abitudine. Il cervello, per risparmiare energia, delega a circuiti neurali secondari tutte quelle azioni e quei pensieri che ripetiamo spesso.

Ora, pensa ai pensieri. Anche loro seguono dei pattern – delle “tracce” neurali che si attivano automaticamente. Se ogni mattina ti svegli con l’idea che “sarà una giornata difficile”, col tempo il cervello renderà questo pensiero più veloce, più automatico… e sicuramente più reale. Lo penserai senza nemmeno accorgertene.

Ecco alcuni esempi tipici di abitudini mentali:

  • Catastrofismo (immaginare sempre il peggio)

  • Autosvalutazione (“Non sono abbastanza bravo”)

  • Giudizio sugli altri (“Quello è sempre arrogante”)

  • Ruminazione (“Perché ho detto quella cosa ieri?”)

Queste non sono semplici idee che passano. Sono circuiti neuronali rinforzati dall’uso continuo. Come una scorciatoia mentale che si attiva da sola. Ma attenzione: non sono immutabili. Si possono spezzare e ricreare nuove connessioni. Ed è qui che entra in gioco la neuroplasticità.

Neuroplasticità: il superpotere del cervello

Neuroplasticità significa che il cervello può cambiare, adattarsi e riorganizzarsi, anche da adulti e anche a 60, 70 o 90 anni. Ogni volta che impari qualcosa di nuovo e ogni volta che scegli di reagire diversamente a un determinato stimolo, stai letteralmente modificando la struttura del tuo cervello.

Un tempo si credeva che dopo l’infanzia il cervello diventasse “statico”, come cemento secco. Oggi sappiamo che è più simile all’argilla: può essere modellato, scolpito e trasformato. Ma serve intenzione, costanza e attenzione.

Alcuni esperimenti chiave hanno dimostrato che:

  • I violinisti professionisti hanno una porzione di corteccia motoria più sviluppata nella mano che suona

  • I tassisti di Londra hanno un ippocampo più grande, legato alla memoria spaziale

  • I praticanti di meditazione hanno aree cerebrali legate alla consapevolezza e alla regolazione emotiva più attive

Questi cambiamenti avvengono per ripetizione, esercizio e consapevolezza.

Ecco perché ripetere un pensiero negativo ogni giorno è un allenamento, anche se involontario. È come andare in palestra a sollevare pesi di tristezza o ansia. Il cervello si allena in ciò che ripete. Se vogliamo diventare persone più positive, resilienti e felici, occorre inevitabilmente sostituire i pensieri negativi con quelli positivi. Tutto qui!

Come sfruttare la neuroplasticità a nostro vantaggio

Ti sei mai chiesto cosa accadrebbe se cominciassi a nutrire ogni giorno pensieri diversi, più utili, e più sani? La risposta è che il tuo cervello inizierebbe a cambiare, letteralmente, te lo assicuro.

Ecco alcuni strumenti concreti per iniziare ad agire sulla tua neuroplasticità mentale:

Osserva i tuoi pensieri come un testimone silenzioso

Smetti di identificarti con ogni pensiero. Non sei quella voce nella testa che giudica, si preoccupa o si lamenta. Sei colui che ascolta quella voce.

  • Prenditi 5 minuti al giorno per chiudere gli occhi e osservare i pensieri che arrivano

  • Non giudicarli. Lasciali andare come nuvole nel cielo

  • Questo “distacco” indebolisce le vecchie connessioni automatiche

Riscrivi gli automatismi con affermazioni consapevoli

Il cervello non distingue molto tra ciò che immagini intensamente e ciò che vivi davvero. Se ogni giorno ripeti con intenzione frasi nuove, stai creando nuovi sentieri.

  • “Io sono abbastanza” invece di “non ce la farò mai”

  • “Oggi è una nuova opportunità” invece di “sarà una brutta giornata”

  • Scrivi le frasi su carta, leggile ad alta voce, ripetile con emozione

Cambia ambiente, routine e stimoli

Il cervello ama la varietà. Ogni nuovo stimolo crea nuove connessioni. Cambiare ambiente significa rompere il ciclo della ripetizione.

  • Fai una passeggiata in un luogo nuovo

  • Prova a mangiare con la mano non dominante

  • Cambia il percorso per andare al lavoro

  • Impara una nuova lingua o uno strumento

Ogni piccolo cambiamento manda un messaggio forte: “Sto riscrivendo me stesso”.

Emozioni e neuroplasticità: l’acceleratore del cambiamento

Se i pensieri sono i binari, le emozioni sono il carburante. Non è un caso se ricordiamo perfettamente quel giorno in cui ci hanno spezzato il cuore o quell’esame andato male, ma dimentichiamo cosa abbiamo mangiato martedì scorso. Le emozioni, soprattutto quelle intense, fissano i ricordi e rafforzano i circuiti neurali.

La neuroplasticità è più potente quando è accompagnata da uno stato emotivo rilevante. Ogni volta che vivi qualcosa con emozione — che sia entusiasmo, paura, amore o rabbia — il cervello rilascia neurotrasmettitori che potenziano la connessione sinaptica. È come imprimere a fuoco un pensiero dentro di te.

Questo significa due cose fondamentali:

  • I pensieri che ripeti con emozione diventano più incisi nel cervello

  • Le emozioni negative intense rafforzano i circuiti mentali negativi

  • Ma puoi usare emozioni positive per creare pensieri costruttivi più forti

Quindi no, il pensiero positivo da solo non basta. Se dici “sono felice” mentre ti senti uno straccio… il cervello non ti crede. Ma se riesci a generare una piccola emozione autentica, anche per pochi secondi, allora sì che stai costruendo qualcosa di reale.

Il pensiero positivo: potente ma spesso frainteso

Quante volte hai sentito frasi come “Pensa positivo!” oppure “Basta essere ottimisti!”? Il problema è che spesso queste frasi diventano scorciatoie superficiali. Non si tratta di fingere che tutto vada bene, ma di allenare la mente a cercare nuove prospettive, anche in mezzo al dolore.

Pensiero positivo non significa:

  • Negare la realtà

  • Reprimere le emozioni scomode

  • Fingere un sorriso quando si vorrebbe piangere

Significa piuttosto:

  • Allenare la mente a cercare possibilità invece di solo problemi

  • Coltivare uno sguardo più ampio, meno condizionato dalle paure

  • Interrompere i loop mentali negativi e rimpiazzarli con quelli positivi

La forza trasformativa della gratitudine, del perdono e della meditazione

Se vuoi riscrivere davvero la tua mente, ci sono tre pratiche che agiscono in profondità sui circuiti neurali. Tre “armi segrete” che la scienza ha studiato e confermato: la gratitudine, il perdono e la meditazione.

Gratitudine: il reset emotivo

Gratitudine significa solo dire grazie. È spostare il focus mentale da ciò che manca a ciò che c’è già. Studi di neuroimaging hanno dimostrato che praticare la gratitudine:

  • Aumenta l’attività nella corteccia prefrontale (la sede delle decisioni e della consapevolezza)

  • Riduce l’attività dell’amigdala (la sede della paura)

  • Favorisce la produzione di dopamina e serotonina

Un esercizio semplice:

  • Ogni sera scrivi 3 cose per cui sei grato, anche piccole

  • Cerca di sentire davvero quella gratitudine, non solo pensarla

  • Inizia a notare quanto cambia il tuo sguardo sulla giornata

Perdono: il taglio del cordone tossico

Portare rancore è come tenere in mano un carbone ardente… sperando che bruci qualcun altro. Il perdono è un atto per liberare te stesso, non per giustificare chi ti ha fatto del male.

Studi sulla risonanza magnetica mostrano che il perdono:

  • Riduce l’attività nei circuiti dello stress e dell’aggressività

  • Aumenta l’attività nella corteccia dorsolaterale, legata all’autocontrollo

  • Libera spazio mentale ed energetico per nuovi pensieri

Non serve un perdono teatrale. A volte basta decidere di lasciar andare, anche solo un po’.

Meditazione: la palestra della mente

La meditazione è il laboratorio della neuroplasticità.

I benefici documentati dimostrano che la meditazione:

Puoi iniziare così:

  • Siediti 5 minuti al giorno in silenzio

  • Segui il respiro, come un’ancora

  • Ogni volta che la mente si distrae, riportala gentilmente al respiro

Più lo fai, più alleni la tua capacità di osservare, scegliere e interrompere i vecchi automatismi.

Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei