Ansia, depressione e burnout: gli effetti nascosti dell’infodemia
In un’epoca in cui siamo bombardati da informazioni a ogni ora del giorno e della notte, siamo davvero sicuri di riuscire a gestire tutto questo flusso? O ci stiamo lentamente logorando, senza nemmeno rendercene conto?
Benvenuti nell’era dell’infodemia: un termine coniato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per descrivere la sovrabbondanza di informazioni, spesso poco verificate, che accompagna ogni grande crisi globale. E mai come oggi, l’infodemia ha mostrato la sua potenza distruttiva, silenziosa e profonda… soprattutto sulla nostra salute mentale.
Quando troppe informazioni fanno più male che bene
Siamo fatti per elaborare informazioni. È ciò che ci ha resi umani, è ciò che ci ha permesso di sopravvivere. Ma oggi il volume di dati che riceviamo quotidianamente supera di gran lunga le capacità biologiche della nostra mente.
Molti studi hanno dimostrato che, quando il carico informativo supera una certa soglia, il nostro cervello entra in uno stato di stress cronico. E da lì il passo verso ansia, depressione, ed esaurimento nervoso è sorprendentemente breve.
Ecco cosa succede:
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Ansia: ogni nuova notizia scatena l’”effetto allarme”, mantenendo il nostro corpo in costante tensione.
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Depressione: il senso di impotenza davanti a tragedie globali non gestibili da un singolo individuo genera una forma di disperazione silenziosa.
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Burnout informativo: l’incapacità di filtrare e gestire tutte le informazioni ci lascia esausti, svuotati, e apatici.
Come se il nostro cervello, inondato da tsunami di news, iniziasse a spegnersi lentamente, per pura autodifesa.
Il paradosso dell’informazione: sapere tutto, capire niente
“Più so, più sono confuso.”
Quante volte l’abbiamo pensato negli ultimi anni?
Il bombardamento costante di notizie, spesso contraddittorie o incomplete, crea quello che i neuroscienziati chiamano “information fatigue syndrome”: un’esposizione cronica alle notizie che mina la capacità di pensare in modo critico e lucido.
Un esempio? Durante la pandemia di COVID-19, milioni di persone sono cadute in un vortice di ansia e depressione leggendo senza sosta aggiornamenti su contagi, morti, restrizioni, cure miracolose e complotti.
Secondo un’indagine del 2022 pubblicata su The Lancet Psychiatry, circa il 40% degli intervistati ha riferito sintomi ansiosi direttamente collegati al consumo eccessivo di notizie.
In breve:
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L’informazione dovrebbe renderci liberi.
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L’infodemia ci rende prigionieri di emozioni negative.
Come difendersi dall’infodemia: ecco alcune strategie concrete
Non siamo impotenti. È possibile difenderci dalla mole di news e informazioni che ogni giorno bombardano la nostra povera mente.
Ecco alcune strategie pratiche:
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Limitare il tempo dedicato alle notizie: stabilire orari precisi della giornata per informarsi.
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Selezionare fonti affidabili: evitare siti sensazionalisti o fonti non verificate.
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Praticare il “digital detox” regolarmente: spegnere il telefono per alcune ore o giorni.
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Coltivare il pensiero critico: interrogarsi sulla veridicità e sull’importanza reale delle notizie lette.
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Investire in attività che nutrono: sport, arte, relazioni reali, psicologia, scienze, natura ecc..
Prendersi cura della propria salute mentale oggi significa anche imparare a disconnettersi in modo intelligente dal mondo online.
Meditare sul vuoto: un’ancora di salvezza contro il caos informativo
In un mondo saturo di parole, immagini e urgenze, meditare sul vuoto può essere un esercizio incredibilmente benefico. Occorre semplicemente sedersi, chiudere gli occhi e restare in silenzio per almeno 15-20 minuti al giorno, senza cercare di “fare” nulla, senza inseguire pensieri o giudicarli. Solo essere presenti.
Può sembrare inutile o addirittura impossibile, ma è proprio questo il punto: il vuoto guarisce.
Numerosi studi di neuroscienze, mostrano che la meditazione riduce drasticamente i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress), migliora la gestione delle emozioni e rinforza la corteccia prefrontale, l’area deputata al pensiero critico.
Meditare sul vuoto ogni giorno aiuta a:
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Spegnere il “rumore” interno creato dal bombardamento di notizie.
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Riabituare la mente al silenzio e alla presenza reale.
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Rafforzare il sistema nervoso contro gli attacchi di ansia e stress.
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Recuperare la capacità di discernimento tra ciò che è importante e ciò che è superfluo.
È come “disinfettare” la mente ogni giorno dallo smog informativo che respiriamo senza accorgercene. Un gesto semplice, gratuito, ma capace di trasformare profondamente il nostro modo di vivere.
Conclusione
Viviamo nell’illusione che sapere tutto sia indispensabile. Ma forse la vera rivoluzione è riuscire a scegliere cosa sapere. Forse il vero atto di libertà oggi è scegliere il silenzio davanti al frastuono del mondo.
Non dobbiamo sapere tutto, subito, sempre.
Dobbiamo sapere abbastanza per vivere bene, per scegliere con coscienza, e per agire con saggezza.
Come scriveva il filosofo Blaise Pascal:
“Tutta l’infelicità degli uomini deriva da una sola causa: non saper rimanere tranquilli in una stanza.”
In un’epoca di infodemia, imparare a rimanere tranquilli potrebbe essere la più grande sfida… e la più grande vittoria.
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