Vivere nel verde riduce i disturbi mentali del 60% secondo una ricerca

vivere nel verde

Quante volte ci siamo accorti che basta una passeggiata in un parco, o anche solo guardare dalla finestra un albero mosso dal vento, per sentirci subito meglio? Non è un’illusione.

La scienza conferma che vivere vicino alla natura e agli spazi verdi può ridurre i problemi di salute mentale fino al 60%! Hai sentito bene! Una percentuale che fa riflettere: stiamo parlando di un effetto paragonabile a quello di alcuni trattamenti medici, ma ottenuto senza farmaci, semplicemente grazie al contatto con la natura.

Lo studio che ha acceso i riflettori

In Texas, un gruppo di ricercatori ha analizzato 61 milioni di visite ambulatoriali in oltre 1.100 aree urbane. Il risultato? Le persone che abitano in quartieri ricchi di verde hanno tassi molto più bassi di disturbo bipolare, depressione e altri disagi psicologici.

Il segreto sembra racchiuso in un indicatore chiamato NatureScore, che misura la qualità e la quantità di natura presente in un’area urbana. Quando questo punteggio supera la soglia di 40, accade qualcosa di sorprendente:

  • La probabilità di ricevere cure per il disturbo bipolare cala di circa due terzi.

  • I casi di depressione diminuiscono della metà.

Una vera e propria svolta. È un po’ come se la natura diventasse un farmaco invisibile, che agisce silenziosamente ma con grande efficacia.

Perché il verde fa bene alla mente?

Lo studio di Jay Maddock è stato il primo a usare il NatureScore per valutare in modo dettagliato il legame tra natura urbana e salute mentale. E i dati sono impressionanti.

I ricercatori hanno incrociato le cartelle cliniche con immagini satellitari, mappe della copertura arborea e persino misurazioni dell’inquinamento. Il quadro che emerge è chiaro: più alberi e spazi verdi significa meno stress e meno visite psichiatriche.

Ma come agisce la natura sul cervello? Ci sono almeno tre meccanismi:

  • Rilassamento immediato: guardare le foglie abbassa i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e calma i circuiti cerebrali legati ai pensieri negativi.

  • Riduzione dei rumori e dell’inquinamento: gli alberi assorbono suoni e filtrano l’aria, rendendo le strade più silenziose e respirabili.

  • Maggiore movimento: i quartieri verdi invitano a camminare di più, e l’attività fisica regolare riduce il rischio di depressione del 25%.

Non è un caso che uno studio finlandese abbia dimostrato come una semplice passeggiata di 15 minuti in una foresta urbana migliori l’umore più di una camminata lungo una strada trafficata.

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La soglia magica del 40

Il NatureScore non è solo un numero astratto. Significa la presenza di un albero maturo ogni 15 metri, un parco a non più di 400 metri da casa, nonché poco inquinamento luminoso di notte. È questa la combinazione che sembra fare la differenza.

Il messaggio per i pianificatori urbani è chiaro: raggiungere almeno un punteggio di 40 è l’obiettivo minimo per garantire una buona salute mentale agli abitanti.

Verde e pianificazione urbana

E nel mondo alcune città stanno già raccogliendo questa incredibile sfida. Austin, per esempio, ha un piano ambizioso: entro il 2050 vuole ombreggiare metà della città piantando alberi. Chicago e Louisville stanno sperimentando i cosiddetti “vicoli verdi”, trasformando corsie asfaltate in corridoi ecologici con alberelli e sistemi di drenaggio naturale.

Aumentare il verde significa benefici aggiuntivi come la riduzione del calore urbano, la cattura delle acque piovane, la riduzione della sanità – grazie al fatto che vivere vicino al verde migliora la salute mentale, nonché la creazione di habitat per gli uccelli.

Un consenso che cresce a dismisura

Omar M. Makram, autore principale della ricerca, lo dice chiaramente: aumentare il verde urbano non è solo una scelta estetica o ambientale, ma una vera e propria strategia di salute pubblica. Piantare alberi può diventare un intervento medico a tutti gli effetti, accessibile e democratico.

In un mondo sempre più urbanizzato, la natura non è un lusso: è una necessità. Non possiamo più permetterci città di cemento prive di ossigeno e di ombra. Come scriveva John Muir, naturalista americano, “Nella natura niente è perfetto e tutto è perfetto”. Forse dovremmo imparare da lei a ricostruire città più sane e più umane.

Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei