Uno studio giapponese scopre un nuovo alleato contro il tumore del pancreas
Un dolcificante naturale che diventa un’arma contro uno dei tumori più aggressivi e letali conosciuti dall’uomo? Questo è esattamente ciò che suggerisce un recente studio giapponese.
I ricercatori dell’Università di Hiroshima hanno infatti scoperto che la stevia, una pianta nota soprattutto per il suo potere dolcificante a zero calorie, se fermentata con un particolare batterio, può trasformarsi in un estratto capace di colpire selettivamente le cellule tumorali del pancreas, risparmiando quelle sane.
Una svolta che potrebbe cambiare il destino di migliaia di persone.
Una scoperta che rompe gli schemi
Per decenni la medicina convenzionale ha affidato la cura del cancro a chemioterapia, radioterapia e chirurgia. Strumenti preziosi, certo, ma spesso devastanti, con effetti collaterali pesantissimi e tassi di successo purtroppo limitati.
In particolare, il cancro al pancreas rimane uno tra i più difficili da trattare in quanto è una forma tumorale aggressiva, resistente ai farmaci e diagnosticato troppo tardi nella maggior parte dei casi. Il tasso di sopravvivenza a cinque anni è ancora oggi inferiore al 10%.
Eppure, la natura non smette mai di sorprendere. L’estratto fermentato di stevia, secondo i ricercatori giapponesi, potrebbe aprire la strada a un approccio più sicuro e mirato, lontano dalla tossicità delle terapie più convenzionali.
Il potere della fermentazione
Il segreto sta nel processo di fermentazione. Il team guidato dal professor Masanori Sugiyama e dal professore associato Narandalai Danshiitsoodol ha utilizzato un ceppo di Lactobacillus plantarum SN13T, un batterio naturalmente presente sulle foglie di banano. Questo microrganismo ha trasformato la stevia in un composto completamente nuovo: il CAME (estere metilico dell’acido clorogenico).
Risultato? Un estratto molto più potente della stevia non fermentata. Gli scienziati hanno osservato che l’FSLE (estratto di foglie di stevia fermentate) induce una forte citotossicità sulle cellule tumorali pancreatiche, innescando la cosiddetta apoptosi, cioè la morte programmata delle cellule malate. Un processo naturale, diverso dalla distruzione indiscriminata causata dalla chemioterapia.
E le cellule sane? Restano quasi del tutto illese, persino quelle renali, che spesso soffrono enormemente durante i trattamenti farmacologici più convenzionali. Come ha spiegato Danshiitsoodol, la fermentazione ha ridotto drasticamente i livelli di acido clorogenico, generando il CAME grazie all’azione di enzimi specifici del ceppo batterico.
Un’alternativa ai trattamenti tossici
Il potenziale di questa scoperta è enorme. Se confermato, l’estratto fermentato di stevia potrebbe offrire un trattamento meno invasivo, naturale e soprattutto selettivo. Non più un bombardamento generalizzato, ma una chirurgia invisibile che colpisce solo il nemico, senza devastare l’intero organismo.
Naturalmente, occorre estrema cautela. Lo sottolinea il dottor Paul E. Oberstein, oncologo della NYU Langone: “Alcuni studi portano a cambiamenti epocali, ma è fondamentale testare accuratamente la sicurezza dei composti prima di arrivare all’uomo”.
Anche la dottoressa Kristen Arnold, specialista in cancro al pancreas all’Orlando Health, ha definito i risultati “molto entusiasmanti”, pur ricordando che non tutto ciò che appare promettente in laboratorio si concretizza in clinica.
Le prossime tappe della ricerca
Per ora, il prossimo passo è chiaro: testare l’estratto di stevia fermentata sugli animali, in particolare sui topi, per verificare se i risultati in vitro si confermano anche in vivo. Solo in seguito, se tutto procederà positivamente, si potrà avviare la sperimentazione sull’uomo.
Se le prove daranno esito favorevole, potremmo trovarci di fronte a una terapia naturale, non tossica e difficilmente monopolizzabile, perché basata su un comune dolcificante a zero calorie già noto e ampiamente utilizzato.
Che la natura custodisca segreti di guarigione non è una novità. La fermentazione, in particolare, è un processo che l’umanità utilizza da millenni per rendere i cibi più digeribili, più ricchi di nutrienti e spesso più benefici per la salute. Pensiamo allo yogurt, al kefir, al kimchi o al crauti: tutti esempi di come i microrganismi possano trasformare il cibo in medicina.
Questa volta, però, non si parla di semplice benessere intestinale o rafforzamento immunitario. Si parla di un possibile alleato nella lotta a uno dei tumori più temuti in assoluto. E l’idea che un dolcificante naturale, spesso demonizzato solo perché associato al concetto di “zucchero”, possa rivelarsi un’arma anticancro è quasi incredibile.
Uno sguardo al futuro
La strada è ancora lunga, tuttavia immaginare un futuro in cui la cura del cancro al pancreas non significhi più sofferenze indicibili, ma un trattamento dolce, naturale e mirato, è una speranza che vale la pena coltivare.
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