Secondo uno studio, solo una nazione produce abbastanza cibo per la propria popolazione
Quanto dipendiamo davvero dal commercio internazionale per il nostro cibo? Se, per ipotesi, il commercio globale dovesse fermarsi da un giorno all’altro, quali paesi potrebbero nutrire autonomamente le loro popolazioni?
La risposta, seppur sorprendente, è che solo uno dei 186 paesi analizzati in un recente studio sarebbe in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare interno senza l’aiuto delle importazioni.
Lo studio sull’autosufficienza alimentare
L’obiettivo principale dello studio era quello di analizzare la capacità di 186 Paesi di soddisfare il fabbisogno alimentare della loro popolazione attraverso la produzione interna, senza fare affidamento sulle importazioni.
I ricercatori hanno preso in esame 186 paesi e hanno scelto di focalizzarsi su sette gruppi alimentari ritenuti di fondamentale importanza per una dieta sana e bilanciata:
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Cereali
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Carne
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Pesce
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Latte e latticini
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Legumi e frutta secca
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Frutta
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Verdura
Questi gruppi coprono tutti gli aspetti principali di una dieta nutriente, e sono considerati i pilastri fondamentali per soddisfare le esigenze alimentari quotidiane della popolazione mondiale.
Analisi dei dati
I ricercatori hanno utilizzato dati dettagliati sulla produzione agricola di ciascun paese. Sono stati raccolti da fonti internazionali come la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) e altre banche dati di riferimento. I dati comprendevano:
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Quantità di cibo prodotto per ciascun gruppo alimentare.
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Superficie agricola utilizzata per la produzione.
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Rendimento per unità di superficie (ad esempio, quanta carne o quanta frutta si produce per ettaro).
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Dati demografici per calcolare il fabbisogno alimentare pro capite.
Calcolo dell’autosufficienza
Il passo successivo è stato calcolare il grado dell’autosufficienza alimentare. Questo significa capire quanto un paese fosse in grado di produrre cibo a sufficienza per soddisfare il fabbisogno della sua popolazione in ciascuna delle sette categorie.
Per fare ciò, i ricercatori hanno confrontato la produzione alimentare di ogni paese con il suo fabbisogno. In altre parole, hanno verificato se la produzione interna fosse sufficiente a coprire il consumo nazionale per ogni singolo gruppo alimentare.
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Se un paese produceva abbastanza cibo per soddisfare il proprio fabbisogno, veniva considerato autosufficiente in quel gruppo alimentare.
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Se, al contrario, un paese non riusciva a soddisfare la domanda interna, veniva considerato dipendente dalle importazioni per quel specifico gruppo alimentare.
Classifica dei paesi
Una volta calcolato il livello di autosufficienza per ogni paese, i ricercatori hanno creato una classifica globale, basata sul numero di gruppi alimentari in cui ciascun paese riusciva a soddisfare completamente il proprio fabbisogno alimentare. Il risultato finale ha mostrato una netta disparità: alcuni paesi riuscivano a soddisfare tutti i fabbisogni alimentari (come la Guyana), mentre altri erano dipendenti da importazioni in quasi tutte le categorie.
Vulnerabilità alle interruzioni commerciali
Un’altra parte fondamentale dello studio riguardava la vulnerabilità dei paesi che dipendono troppo dalle importazioni alimentari. I ricercatori hanno sottolineato come, in un mondo sempre più interconnesso, la dipendenza dalle importazioni da un solo paese o regione possa rendere i paesi particolarmente vulnerabili a interruzioni nei flussi commerciali, dovute a guerre, crisi economiche o disastri naturali.
Il rischio è che, se un paese o una regione subisce un’interruzione nelle forniture alimentari (ad esempio a causa di un conflitto geopolitico o di un disastro naturale), l’intero sistema alimentare possa collassare, creando gravi problemi di sicurezza alimentare. Questo è particolarmente critico per quei paesi che dipendono da un singolo partner commerciale per la maggior parte delle loro importazioni alimentari.
Risultati finali dello studio
Secondo i risultati dello studio solo la Guyana riesce a garantire un livello di produzione sufficiente a soddisfare il fabbisogno della propria popolazione per tutti e sette i principali gruppi alimentari presi in considerazione. Un risultato che la distingue da tutte le altre nazioni del mondo, anche da quelle che hanno grandi risorse agricole.
Subito dopo la Guyana, troviamo la Cina e il Vietnam, che si piazzano al secondo posto. Entrambi i paesi riescono a produrre cibo a sufficienza in sei delle sette categorie alimentari analizzate. Tuttavia, anche questi paesi non raggiungono l’autosufficienza totale in quanto mancano di soddisfare completamente una delle categorie fondamentali, il che implica che, pur avendo una produzione agricola molto efficiente, devono comunque fare affidamento su alcune importazioni.
Ciò dimostra anche che in economie molto grandi e potenti come quelle della Cina e del Vietnam, la totale autosufficienza alimentare è un obiettivo difficile da raggiungere.
Chi sta peggio secondo i risultati?
Purtroppo, oltre un terzo dei paesi riesce a soddisfare il proprio fabbisogno alimentare in soli due o meno gruppi. E ci sono anche sei paesi, tra cui Afghanistan, Emirati Arabi Uniti, Iraq, Macao, Qatar e Yemen, che non raggiungono l’autosufficienza in nessuna delle categorie alimentari principali. Una situazione che, in un contesto di crisi globale o blocchi commerciali, potrebbe rivelarsi drammatica.
Il commercio alimentare internazionale: una necessità, ma anche una vulnerabilità
La maggior parte dei paesi, di fronte a queste lacune nella produzione, si affida al commercio internazionale per garantire il proprio fabbisogno alimentare. Tuttavia, il commercio presenta anche dei rischi, in particolare per quei paesi che dipendono pesantemente da un unico partner commerciale.
Secondo lo studio, molti paesi dipendono da un singolo fornitore per più della metà delle loro importazioni alimentari, una situazione che li rende estremamente vulnerabili a shock esterni, come conflitti, disastri naturali o cambiamenti economici globali.
La diversificazione delle reti commerciali è quindi cruciale. L’attuale situazione geopolitica mondiale, con tensioni e conflitti in varie regioni, dimostra quanto sia importante non fare affidamento su un singolo paese o regione per il rifornimento alimentare.
La creazione di catene di approvvigionamento resilienti, che includano più paesi e regioni, è una strategia fondamentale per proteggere la sicurezza alimentare globale.
Il ruolo del commercio internazionale per una dieta sana e sostenibile
Gli esperti, tra cui Jonas Stehl, economista dello sviluppo presso l’Università di Gottinga, sottolineano l’importanza della cooperazione alimentare internazionale per garantire una dieta sana e sostenibile. La cooperazione tra paesi non è solo un vantaggio economico, ma una necessità per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico, la crescita della popolazione e le disuguaglianze nella distribuzione delle risorse.
“Il commercio e la cooperazione alimentare internazionale sono essenziali per una nutrizione sana e sostenibile”, afferma Stehl, indicando che la creazione di catene di approvvigionamento resilienti è un passo necessario per garantire la salute pubblica nel lungo termine.
Conclusione
L’analisi delle capacità produttive alimentari dei vari Paesi evidenzia quanto sia difficile, se non impossibile, raggiungere una completa autosufficienza alimentare in un mondo globalizzato. La Guyana, pur essendo un’eccezione, ci offre un esempio di come una gestione oculata delle risorse naturali possa garantire un’alimentazione adeguata per la propria popolazione. Tuttavia, per la maggior parte degli altri Paesi, il commercio internazionale rimane una necessità, ma anche una fonte di vulnerabilità.
In un mondo sempre più interconnesso, la chiave per il futuro potrebbe risiedere nella creazione di alleanze commerciali solide, nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento e nell’adozione di politiche agricole sostenibili che riducano la dipendenza dalle importazioni. Se i Paesi non riusciranno a sviluppare soluzioni più resilienti e cooperative, i rischi di insicurezza alimentare potrebbero crescere esponenzialmente, mettendo in pericolo la stabilità globale.
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