Secondo una ricerca, consumare più cibi ultra-processati è legato al declino cognitivo e all’ictus
Mangiare è un piacere universale, ma anche una delle abitudini più importanti per la nostra salute. Eppure, nella vita di tutti i giorni, tra ritmi frenetici e comodità, ci ritroviamo spesso a scegliere alimenti già pronti, confezionati, saporiti… ma ultra-processati.
E qui arriva la domanda: può ciò che mettiamo nel piatto influire sulla nostra mente e persino sul rischio di ictus? Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Neurology® dell’American Academy of Neurology, la risposta sembra essere sì – o almeno, c’è un’associazione significativa.
Che cosa si intende per cibi ultra-processati?
Non parliamo di un piatto di pasta fatto in casa o di una fetta di pane fresco del forno sotto casa. Gli alimenti ultra-processati sono quelli ricchi di zuccheri aggiunti, grassi saturi, sale, e poveri di fibre e proteine.
Ecco alcuni esempi:
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Bibite analcoliche zuccherate
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Patatine e snack salati
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Biscotti confezionati e merendine
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Gelati industriali
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Hamburger da fast food
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Fagioli in scatola già conditi
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Ketchup e maionese confezionati
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Pane industriale e cereali aromatizzati
Il loro opposto? Gli alimenti non trasformati o minimamente lavorati: frutta fresca, verdura, carne semplice come tagli di pollo, manzo o maiale non conditi industrialmente.
Lo studio: numeri, metodo e risultati
L’indagine ha coinvolto 30.239 persone con età pari o superiore a 45 anni. I ricercatori le hanno seguite in media per undici anni.
Ogni partecipante ha compilato questionari alimentari dettagliati, nei quali indicava ciò che mangiava e beveva abitualmente.
Da questi dati, gli studiosi hanno calcolato:
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I grammi al giorno di alimenti ultra-processati.
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La percentuale che questi rappresentavano sul totale della dieta.
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Una suddivisione in quattro gruppi, dal consumo più basso al più alto.
Due erano i principali obiettivi dell’analisi:
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Capire se c’era un legame tra alimenti ultra-processati e declino cognitivo (problemi di memoria e pensiero).
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Valutare il rapporto con il rischio di ictus.
I risultati
Su 14.175 persone seguite per memoria e pensiero, 768 hanno sviluppato deterioramento cognitivo. In media, la loro dieta conteneva il 25,8% di calorie da cibi ultra-processati, contro il 24,6% di chi non aveva avuto problemi.
L’analisi statistica ha mostrato che ogni aumento del 10% degli di alimenti ultra-processati nella dieta si associa a un rischio del 16% più alto di declino cognitivo, mentre un maggior consumo di cibi freschi o minimamente lavorati riduce il rischio del 12%.
Tra i 20.243 partecipanti senza precedenti di ictus, 1.108 lo hanno avuto nel corso dello studio. Qui, la percentuale media di cibi ultra-processati era del 25,4% rispetto al 25,1% di chi non aveva avuto un ictus.
Piccola differenza numerica, ma sufficiente a mostrare un’associazione.
Attenzione: correlazione, non significa causa
Lo studio non dimostra in modo assoluto che siano i cibi ultra-processati a causare danni alla memoria o a causare l’ictus. Mostra un’associazione statistica, che però merita di essere presa sul serio. Come ha dichiarato il dottor W. Taylor Kimberly, autore principale e neurologo al Massachusetts General Hospital di Boston:
“Una dieta sana è importante per preservare la salute del cervello, ma le scelte alimentari migliori per la mente non sono ancora del tutto chiare. Abbiamo osservato che un aumento del consumo di alimenti ultra-processati è associato a un rischio maggiore di ictus e deterioramento cognitivo, con un impatto più marcato sui partecipanti di colore”.
Perché gli ultra-processati possono essere un problema?
Ci sono diversi motivi possibili:
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Infiammazione cronica: zuccheri, grassi saturi e additivi possono alimentare processi infiammatori che danneggiano vasi sanguigni e tessuti cerebrali.
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Picchi glicemici e insulino-resistenza: l’eccesso di zuccheri semplici può alterare il metabolismo del cervello.
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Carenza di nutrienti protettivi: mancando di fibre, vitamine e antiossidanti, il cervello riceve meno “carburante buono”.
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Effetti sul microbiota intestinale: un intestino in salute è collegato a una migliore funzione cerebrale, e i cibi ultra-processati possono comprometterne l’equilibrio.
Che cosa possiamo fare?
Ecco alcuni consigli pratici:
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Limitare gli snack confezionati e sostituirli con frutta fresca, frutta secca o yogurt bianco.
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Bere più acqua invece di bibite zuccherate o energy drink.
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Preferire pane e cereali integrali rispetto a quelli raffinati e aromatizzati.
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Ridurre salse confezionate come ketchup e maionese, optando per condimenti casalinghi.
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Aumentare la varietà di verdure e legumi cucinati in casa, anche in ricette semplici.
Conclusione
Trovo interessante come, nonostante la differenza percentuale tra i gruppi sembri minima, l’impatto sulla salute sia tutt’altro che trascurabile. Forse questo è uno dei motivi per cui spesso sottovalutiamo il ruolo del cibo: pensiamo che “tanto è solo una bibita” o “è solo uno snack ogni tanto”.
Ma nel tempo, questi piccoli “solo” si sommano, e possono diventare un fattore determinante.
Il messaggio che devi carpire da questo studio è semplice: ogni scelta conta.
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