Paura della paura: come smettere di soffrire due volte

paura della paura

“L’uomo soffre più per l’immaginazione che per la realtà.” Questa frase ci offre una chiave preziosa per comprendere un fenomeno che affligge moltissime persone: la paura della paura. Viviamo spesso dentro scenari che non esistono, tormentati da pensieri su ciò che potrebbe andare storto. Ma quante volte questi pensieri ci feriscono più degli eventi stessi?

La nostra mente è un potente generatore di storie. Può costruire mondi meravigliosi… oppure trasformarsi in uno sceneggiatore di film horror. Quando temiamo, raramente temiamo il presente. Temiamo ciò che la nostra immaginazione ci racconta: la perdita del lavoro, una malattia, un rifiuto… Ed è proprio questa anticipazione a farci soffrire due volte: prima nella mente, poi — forse — nella realtà.

Imparare a distinguere tra realtà e immaginazione

Cosa accadrebbe se potessimo osservare la paura senza esserne travolti? Se potessimo imparare a vivere il momento, senza essere continuamente proiettati in un futuro incerto? Un interessante esperimento scientifico ci offre uno spunto illuminante.

Due gruppi di persone — monaci e persone comuni — sono stati esposti a una piastra che si riscaldava gradualmente fino a diventare scomoda. La reazione? Le persone comuni cominciavano a soffrire già prima che la piastra diventasse calda, in preda all’ansia anticipatoria. I monaci, invece, restavano calmi fino al momento in cui il calore si faceva realmente intenso.

La lezione è semplice ma profonda: la mente addestrata che riesce a restare nel momento presente soffre solo una volta. Non si agita per qualcosa che ancora non è accaduto. E allora ci si chiede: quanta parte della nostra sofferenza è vera, e quanta è solo immaginata?

La paura può diventare un alleato?

Sì, se impariamo a usarla come energia preparatoria, anziché come blocco. Il segreto è agire invece di fuggire. La paura ci segnala un possibile pericolo, ma siamo noi a decidere cosa farne: possiamo paralizzarci o prepararci.

Prepararsi, non solo preoccuparsi

Immagina di avere paura di essere licenziato. Il pensiero ti toglie il sonno, la concentrazione e la motivazione. Ora, invece di restare nell’ansia, cosa succederebbe se decidessi di parlare col tuo responsabile?

“Ho sentito che ci saranno dei tagli. Voglio dirti che sono pienamente coinvolto nel successo dell’azienda. Ecco i risultati che ho raggiunto. C’è qualcosa di più che posso fare?”

Questo è un esempio di leadership personale. Non solo dimostri coraggio e responsabilità, ma costruisci anche la tua autostima. Perché quando ci prepariamo, ci sentiamo più forti.

Come trasformare la paura in consapevolezza

Per affrontare davvero le nostre paure, dobbiamo avvicinarci ad esse. Non serve scappare o ignorarle, qui entra in gioco la tecnica della scala dei perché:

Come funziona?

Per ogni paura, chiediti:

  • “Di cosa ho paura?”

  • “Perché ho paura di questo?”

  • “E perché questo mi spaventa?”

  • Continua fino ad arrivare al cuore del problema.

Facciamo un esempio pratico:

  • Paura: “Temo di perdere il lavoro.”

  • Perché? “Perché ho saltato delle riunioni.”

  • Perché le ho saltate? “Perché ho avuto problemi a concentrarmi.”

  • Perché ho problemi di concentrazione? “Perché mi sento insicuro e stanco.”

Ecco, forse la vera paura non è il licenziamento, ma il senso di non valere abbastanza. E da lì, finalmente, si può cominciare a lavorare davvero su di sé.

Dalla paralisi all’azione: il potere dell’impegno

Gli atleti lo sanno bene, la sicurezza non nasce dalla speranza, ma dalla preparazione. Un calciatore non affronta una finale restando immobile: si allena, ripete i movimenti, e si concentra. Lo stesso vale per noi. Prendere vitamine, dormire bene, studiare e cercare feedback sono tutte azioni che costruiscono fiducia e autostima.

In altre parole:

  • Prepararsi è potere.

  • L’azione spezza il ciclo della paura.

  • Il presente è l’unico luogo in cui possiamo intervenire.

Abbracciare l’ombra: la paura come compagna

Spesso pensiamo alla paura come a un nemico da sconfiggere. Ma cosa succede se, invece, la trattiamo come un’insegnante? Come un’ombra che ha qualcosa da raccontarci?

Avvicinarsi alla paura con curiosità, e non con ostilità, è il primo passo per trasformarla. Non sempre è facile, ma è l’unico modo per farla smettere di gridare.

Chiediamoci:

  • “Sto evitando qualcosa?”

  • “Cosa non voglio vedere?”

  • “Cosa succederebbe se affrontassi ciò che temo?”

Le risposte a queste domande non ci liberano dalla paura, ma ci rendono più liberi dentro.

Meditare dopo la tempesta: quando capisci che la paura era solo un’illusione

Capita a tutti: temiamo il peggio, ci prepariamo al disastro, e poi… non succede nulla. La telefonata tanto temuta non arriva. Il colloquio va meglio del previsto. Il medico ci rassicura che non c’è nulla di grave. E in quel momento, ci sentiamo quasi sciocchi per tutta l’ansia accumulata. Ma invece di ignorare questa esperienza, perché non la trasformiamo in un’occasione di crescita interiore?

Ecco un esercizio semplice ma potente per consolidare la consapevolezza che non tutte le paure sono vere, e che possiamo imparare a fidarci un po’ di più del presente.

✨ Esercizio di riflessione: “La mia paura non si è avverata”

  1. Torna con la mente a un episodio recente in cui avevi molta paura. Scrivi in poche righe cosa temevi potesse accadere.

    • Esempio: “Pensavo che il mio capo mi avrebbe licenziato dopo quell’errore.”

  2. Scrivi cosa è successo in realtà.

    • Esempio: “Mi ha chiamato, mi ha dato un feedback costruttivo e mi ha chiesto di lavorare su una nuova proposta.”

  3. Individua come quella paura ti ha influenzato fisicamente, mentalmente ed emotivamente.

    • Esempio: “Ho dormito male per tre notti. Ero nervoso, ho evitato il suo sguardo e non riuscivo a concentrarmi.”

  4. Scrivi ora ciò che hai imparato da questa esperienza.

    • Esempio: “Mi sono reso conto che stavo immaginando un giudizio molto più duro della realtà. Ho reagito a una proiezione, non a un fatto.”

  5. Chiudi gli occhi per qualche minuto e respira profondamente. Ripeti a te stesso:

    “Molte paure nascono nella mia mente. Posso ascoltarle, ma non devo crederci sempre. Imparo a fidarmi di più del momento presente.”

  6. Concludi scrivendo un piccolo impegno per la prossima volta.

    • Esempio: “Quando avrò paura, farò una pausa, scriverò cosa temo, e proverò a distinguere ciò che è reale da ciò che è solo nella mia testa.”

Praticare questo tipo di riflessione dopo aver scoperto che la nostra paura era infondata ci aiuta a rompere il ciclo dell’ansia anticipatoria. Ogni volta che vediamo chiaramente la distanza tra ciò che avevamo immaginato e ciò che è realmente accaduto, diventiamo più forti, più lucidi e più presenti.

Questo tipo di meditazione può essere ripetuto ogni volta che ti accorgi di aver dato troppo peso a un pensiero pauroso. E con il tempo, scoprirai che la mente può essere rieducata a ridimensionare la paura.

Ecco in sintesi come smettere di soffrire due volte

Per aiutarti a mettere in pratica questi concetti, ecco una sintesi in forma di lista:

Strategie pratiche contro la paura immaginaria

  • Riconosci la tua paura: non fuggirla, guardala in faccia.

  • Usa la “scala dei perché”: scava fino alla radice emotiva del timore.

  • Agisci in modo proattivo: fai il primo passo, anche piccolo.

  • Prepara il terreno: allenati, informati e cura la tua routine.

  • Parla apertamente: il coraggio è comunicazione sincera.

  • Resta nel presente: evita di vivere nel film mentale del futuro.

“Soffriamo due volte: una nella realtà, una nell’immaginazione.” Ma non è una condanna. È un invito a scegliere: possiamo continuare a temere la paura, oppure iniziare a dialogare con essa. Non sarà facile, ma sarà vero. E nel vero c’è sempre forza.

Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei