Libertà positiva e negativa secondo la filosofia di Isaiah Berlin
Cosa vuol dire essere liberi? Possiamo davvero considerarci tali solo perché nessuno ci punta contro una pistola? Oppure la libertà possiede una valenza più profonda, più intima e più esistenziale?
A queste domande ha cercato di dare una risposta il filosofo Isaiah Berlin, tra i più influenti pensatori politici del novecento. Nato a Riga nel 1909 e naturalizzato britannico, Berlin ha lasciato un segno profondo nella filosofia moderna grazie a una scoperta tanto chiara quanto dirompente: esistono due tipologie distinte di libertà. Due forme radicalmente contrapposte di intendere cosa significhi essere liberi.
Libertà negativa
La libertà come “assenza di ostacoli”
Immagina una persona che cammina liberamente in un parco. Nessuno la ferma e nessuno le impone dove andare. Questa è la libertà negativa. Per Berlin, è la libertà “da” qualcosa, in particolare dall’interferenza altrui.
“Sono libero nella misura in cui nessuno mi impedisce di fare ciò che desidero”
Sembra semplice, vero? Ma questa semplicità è solo apparente. La libertà negativa è la base del liberalismo classico, quello che difende i diritti individuali, la proprietà privata, la libertà di espressione e di religione.
Questa libertà richiede uno stato minimo. L’idea è che lo stato non deve entrare troppo nella vita del cittadino. Deve garantire regole di base e poi farsi da parte.
Ma attenzione! La libertà negativa presenta un problema: non considera le condizioni materiali della vita. In teoria, siamo tutti liberi di comprare una ferrari. Ma in pratica, no! Se ho solo 300 euro in banca, la mia “libertà” suona come una presa in giro. Questo ci porta al secondo tipo di libertà.
Quando la libertà negativa diventa una trappola
La scuola
Prendiamo la scuola.
C’è chi la vive come una forzatura. Orari rigidi, compiti infiniti e interrogazioni che mettono ansia. Una vera e propria ingerenza nella propria libertà negativa. Lo Stato impone un obbligo. Non puoi decidere se andarci o no, almeno fino a una certa età. Non è forse questo un limite al nostro diritto di scegliere?
Eppure, la scuola è anche — e forse soprattutto — un potente strumento di libertà positiva.
È lì che impari a leggere, a pensare, a discutere. È lì che acquisisci gli strumenti per comprendere il mondo, per costruirti un’opinione, per scegliere con consapevolezza chi vuoi diventare. In un certo senso, è proprio grazie a quell’imposizione iniziale che potrai un giorno essere davvero libero.
Ecco il punto cruciale:
Non basta non avere catene. Serve anche sapere dove andare.
Senza strumenti, senza sapere, senza linguaggio… la libertà si trasforma in un’illusione. Un foglio bianco che non sai come scrivere.
Ma c’è di più.
Qualcuno potrebbe dire: “Va bene, ma allora è solo libertà positiva. Quella negativa viene completamente ignorata, se lo Stato mi obbliga a frequentare.”
Vero. Ma fino a un certo punto.
In alcuni casi, limitare la libertà negativa è l’unico modo per proteggere un bene superiore.
Pensa a quei contesti in cui alcune famiglie, per ignoranza o necessità, potrebbero decidere di non mandare i figli a scuola. Magari per farli lavorare nei campi, in fabbrica, o peggio, per tenerli chiusi in un mondo senza futuro.
In casi come questi, l’obbligo scolastico diventa uno scudo contro l’abuso, una protezione concreta del diritto del bambino a essere educato, a svilupparsi e a diventare qualcosa di più.
In altre parole, un temporaneo limite alla libertà negativa può essere la condizione necessaria per garantire, in futuro, una libertà positiva più piena e autentica.
Il senzatetto
Libero, ma da cosa?
Immagina una persona che vive per strada. Nessuno le impone cosa fare. Può andare dove vuole, dormire dove trova riparo e mangiare quello che riesce a procurarsi. Lo Stato non la obbliga a seguire un percorso, non la costringe a lavorare o a rispettare orari.
A prima vista, è l’incarnazione della libertà negativa: nessuna interferenza esterna e nessuna costrizione.
Ma…
È davvero libera?
Ha forse la possibilità di studiare? Di scegliere un lavoro? Di partecipare pienamente alla vita sociale? Di curarsi, se si ammala? Di vivere con dignità, fare progetti o costruirsi un futuro?
No. E qui manca del tutto la libertà positiva.
Quella che ti permette di diventare ciò che sei. Quella che ti offre strumenti, opportunità e senso di controllo sulla tua vita.
Il senzatetto è libero di vagare, ma non ha potere di scegliere.
Non perché qualcuno glielo vieti, ma perché non ha mezzi, supporti o condizioni minime per farlo.
È libero, ma solo nel senso che nessuno si prende la briga di impedirgli di fallire. È libero… di cadere nel vuoto.
Questo è il limite estremo della libertà negativa quando è lasciata sola:
una libertà “di essere lasciato in pace” che si trasforma in abbandono.
Berlin stesso metteva in guardia da questa trappola: una società che protegge solo la libertà negativa rischia di ignorare la sofferenza invisibile di chi non ha alcun mezzo per essere veramente libero.
Per riassumere
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La libertà negativa ti lascia libero di agire
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Ma se non c’è libertà positiva, non hai niente da fare con quella libertà
È come avere le chiavi di una macchina… senza la benzina. O essere lasciato in mare aperto… senza barca.
Per questo, anche nei Paesi più “liberi”, il dibattito sulla giustizia sociale, sull’accesso all’istruzione, sulla sanità pubblica e sui diritti minimi è in realtà un dibattito sulla libertà positiva.
Perché non basta dire “fate pure”. Bisogna anche dare a tutti le condizioni per poter fare davvero.
Libertà positiva
Se la libertà negativa è “libertà da” interferenze esterne, la libertà positiva è “libertà di” agire, di scegliere, e di essere pienamente se stessi.
È la libertà di vivere secondo i propri scopi, le proprie aspirazioni e la propria volontà. Ma attenzione: questa volontà deve essere propria, non imposta dall’esterno.
Ecco come la definisce berlin:
“Desidero essere il mio padrone. Voglio che la mia vita e le mie decisioni dipendano da me stesso, non da forze esterne.”
In questo senso, la libertà positiva è strettamente legata all’autonomia personale. Non si tratta di una libertà “aggressiva”, ma piuttosto della possibilità reale e consapevole di scegliere — e di essere responsabili delle proprie scelte.
Quando la libertà positiva diventa una trappola
Berlin ci mette in guardia: spinta all’estremo, la libertà positiva può trasformarsi nel suo opposto.
Per esempio: un regime potrebbe dirti
“So io cos’è meglio per te. Tu sei ancora confuso, ma noi ti libereremo davvero.”
E allora:
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ti vietano certi libri “per il tuo bene”
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ti impediscono di parlare “per proteggerti”
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ti puniscono per insegnarti “la verità”
È il paradosso inquietante del totalitarismo ideologico:
“Ti obbligo a essere libero.”
Regimi come l’Unione Sovietica, la Cina di Mao, ma anche certi modelli educativi troppo rigidi, si muovono lungo questa linea sottile.
Tu non sei ancora libero, perché sei vittima di falsi bisogni, influenze sbagliate e illusioni borghesi.
E così ti “liberano”… vietandoti di decidere.
Il totalitarismo “liberatore”
In nome della libertà positiva, uno Stato può:
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vietare la stampa libera, perché “deforma le coscienze”
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censurare l’arte, perché “non rispecchia i veri valori”
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punire il dissenso, perché “chi dissente non ha ancora capito”
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rieducare gli oppositori, per “aiutarli a ritrovare sé stessi”
In teoria, ti stanno liberando.
In pratica, ti stanno cancellando.
Berlin è chiarissimo:
“Quando si impone una visione del bene per liberarti, si finisce per toglierti ogni scelta. Anche quella di sbagliare.”
Il figlio perfetto… ma mai libero
Non serve un regime per vivere questo paradosso.
Pensa a un padre che impone al figlio:
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Lo sport da praticare
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La scuola da frequentare
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Gli amici da frequentare
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I sogni da inseguire
Il figlio cresce educato, istruito e perfetto.
Ma… non ha mai potuto scegliere.
È stato reso “libero” da ogni caos interiore — ma non è mai stato libero davvero.
Due libertà in tensione
Berlin non afferma che una forma è buona e l’altra cattiva. Dice piuttosto che sono due esigenze umane fondamentali, ma spesso in conflitto tra loro.
Vogliamo essere lasciati in pace, ma anche avere i mezzi per realizzarci. Vogliamo che nessuno ci comandi, ma anche che qualcuno ci aiuti a crescere.
E allora qual è la vera libertà?
Domanda sbagliata. Non c’è una “vera” libertà. C’è un equilibrio da cercare, ogni giorno, tra:
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Libertà negativa
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Nessuna interferenza esterna
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Stato minimo
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Diritto alla privacy e all’autonomia
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Libertà come spazio vuoto
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Libertà positiva
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Poter realizzare i propri desideri
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Stato attivo ed educatore
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Partecipazione e autonomia
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Libertà come pienezza e realizzazione
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Berlin ci invita a essere consapevoli dei pericoli insiti in entrambi i concetti. La libertà negativa può diventare indifferenza verso l’ingiustizia, mentre la libertà positiva può diventare autoritarismo mascherato da emancipazione.
Una libertà che protegge, non che opprime
Berlin lo sapeva bene: quando parliamo di libertà, non dobbiamo chiederci solo “quanto sono libero oggi?”, ma anche “che tipo di persona posso diventare domani?”.
Nel caso della scuola, un po’ di imposizione oggi può voler dire emancipazione domani. È una forma di tutela che mira alla crescita, non al controllo.
Per questo, piuttosto che chiederci se lo Stato dovrebbe obbligarci o meno, dovremmo chiederci: qual è l’obiettivo finale?
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Se è il dominio, allora è una gabbia.
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Ma se è l’autonomia, allora è un investimento di libertà.
E forse, proprio nell’ambiente scolastico, possiamo trovare un raro esempio di coesistenza positiva forzata, che protegge.
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Siamo obbligati ad andarci (quindi la libertà negativa è preclusa)
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Ma una volta dentro, siamo messi nella condizione di imparare a pensare, scegliere e criticare (quindi la libertà positiva fiorisce)
Questa è una tipologia di costrizione che educa e non schiaccia.
Esempio di come la libertà negativa e quella positiva possono coesistere fra loro
Immagina un giovane in un paese democratico.
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Ha il diritto di non essere obbligato a seguire una particolare religione, ideologia o mestiere. Nessuno gli impone cosa pensare o cosa diventare. Questo è un esempio di libertà negativa: lo Stato non interferisce nelle sue scelte di vita.
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Allo stesso tempo, però, ha accesso gratuito a un’istruzione di qualità, riceve borse di studio se necessario, ha professori che lo aiutano a sviluppare senso critico, cultura e consapevolezza. Questo è un esempio di libertà positiva: lo Stato gli fornisce gli strumenti per essere davvero autonomo.
In questo caso
✅ La libertà negativa protegge il suo diritto a non essere obbligato
✅ La libertà positiva gli dà la possibilità concreta di scegliere, di emanciparsi e di autorealizzarsi
Nessuna delle due invade o annulla l’altra. Anzi, si rafforzano a vicenda: senza la libertà negativa, l’istruzione rischierebbe di essere indottrinamento. Senza la libertà positiva, la non-interferenza sarebbe solo una libertà “di morire ignoranti”.
Altri esempi in cui possono convivere:
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Sanità pubblica ma non obbligatoria: lo Stato offre cure gratuite (positiva) ma lascia la libertà di scegliere se accedervi o meno (negativa).
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Diritto di voto: nessuno ti obbliga a votare (negativa), ma sei istruito e informato per poterlo fare con consapevolezza (positiva).
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Libertà di stampa + alfabetizzazione mediatica: sei libero di leggere ciò che vuoi (negativa), ma hai anche strumenti per capire se una notizia è vera o falsa (positiva).
Non è impossibile che due forme di libertà convivano fra di loro. Quando lo Stato sa quando fermarsi e quando intervenire per liberarti davvero, allora sì: la libertà negativa e quella positiva possono marciare insieme, senza calpestarsi a vicenda.
Conclusione
La libertà non è una formula matematica. È un equilibrio precario tra il diritto a essere lasciati in pace e quello di diventare ciò che possiamo essere.
“La libertà può essere un ideale potente. Ma quando cerchiamo di renderla assoluta, rischiamo di perderla.”
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