Le reti di funghi sotterranei che sostengono la vita sulla Terra sono in pericolo
Sotto i nostri piedi, in profondità nel terreno, si nasconde un mondo straordinario. Un mondo fatto di fili sottilissimi, invisibili a occhio nudo, che tessono la più grande rete della natura: quella dei funghi micorrizici.
Questi organismi rappresentano dei veri e propri ingegneri della vita, capaci di sostenere foreste, coltivazioni e perfino il clima globale. Eppure, nonostante la loro importanza vitale, le reti fungine sotterranee sono oggi in serio pericolo.
Mappe di un universo nascosto
Grazie a oltre 2,8 miliardi di sequenze di DNA raccolte in 130 paesi, un team internazionale di scienziati ha realizzato le prime mappe globali ad alta risoluzione delle comunità fungine sotterranee.
È nato così l’Underground Atlas, una piattaforma interattiva che permette di esplorare questa biodiversità invisibile, dall’Etiopia al Brasile, e dalla Tasmania all’Africa occidentale.
Queste mappe non solo mostrano la distribuzione dei funghi, ma rivelano anche rarità e schemi di biodiversità mai osservati prima. In altre parole, ci aprono gli occhi su una dimensione ecologica rimasta troppo a lungo ignorata.
Perché i funghi sotterranei sono indispensabili?
I funghi micorrizici formano immense reti che collaborano con quasi tutte le piante terrestri. Immaginatele come “autostrade biologiche” che trasportano nutrienti, acqua e segnali vitali.
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Cattura di carbonio: ogni anno immagazzinano oltre 13 miliardi di tonnellate di CO₂, quasi un terzo delle emissioni globali da combustibili fossili.
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Supporto agricolo: migliorano la crescita delle colture, rendendole più resistenti e produttive.
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Rigenerazione delle foreste: accelerano la ricostruzione degli ecosistemi dopo incendi o deforestazioni.
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Regolazione dei cicli dell’acqua: favoriscono l’equilibrio idrico del suolo.
Eppure, questi alleati indispensabili non sono quasi mai menzionati nei principali piani di conservazione. Una dimenticanza che ha conseguenze drammatiche: senza le reti fungine, i raccolti falliscono, le foreste si rigenerano più lentamente e gli ecosistemi superficiali iniziano a disgregarsi.
La voce degli scienziati
Il dottor Toby Kiers, della Società per la Protezione delle Reti Sotterranee (SPUN), ha sottolineato:
“Abbiamo sempre mappato montagne, foreste e oceani, ma i funghi, veri ingegneri ecologici, sono rimasti invisibili. Senza di loro, la biodiversità in superficie inizia a sfaldarsi.”
Allo stesso modo, il biologo Merlin Sheldrake, autore e ricercatore di SPUN, ha spiegato:
“Queste mappe alleviano la nostra cecità verso i funghi. Ci fanno capire quanto siano importanti e quanto urgente occorra proteggerli.”
Mappe ad alta risoluzione: ecco cosa rivelano
Grazie al machine learning, i ricercatori hanno potuto prevedere, chilometro per chilometro, la distribuzione della biodiversità fungina. Il risultato?
Meno del 10% degli “hotspot” di biodiversità fungina si trova all’interno di aree già protette. Ma cosa significa davvero?
Un hotspot è una zona della Terra in cui la concentrazione di specie viventi – in questo caso funghi sotterranei – è particolarmente alta e spesso unica. Si tratta di luoghi preziosissimi perché custodiscono forme di vita rare, endemiche (cioè che esistono solo lì) e fondamentali per l’equilibrio degli ecosistemi.
Ora, immagina che la maggior parte di questi hotspot non abbia alcun tipo di protezione legale o ambientale: vuol dire che possono essere distrutte da attività umane come deforestazione, urbanizzazione, agricoltura intensiva o estrazioni minerarie senza che nessuna legge intervenga a difenderle.
Il dato – meno del 10% sotto tutela – ci mostra un vuoto enorme nelle strategie di conservazione: è come se avessimo deciso di difendere solo una minima parte dei tesori più preziosi del nostro pianeta, lasciando il resto esposto a rischi enormi.
In altre parole, stiamo proteggendo solo una piccola porzione di ciò che davvero conta, mentre stiamo trascurando la maggioranza di quelle aree che garantiscono la resilienza della vita sulla Terra.
La conseguenza è chiara: se queste zone ad alta biodiversità scompaiono o vengono degradate, perdiamo non solo specie rare, ma interi equilibri ecologici. E il danno non resta confinato nel sottosuolo – si riflette anche sulla superficie: foreste meno rigogliose, coltivazioni più fragili, nonché maggiore instabilità climatica.
L’Atlante sotterraneo – è la prima mappa globale ad alta risoluzione delle reti fungine micorriziche sotterranee – con i suoi colori vivaci che indicano ricchezza e rarità, diventa così uno strumento rivoluzionario per guidare la creazione di nuove aree protette e per orientare i progetti di restauro ecologico.
Uno strumento per tutti
L’Atlante sotterraneo non è destinato solo agli scienziati. È pensato per politici, ambientalisti e cittadini comuni in quanto permette di:
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individuare hotspot di biodiversità;
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riconoscere specie rare;
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pianificare interventi di conservazione;
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guidare i progetti di riforestazione e restauro ecologico.
Come ha osservato Jason Cremerius di SPUN:
“L’obiettivo è che la biodiversità sotterranea diventi parte integrante delle decisioni ambientali, esattamente come già avviene con le immagini satellitari.”
La legge non vede i funghi
Nonostante il loro ruolo cruciale, i funghi restano quasi del tutto assenti dalle leggi ambientali. Un esempio emblematico arriva dal Ghana, dove lungo la costa si trova un hotspot fungino vitale, tuttavia la costa arretra di circa due metri ogni anno, e se non verrà protetta, quell’ecosistema unico rischia di scomparire in mare.
La missione di SPUN
SPUN è nata nel 2021 e ha già raccolto oltre 40.000 campioni da 79 paesi, identificando 95.000 specie fungine. Collabora con più di 400 scienziati e una rete di “Esploratori Sotterranei” che raggiungono zone remote come il Bhutan, la Mongolia e l’Ucraina.
Eppure, ciò che è stato studiato rappresenta appena lo 0,001% della superficie terrestre. Un dato che rende evidente il fatto di quanta strada resti ancora da fare per conoscere davvero il mondo sotto i nostri piedi.
Un futuro che dipende da loro
Proteggere le reti fungine significa difendere la vita sulla Terra in tutte le sue forme. Ma questo compito riguarda tutti, ognuno con un ruolo diverso:
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Gli scienziati hanno il dovere di continuare a raccogliere dati, esplorare nuove aree e arricchire le mappe di questo universo sotterraneo ancora in gran parte sconosciuto.
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Gli ambientalisti possono trasformare queste conoscenze in azioni concrete, includendo i funghi nelle strategie di restauro e nei programmi di conservazione.
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I decisori politici devono riconoscere che senza i funghi non c’è equilibrio ecologico. Vanno inseriti a pieno titolo nelle leggi sulla biodiversità e sul clima.
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I cittadini comuni hanno l’opportunità di scoprire il mondo invisibile dell’Atlante sotterraneo e di sostenere, anche con piccoli gesti, i progetti che lo difendono.
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Chi dispone di risorse economiche può investire in questa nuova frontiera della tutela ambientale, dando ossigeno alle iniziative di ricerca e conservazione.
Come conclude il dottor Kiers:
“Queste mappe mostrano ciò che rischiamo di perdere se non proteggiamo le reti sotterranee. La vita sulla Terra dipende da loro.
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