La scienza lo conferma: le attività creative possono ringiovanire il cervello di 7 anni
Secondo una nuova ricerca pubblicata su Nature Communications, chi pratica regolarmente attività creative mostra un cervello che sembra più giovane di 4-7 anni rispetto alla propria età anagrafica.
Gli scienziati hanno utilizzato un metodo innovativo, chiamato “orologio cerebrale”, per stimare l’età biologica del cervello a partire dai segnali elettrici che genera. È un po’ come il fitness tracker che misura l’età del cuore, ma applicato alla mente.
Come funziona nel dettaglio questo orologio cerebrale?
L’idea alla base è semplice ma geniale: con l’età, le connessioni tra diverse aree del cervello tendono a perdere efficienza, specialmente tra le regioni frontali e parietali, responsabili di attenzione, pianificazione e coordinazione.
Gli scienziati hanno quindi addestrato un’intelligenza artificiale a riconoscere questi cambiamenti prevedibili. Analizzando i dati raccolti da EEG (elettroencefalografia) e MEG (magnetoencefalografia) — tecniche che misurano i segnali elettrici e magnetici dei neuroni — l’IA può stimare l’età cerebrale della persona.
Se l’età cerebrale coincide con quella cronologica, si parla di invecchiamento normale, mentre se è inferiore, significa che il cervello è più giovane, più elastico, e più “allenato”.
Dal tango ai videogiochi: la creatività che mantiene giovani
Lo studio ha coinvolto 1.472 partecipanti in 13 paesi: un progetto su scala mondiale per capire se, e come la creatività influenzi la salute cerebrale. I ricercatori hanno confrontato esperti e non esperti in quattro campi:
Tango
Musica
Arti visive
Videogiochi di strategia (come StarCraft II)
E i risultati sono stati sorprendenti: in tutti i casi, gli esperti mostravano un cervello più giovane di diversi anni rispetto ai non esperti.
In media:
I ballerini di tango avevano un cervello di circa 7 anni più giovane;
I musicisti di 5 anni e mezzo;
Gli artisti visivi di oltre 6 anni;
I videogiocatori esperti di circa 4 anni.
Sì, avete letto bene: anche i videogiochi possono essere un’attività creativa! Giocare a un titolo come StarCraft II richiede attenzione, rapidità decisionale, strategia e coordinamento – competenze cognitive non molto diverse da quelle richieste a un musicista o a un danzatore.
Più pratichi, più il cervello ringrazia
Ma non si tratta solo di essere “artisti nati”, anche l’impegno conta. Il livello di competenza, misurato in base agli anni di pratica o al grado di abilità, era proporzionale al ringiovanimento cerebrale. In altre parole, più ci si esercita, più il cervello si mantiene giovane.
E se qualcuno pensa che servano anni per ottenere questi risultati, deve ricredersi. Secondo questo studio anche solo la pratica di sole 30 ore di addestramento in un videogioco strategico hanno prodotto un effetto misurabile.
I principianti che si sono allenati per tre o quattro settimane hanno mostrato un cervello “più giovane” di circa 3 anni rispetto a prima, e anche migliori prestazioni in compiti di attenzione non legati al gioco.
Un altro gruppo di controllo, che ha giocato a un titolo più semplice come Hearthstone, non ha invece mostrato miglioramenti. Questo dimostra che la complessità e l’impegno mentale contano più del semplice intrattenimento.
Cosa succede nel cervello durante le attività creative?
La ricerca ha evidenziato che le attività creative rinforzano le reti fronto-parietali, le più vulnerabili all’invecchiamento. Sono proprio le aree che controllano il movimento, il ritmo, la pianificazione e la concentrazione — funzioni che col passare degli anni tendono a deteriorarsi.
Gli esperti di tango, arte o musica hanno mostrato una maggiore connettività in queste zone, come se la creatività “accendesse” i circuiti che il tempo cerca di spegnere.
Anche nei partecipanti meno esperti si è osservato un incremento dell’attività nelle aree legate alla percezione visiva e all’attenzione, segno che il cervello risponde e si adatta rapidamente alle nuove esperienze.
Perché la creatività funziona davvero?
Sono due i concetti chiave che spiegano appieno questo fenomeno:
Efficienza locale: significa che le aree cerebrali più vicine tra loro comunicano in modo più rapido e diretto. In pratica, i circuiti neurali che si occupano di compiti simili diventano più veloci e precisi. È come se il cervello riducesse il “tempo di reazione” interno, rendendo i processi cognitivi più snelli e coordinati.
Accoppiamento globale: riguarda invece la capacità delle diverse regioni cerebrali, anche molto distanti, di coordinarsi tra loro in modo efficiente. Quando questa connessione è forte, le informazioni scorrono meglio in tutto il cervello, permettendo un’integrazione più ampia tra funzioni diverse — per esempio, tra quelle motorie, visive e decisionali.
Gli individui con una lunga esperienza in attività creative mostrano un miglioramento in entrambi gli aspetti: il cervello comunica sia a livello locale che su larga scala con maggiore efficienza. Nei principianti, invece, i primi progressi riguardano soprattutto le connessioni locali, mentre con la pratica costante si rafforza anche la comunicazione globale.
In sintesi, un cervello “allenato” alla creatività diventa non solo più efficiente nei singoli compiti, ma anche più capace di gestire e integrare informazioni complesse provenienti da diverse aree cerebrali
La neuroplasticità in azione
Questi risultati confermano il concetto di plasticità neurale, cioè la capacità del cervello di modificarsi in base all’esperienza. Ogni nuova sfida, e ogni gesto creativo, stimola il cervello a creare nuove connessioni.
È come se dipingere, ballare o suonare fossero esercizi per mantenere in forma non solo la mente, ma l’intero sistema nervoso. E allora, perché non iniziare a considerare la creatività come una vera e propria “palestra mentale”?
Di solito, quando pensiamo all’allenamento, la nostra attenzione viene rivolta verso il fisico, e quasi mai ci soffermiamo sull’altro grande protagonista del nostro benessere — il cervello. Eppure anche la mente ha bisogno di essere allenata, stimolata e nutrita proprio come i muscoli.
Gli effetti a lungo e a breve termine
Certo, 30 ore di videogioco non equivalgono a 10 anni di musica o danza, ma lo studio mostra che anche brevi periodi di apprendimento possono dare frutti immediati.
La neuroplasticità si attiva fin da subito, anche se per ottenere cambiamenti strutturali duraturi servono mesi o anni di pratica costante. Il messaggio è chiaro: non importa da dove si comincia, importa iniziare.
Limiti dello studio (e prospettive future)
Anche in questo studio ci sono dei limiti da prendere in considerazione. Il confronto tra esperti e non esperti non può dimostrare al 100% che la creatività “causi” il ringiovanimento cerebrale: forse, in parte, è anche vero il contrario — che chi ha un cervello più sano tende a dedicarsi più facilmente ad attività creative.
Inoltre, lo studio ha misurato l’età cerebrale, ma non ha ancora verificato se questo si traduca in un minor rischio di demenza o invecchiamento cognitivo. Serviranno studi longitudinali, cioè che seguano le persone per anni, per capire se effettivamente il cervello “giovane” resta davvero protetto nel tempo.
Nonostante questo, i risultati sono coerenti e replicabili: i dati provenivano da 13 paesi diversi con protocolli variabili, ma i risultati sono rimasti molto solidi.
La creatività come medicina del futuro
Alla luce di tutto ciò, la creatività emerge come un vero fattore protettivo per la salute mentale. Finora si sapeva che l’esercizio fisico, l’istruzione e la vita sociale rallentano l’invecchiamento del cervello; ora sappiamo che anche l’arte, la musica e i videogiochi complessi possono farlo.
E la cosa più bella? Non serve una ricetta medica. Basta un po’ di passione, curiosità e voglia di mettersi in gioco.
Per riassumere
La ricerca mostra che:
Gli esperti di attività creative hanno cervelli 4-7 anni più giovani della media.
Anche 30 ore di apprendimento possono produrre benefici.
Le attività creative migliorano efficienza e connessione tra diverse aree cerebrali.
La neuroplasticità è la chiave di questi effetti positivi.
I benefici riguardano sia la funzione cognitiva, sia il benessere psicologico.
Il messaggio di questo studio è chiaro: la creatività possiede il potenziale per ringiovanire il cervello. Quindi, la prossima volta che prendi in mano un pennello, una chitarra o un controller da gioco… sappi che potresti anche stare ringiovanendo!















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