Il paradosso degli ultra-centenari che fumano e bevono

Esistono rarissimi individui che sfidano le leggi della probabilità, i dati statistici e persino il buon senso. Il paradosso degli ultra-centenari che fumano e bevono è reale. Ma attenzione, non è un invito a imitare le loro abitudini. È piuttosto un invito a riflettere, a scavare più a fondo e a capire cosa si nasconde dietro questo affascinante rompicapo biologico.
Chi sono questi “super-anziani” fuori dalle regole?
Pensiamo a Jeanne Calment, la donna francese che ha raggiunto i 122 anni. Fumava fino a 117 anni, beveva porto e mangiava cioccolato ogni giorno. Oppure a Richard Overton, veterano americano, che alla soglia dei 112 anni non rinunciava mai al sigaro e al suo bicchierino quotidiano di whiskey. E ancora pensiamo a Henry Allingham (Regno Unito, morto a 113), veterano della Prima Guerra Mondiale, raccontava che il suo segreto per una vita lunga erano le sigarette, il whisky, e un gran senso dell’umorismo. Come è possibile?
Ecco alcune ipotesi che la scienza ha tentato di formulare per spiegare questo apparente cortocircuito tra stile di vita e longevità.
L’eccezione che conferma la regola
La prima verità è semplice e anche un po’ deludente per chi sperava di trovare la scappatoia al vivere sano. Queste persone sono eccezioni genetiche, non regole. Hanno un patrimonio genetico fuori dal comune. Una combinazione di geni che li rende più resistenti all’infiammazione cronica, allo stress ossidativo e alla degenerazione cellulare.
I ricercatori hanno scoperto che:
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Alcuni ultra-centenari hanno livelli più alti di colesterolo HDL, quello “buono”, anche in presenza di una dieta ricca di grassi.
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Hanno mutazioni protettive nei geni legati al metabolismo e alla riparazione del DNA.
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Mostrano una resistenza superiore alle malattie cardiovascolari e neurodegenerative.
Insomma, mentre per noi un pacchetto di sigarette può significare una corsia preferenziale per l’oncologia, per loro è poco più che un venticello sul parabrezza.
La resilienza emotiva come arma segreta
Ma non è solo una questione di biologia. Molti ultra-centenari condividono una filosofia di vita sorprendentemente leggera. Hanno vissuto guerre, carestie, dolori, eppure conservano un atteggiamento sereno, a volte perfino gioioso.
Ecco le loro caratteristiche più ricorrenti:
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Non si prendono troppo sul serio
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Riescono a ridere dei problemi
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Vivono nel presente
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Coltivano relazioni umane autentiche
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Non si sentono mai “anziani” dentro
C’è qualcosa di profondamente terapeutico nella loro capacità di “lasciar andare”. Una sorta di antistress naturale che non si compra in farmacia.
Una riflessione personale
Forse dovremmo smettere di cercare l’immortalità nei semi di chia e iniziare a guardare il nostro approccio alla vita. Una persona serena, che vive senza angoscia cronica, che mangia quello che ama (senza esagerare) e che ride spesso, potrebbe avere un vantaggio su chi si sottopone a diete ferree e vive nel costante terrore di ammalarsi. La mente conta, anzi comanda.
I veri segreti dietro la longevità
La scienza moderna cerca risposte analizzando nel dettaglio lo stile di vita presente nelle cosiddette “blue zones”: ovvero quelle aree del mondo dove la longevità è la norma. In posti come Okinawa in Giappone, in Sardegna – Italia, Nicoya in Costa Rica, Icaria in Grecia e Loma Linda in California vivere fino a novant’anni o anche cento non è qualcosa di raro o eccezionale, come lo è al contrario in altre parti del mondo.
Eppure… anche qui ci sono delle eccezioni che sembrano contraddire la normale logica.
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In Barbagia – cuore montuoso della Sardegna – molti centenari bevono Cannonau, il vino rosso locale, quasi ogni sera.
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A Okinawa, alcuni anziani sorseggiano quotidianamente l’awamori, un distillato di riso.
Quindi come si spiega tutto questo? La risposta è semplice ma profonda: non è il vino o la sigaretta saltuaria il problema in sé. È il contesto che fa la differenza.
In queste culture:
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Il bicchiere di vino è parte di un rituale sociale, consumato durante i pasti, in compagnia.
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Il cibo è naturale, poco lavorato, ricco di nutrienti, nonché povero di zuccheri e conservanti.
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Le persone camminano ogni giorno, si muovono con costanza, lavorano la terra o si dedicano a piccoli compiti manuali.
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La rete sociale è forte, non esiste al solitudine cronica.
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Lo stress è ridotto: si vive con ritmi più naturali.
E, particolare non da poco, nessuno fuma 20 sigarette al giorno per 50 anni. Magari una, ogni tanto, senza compulsione. E magari smettono senza drammi quando il corpo lo chiede. La differenza sta nell’equilibrio, nella moderazione e nella qualità della vita complessiva.
In altre parole, non è il gesto isolato a fare il danno, ma la sua ripetizione cieca, la sua funzione compensatoria e il contesto sbagliato.
Bere un bicchiere di vino durante una cena piena di affetto non è la stessa cosa che trangugiarlo da soli, stanchi, alle dieci di sera davanti alla TV.
Mangiare un pezzo di pane appena sfornato da una farina integrale macinata a pietra non è come ingurgitare una merendina ultra-processata. Camminare ogni giorno per necessità e piacere non è come passare otto ore seduti e poi svolgere un’ora forzata sul tapis roulant.
Ecco perché queste eccezioni non contraddicono la scienza, ma la completano. Ci ricordano che la longevità non è solo questione di divieti, ma soprattutto di coerenza tra stile di vita, relazioni umane e armonia interiore.
Gli ingredienti della longevità
Ecco una sintesi dei fattori che sembrano davvero contribuire alla longevità:
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Genetica favorevole
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Dieta naturale, povera di zuccheri e ricca di vegetali
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Attività fisica moderata ma costante
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Avere uno scopo nella vita
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Riduzione dello stress cronico
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Legami sociali profondi
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Buon sonno
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Alcol solo in piccole quantità e in occasioni sociali
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Non abbuffarsi, ma praticare anche giorni occasionali di digiuno
Conclusione
Il paradosso degli ultra-centenari ci ricorda che la vita non è una formula matematica. Alcuni vivono a lungo nonostante le cattive abitudini, tuttavia rappresentano una rarità. Potremo definirli dei miracoli biologici. I loro racconti ci affascinano, ma non devono diventare una scusa per ignorare ciò che sappiamo sulla salute.
Per noi comuni mortali invece, la vera sfida è trovare il giusto equilibrio. Non dobbiamo diventare certo degli estremisti della salute. Se vogliamo goderci ogni tanto un bicchiere di vino possiamo farlo, senza sensi di colpa, tuttavia occorre prendersi cura del proprio corpo, coltivare la mente, amare gli altri e vivere con leggerezza.
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