Il cristallo che respira: la scoperta che rivoluzionerà energia ed elettronica

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Immaginate un materiale che si comporta come i polmoni umani: inspira ed espira ossigeno, passando da uno stato all’altro a comando, senza degradarsi e rimanendo stabile. Fantascienza? No, realtà!

Un gruppo di ricercatori della Corea del Sud e del Giappone ha recentemente scoperto un cristallo in grado di fare esattamente questo, e le sue applicazioni potrebbero rivoluzionare il modo in cui produciamo e gestiamo energia, elettronica ed edifici.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, descrive un ossido metallico composto da stronzio, ferro e cobalto capace di assorbire e rilasciare ossigeno in modo ciclico, a temperature relativamente basse e senza rompersi.

A guidare la ricerca è stato il professor Hyoungjeen Jeen della Pusan National University, insieme al professor Hiromichi Ohta dell’Università di Hokkaido.

Un cristallo con i “polmoni”

“È come dotare il cristallo di polmoni, che possono inalare ed esalare ossigeno a comando”, ha spiegato Jeen. La differenza rispetto ad altri materiali simili è significativa: mentre quelli studiati in passato necessitavano di temperature estreme o si sgretolavano dopo pochi cicli, questo rimane integro, rendendolo adatto ad applicazioni pratiche.

Il segreto sta nelle cosiddette lacune di ossigeno: minuscoli spazi nella struttura cristallina che si aprono e si chiudono. Quando viene riscaldato, il cristallo rilascia ossigeno; quando l’ossigeno viene reintrodotto, lo riassorbe.

Il processo è completamente reversibile e stabile. In tutto questo, gli ioni di cobalto cambiano stato, mentre il ferro mantiene solida l’architettura di base, come una vera e propria spina dorsale.

Perché questa scoperta è così importante?

Il controllo dell’ossigeno è fondamentale in molte tecnologie avanzate. Pensiamo ad esempio alle celle a combustibile a ossidi solidi, che producono elettricità dall’idrogeno con emissioni minime: poter gestire meglio il flusso di ossigeno significherebbe celle più efficienti e meno costose.

Tuttavia le prospettive non si fermano qui! Gli scienziati vedono in questo cristallo anche la possibilità di sviluppare:

  • Transistor termici: dispositivi capaci di dirigere il calore come gli interruttori gestiscono la corrente, prevenendo il surriscaldamento in computer e macchinari industriali.

  • Finestre intelligenti: materiali trasparenti che cambiano trasmittanza e isolamento in base alla temperatura o alla luce solare, contribuendo a ridurre i consumi energetici degli edifici.

  • Dispositivi termici avanzati: sistemi che regolano il passaggio del calore in tempo reale, aumentando sicurezza ed efficienza.

Come ha affermato Ohta: “Si tratta di un passo importante verso la realizzazione di materiali intelligenti capaci di adattarsi all’ambiente in tempo reale”.

Finestre che respirano e si adattano alla luce

Un aspetto affascinante emerso dallo studio riguarda la trasparenza del materiale. Quando il cristallo rilascia ossigeno, diventa più trasparente e più resistente alle scariche elettriche.

Questo lo rende un candidato ideale per finestre autoregolanti: immaginate un palazzo che si adatta da solo alla quantità di luce solare, regolando la luminosità e il calore interno senza bisogno di tende, climatizzatori o sistemi aggiuntivi.

Un risparmio energetico notevole, con un impatto diretto sulle bollette e sull’ambiente.

Una nuova frontiera per l’elettronica

Il controllo del calore è una delle sfide principali dell’elettronica moderna. I computer, gli smartphone e le macchine industriali producono calore che, se mal gestito, rischia di comprometterne le prestazioni.

Con transistor termici basati su questo cristallo, si potrebbero realizzare sistemi capaci di accendere e spegnere il calore come una lampadina, garantendo efficienza e sicurezza.

Un materiale che si distingue

Ciò che rende questa scoperta unica è la stabilità del cristallo. La maggior parte dei materiali capaci di “respirare” ossigeno si degrada rapidamente o richiede condizioni estreme. Questo, invece, riesce a mantenersi intatto anche dopo numerosi cicli.

Jeen lo ha spiegato con chiarezza: “Solo gli ioni di cobalto vengono ridotti, mentre la struttura si rafforza ogni volta che l’ossigeno viene reintrodotto. È come se il materiale si rigenerasse, diventando ancora più stabile”.

Il ferro, dunque, agisce come un ancoraggio, mentre il cobalto fa il lavoro di scambio. Una sinergia perfetta che apre nuove prospettive per la scienza dei materiali.

Ecco le sfide ancora da superare

Nonostante l’entusiasmo, ci sono limiti da affrontare. Il cristallo inizia a degradarsi sopra i 500 °C, e questo rappresenta un ostacolo per alcune applicazioni industriali che richiedono resistenza a temperature più elevate.

Inoltre, la produzione su larga scala è ancora lontana. I ricercatori dovranno trovare modi per rendere il processo di sintesi più efficiente ed economico, così da trasformare la scoperta in una tecnologia disponibile sul mercato.

Uno sguardo al futuro

La prospettiva è chiara: edifici intelligenti che si autoregolano, elettronica più sicura e sostenibile, nonché energia più pulita e accessibile. Tutto questo potrebbe diventare realtà grazie a un piccolo cristallo che respira ossigeno come i polmoni umani.

E pensare che un giorno potremmo vivere circondati da materiali che non si limitano a “stare lì”, ma che interagiscono attivamente con l’ambiente, adattandosi e reagendo. Sarebbe un passo enorme verso un mondo più efficiente e sostenibile.

FONTE ATTENDIBILE

Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei