I microaghi di seta del MIT promettono frutta più sana e sostenibile

microaghi di seta

Negli ultimi anni si è parlato molto di agricoltura sostenibile, ma spesso le soluzioni proposte rimangono solo sulla carta.

Ora, però, una nuova tecnologia nata al Massachusetts Institute of Technology (MIT) promette di cambiare davvero le regole del gioco. Si tratta di microaghi di seta capaci di rendere frutta e verdura più sane, nutrienti e persino più rispettose dell’ambiente.

Una sfida antica: come nutrire le piante senza avvelenare il pianeta

Chiunque conosca anche solo un po’ il mondo agricolo sa che fertilizzanti, pesticidi e additivi chimici hanno un grande limite: finiscono quasi sempre dove non dovrebbero.

Vengono trascinati dal vento, filtrano nel terreno, inquinano le falde acquifere e non contente, intossicano gli ecosistemi. Secondo le ricerche, la maggior parte delle sostanze chimiche usate in agricoltura non arriva mai alle foglie bersaglio, disperdendosi invece nell’aria e nel suolo.

E allora la domanda sorge spontanea: come possiamo nutrire e proteggere le piante senza distruggere ciò che le circonda?

La risposta arriva da un’idea tanto semplice quanto geniale: possiamo usare la seta.

Perché proprio la seta?

Il professor Benedetto Marelli, insieme al suo team del MIT ha sviluppato microaghi ricavati dalla fibroina della seta. Questa proteina è resistente ma biodegradabile, abbastanza dura da penetrare nel gambo di un pomodoro, ma in grado di dissolversi senza lasciare residui.

Il processo è sorprendente: si versa una miscela di seta e sale in stampi a forma di cono, si lascia evaporare l’acqua e poi si rimuove il sale, ottenendo aghi cavi pronti a ospitare nutrienti liquidi. È un metodo talmente semplice che – racconta il ricercatore Doyoon Kim – “potresti farlo persino nella tua cucina”.

A differenza di plastica e metallo, la seta è delicata sui tessuti viventi. Non è un caso: già vent’anni fa gli ingegneri biomedici usarono microaghi di seta per rendere indolore la somministrazione dei vaccini. Ora la stessa delicatezza viene applicata al mondo vegetale.

Nutrienti mirati, zero sprechi

Il vero vantaggio dei microaghi è la precisione. Una volta inseriti nello stelo, rilasciano lentamente i nutrienti direttamente nel sistema vascolare della pianta. Non si perde nemmeno un miligrammo: tutto rimane dove serve.

Gli esperimenti lo dimostrano chiaramente. Nei pomodori colpiti da clorosi ferrica – carenza di ferro nelle piante – l’iniezione di ferro con i microaghi ha invertito l’ingiallimento delle foglie senza danneggiare i fusti.

Il trattamento ha avuto effetti duraturi, mantenendosi per giorni. Marelli ricorda che la carenza di ferro può ridurre la resa dei pomodori fino al 30%: correggerla con precisione significa salvare interi raccolti.

Dalla biofortificazione alla salute umana

Ma non finisce qui. I ricercatori hanno caricato nei microaghi anche vitamina B12, un nutriente essenziale assente nelle piante ma fondamentale per l’uomo, soprattutto per chi segue una dieta vegetale. I test hanno mostrato che la vitamina iniettata nello stelo raggiungeva i frutti prima del raccolto.

Immaginate il potenziale: pomodori, fragole o peperoncini che crescono già arricchiti di vitamine e minerali come zinco, iodio o folati, senza bisogno di trattamenti artificiali dopo la raccolta. Sarebbe una rivoluzione per la salute pubblica e per il portafoglio dei consumatori.

Sono anche dei sensori naturali

I microaghi di seta possono funzionare anche al contrario, in quanto possono aspirare la linfa per analizzarla. In esperimenti in serra, hanno rilevato la presenza di cadmio nei gambi di pomodoro in appena 15 minuti.

Questa capacità di monitoraggio anticipa i sintomi del problema ancor prima che avvenga. Mentre le foglie sembrano ancora sane, i microaghi già avvertono del problema. È come avere un sistema di allarme precoce capace di prevenire danni enormi.

Con il giusto abbinamento di sensori e automazione, un robot potrebbe pattugliare le serre, collegare i microaghi e inviare dati in tempo reale sullo smartphone di un agricoltore. Fantascienza? No, tecnologia già a portata di mano.

Dal laboratorio ai campi coltivati

Al momento l’applicazione è manuale, affidata a studenti e ricercatori che inseriscono gli aghi uno a uno. Tuttavia Marelli immagina già droni agricoli o macchine da trapianto capaci di applicare i microaghi su vasta scala.

Il punto centrale, sottolinea lo scienziato, è che “non dovrebbe esserci un compromesso tra agricoltura e ambiente”. Gli strumenti del futuro dovranno aumentare le rese senza comprometterne la biodiversità.

Le prove pilota su campi aperti di pomodori inizieranno la prossima stagione. I test verificheranno non solo l’efficacia, ma anche la resistenza degli aghi durante il raccolto, i costi della manodopera e i benefici economici reali per gli agricoltori.

Una tecnologia sostenibile e accessibile

Ma i costi? Sorprendentemente bassi. I bozzoli di seta sono già prodotti in grandi quantità per usi medici, come le suture chirurgiche. Gli stampi si possono riutilizzare centinaia di volte, e persino il sale impiegato nel processo è riciclabile.

Gli studiosi calcolano che un aumento della resa anche solo del 5% sarebbe sufficiente a ripagare i costi dei microaghi in una singola stagione di serra. Non c’è da stupirsi, quindi, che investitori e aziende agricole siano già molto interessati a questa innovazione.

Cosa ci aspetta in futuro?

Le prospettive sono vastissime. I microaghi potrebbero essere integrati direttamente nelle clip per le piantine, combinando nutrizione e monitoraggio in un’unica fase di trapianto. Oppure usati per fornire fattori di crescita alle giovani piante nei progetti di riforestazione.

E non è tutto: lo stesso approccio potrebbe servire a somministrare vaccini a colture minacciate da virus o a monitorare ormoni vegetali in risaie colpite dalle ondate di calore.

Quello che era nato come uno strumento per la medicina umana ora promette di rivoluzionare i campi, i frutteti e persino le foreste. Come spesso accade nella scienza, le idee viaggiano da un settore all’altro, trasformandosi e creando nuove opportunità.

Una cannuccia di seta per il cibo del futuro

Se i test confermeranno le ottime premesse, i pomodori e le fragole di domani non saranno soltanto più sani, ma anche più nutrienti e rispettosi del pianeta. Come scrive la rivista Nature Nanotechnology, questa tecnologia rappresenta un passo concreto verso un’agricoltura efficiente, sostenibile e amica dell’ambiente.

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Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei