Docce fredde e bagni gelati: tortura inutile o benessere reale?

doccia fredda

Ti è mai capitato di entrare in una doccia fredda e sentire ogni singolo muscolo protestare? Di avere la sensazione che il tempo si fermi, mentre il tuo corpo lotta per adattarsi a quella morsa gelida? Se sì, allora saprai che il freddo non perdona. Eppure, c’è chi volontariamente sceglie di sottoporsi a questa tortura quotidianamente. Perché?

Negli ultimi anni, l’esposizione al freddo – in particolare le immersioni in acqua ghiacciata e le docce fredde – è diventata una tendenza globale. Sostenitori entusiasti, tra cui scienziati, biohacker e atleti, parlano di benefici straordinari: dalla perdita di grasso corporeo all’aumento dell’energia, dal miglioramento dell’umore alla riduzione dell’infiammazione.

Ma cosa dice davvero la scienza? Questa moda ha basi solide o si tratta solo di una nuova versione del vecchio motto “no pain, no gain”? Ho scavato a fondo, analizzando le ricerche più recenti e ascoltando anche il mio corpo – che, lo ammetto, detesta l’acqua fredda – per capire se vale davvero la pena buttarsi in questa impresa… gelida.

Perdere peso con il freddo? Non è così semplice

Una delle promesse più diffuse tra i fautori dell’esposizione al freddo è che aiuti a dimagrire. L’idea è affascinante: soffri per qualche minuto, tremi come una foglia… e bruci grassi senza dover correre o sollevare pesi. Ma, come spesso accade, la realtà è un po’ più complicata.

Uno studio condotto su 15 adulti in sovrappeso ha messo alla prova questa ipotesi. I partecipanti sono stati esposti, per dieci giorni consecutivi, a un’ora al giorno di immersione in acqua fredda – tanto fredda da provocare brividi intensi. L’obiettivo? Stimolare la termogenesi, cioè la produzione di calore da parte del corpo per mantenere stabile la temperatura interna.

Durante l’esposizione, la risposta metabolica è stata evidente: il tasso metabolico è aumentato di almeno il 50% rispetto al basale. Insomma, il corpo si è attivato per combattere il freddo. Eppure, dopo dieci ore di sofferenza distribuite su dieci giorni, la massa grassa dei partecipanti non è cambiata in modo significativo.

VAI ALLO STUDIO

Più fatica, meno risultati

Facciamo un confronto: una camminata leggera, a circa 4-5 km/h, brucia più calorie rispetto a un’ora di immersione fredda, senza comportare lo stesso disagio. Allora perché infliggersi tanto disagio per un effetto minimo?

Certo, lo studio ha rilevato anche benefici collaterali interessanti: miglioramento della glicemia, riduzione della pressione arteriosa e dei trigliceridi. Ma attenzione: questi risultati non erano legati direttamente alla perdita di grasso.

In sintesi:

  • Bruciare calorie col freddo? Sì, ma in modo inefficiente.

  • Perdere peso? Poco o nulla, almeno nel breve termine.

  • Altri benefici? Sì, ma non necessariamente legati al dimagrimento.

Personalmente, se devo scegliere tra tremare per un’ora o farmi una passeggiata al parco, non ho dubbi su quale sia l’opzione più sostenibile.

Un potente alleato per l’umore: la dopamina

Se però l’obiettivo non è solo estetico ma mentale, allora l’immersione a freddo potrebbe rivelarsi una carta vincente. Parliamo di dopamina, uno dei neurotrasmettitori più importanti per la motivazione, il piacere e il benessere psicologico.

Uno studio pubblicato nel 2000 ha osservato l’effetto dell’acqua fredda sulla produzione di dopamina. I soggetti sono stati immersi per un’ora in acqua a diverse temperature – tra cui una di 14°C. Il risultato? Un aumento delle concentrazioni di dopamina nel plasma superiore al 250%. E non si è trattato di un picco momentaneo: il livello è salito gradualmente, restando elevato anche un’ora dopo l’immersione.

VAI ALLO STUDIO

Euforia ghiacciata

Hai presente quella sensazione di energia e lucidità che a volte senti dopo una doccia fredda? Quella strana combinazione di pace e adrenalina? Ecco, potrebbe non essere solo suggestione. Questo “high” post-freddo, come viene spesso descritto, sembra avere una base neurochimica concreta.

Va chiarito, però, che i livelli di dopamina misurati erano nel sangue, non nel cervello. La dopamina non attraversa facilmente la barriera emato-encefalica, quindi non possiamo dire con certezza che l’effetto si traduca direttamente in un cambiamento cerebrale. Tuttavia, la forte attivazione del sistema nervoso centrale fa pensare che qualcosa di importante succeda comunque.

Perché potrebbe valerne la pena

Se l’idea di buttarsi in una vasca ghiacciata ti spaventa, pensa a questo: potresti ottenere una sorta di antidepressivo naturale, privo di effetti collaterali e accessibile a tutti. Chi soffre di cali d’umore o di ansia lieve potrebbe trarne un beneficio reale, da affiancare a strategie più strutturate.

Esposizione al freddo e infiammazione: il ruolo del grasso bruno

Tra i benefici più interessanti dell’esposizione al freddo c’è il suo potenziale effetto antinfiammatorio. Ma come può una semplice doccia gelida o un tuffo in acqua ghiacciata influenzare i processi infiammatori del nostro organismo? La risposta sta in un tessuto spesso sottovalutato: il grasso bruno.

Grasso bruno: l’organo “brucia-calorie” che non ti aspetti

Il grasso bruno (o BAT, dall’inglese Brown Adipose Tissue) è diverso dal grasso bianco che conosciamo bene e spesso vogliamo perdere. Mentre quest’ultimo immagazzina energia sotto forma di lipidi, il grasso bruno la consuma per produrre calore, un processo chiamato termogenesi non da brivido.

Questo tipo di termogenesi è mediato da una proteina chiave, UCP1 (uncoupling protein 1), che permette ai mitocondri di disperdere l’energia sotto forma di calore invece che immagazzinarla. È una risposta evolutiva per proteggerci dal freddo.

Freddo e infiammazione: il legame

Ma cosa c’entra tutto questo con l’infiammazione?

Diversi studi hanno dimostrato che l’attivazione del grasso bruno non solo aumenta il dispendio energetico, ma può anche modulare la risposta infiammatoria del corpo. In particolare, l’esposizione al freddo è stata associata a:

  • Riduzione delle citochine infiammatorie, come il TNF-α (tumor necrosis factor alfa) e l’IL-6 (interleuchina-6).

  • Miglioramento della sensibilità all’insulina, indipendentemente dalla perdita di peso.

  • Effetti protettivi sul metabolismo epatico e sistemico, attraverso segnali endocrini derivati dal BAT.

In alcuni esperimenti su animali, addirittura, i ricercatori hanno trapiantato grasso bruno da topi esposti al freddo in altri soggetti, osservando un trasferimento dei benefici metabolici e infiammatori. Sebbene questo sia stato osservato principalmente nei roditori, suggerisce un potente meccanismo biologico che potrebbe avere rilevanza anche per l’essere umano.

E negli esseri umani?

Anche negli esseri umani si è osservato che l’esposizione al freddo attiva il BAT e stimola un aumento della spesa energetica. Alcuni studi hanno riscontrato miglioramenti nel profilo lipidico, nella regolazione della glicemia e in marcatori infiammatori. Sebbene servano ulteriori ricerche per comprendere appieno i meccanismi, l’effetto antinfiammatorio indotto dal freddo è una delle piste più promettenti della termogenesi adattativa.

Quando (non) dovresti esporti al freddo

D’accordo, i benefici sono numerosi. Ma c’è un momento giusto per tuffarsi nel gelo? O meglio, ci sono momenti in cui sarebbe sbagliato farlo?

La risposta, sorprendentemente, è sì. Anche una pratica potenzialmente salutare come l’esposizione al freddo può risultare controproducente se applicata nel momento sbagliato. Ecco due situazioni chiave da evitare.

❌ Subito dopo l’allenamento

Uno degli errori più comuni è immergersi nell’acqua fredda nelle ore immediatamente successive a una sessione di allenamento, specialmente se si è fatto sollevamento pesi o un lavoro muscolare intenso. Perché?

Il recupero muscolare richiede una risposta infiammatoria acuta: è parte del processo di adattamento che rende i muscoli più forti. Il freddo, riducendo proprio l’infiammazione, rischia di ostacolare i guadagni muscolari.

📌 Consiglio pratico: aspetta almeno 4–6 ore prima di esporre il tuo corpo al freddo, se ti sei appena allenato duramente.

❌ Poco prima di andare a dormire

Un altro momento da evitare è la sera, a ridosso del sonno. L’esposizione al freddo stimola il sistema nervoso simpatico, rendendo il corpo più vigile, pronto all’azione. Esattamente l’opposto di ciò che serve per addormentarsi.

📌 Consiglio pratico: se vuoi sfruttare il freddo per svegliarti, energizzarti e migliorare l’umore, fallo al mattino o nel primo pomeriggio.

Omega-3 e infiammazione: una sinergia con il freddo?

Parlare di freddo e infiammazione ci porta inevitabilmente anche a considerare l’alimentazione, in particolare il ruolo degli acidi grassi omega-3, tra cui il famoso DHA.

Queste molecole, che troviamo nei pesci grassi come salmone, sardine e sgombro, non agiscono direttamente sul grasso bruno come catalizzatori di qualche misterioso ormone, ma sono comunque grandi alleate nel controllo dell’infiammazione.

Cosa fa il DHA?

Il DHA viene trasformato dal nostro corpo in composti bioattivi chiamati:

  • Maresine

  • Resolvine

  • Protectine

Questi mediatori lipidici specializzati (SPMs) svolgono un ruolo chiave nella risoluzione dell’infiammazione, in quanto aiutano i tessuti a riprendersi da uno stato infiammatorio acuto o cronico. Non “spengono” semplicemente l’infiammazione, ma guidano attivamente il corpo verso la sua risoluzione fisiologica.

Cosa c’entra col freddo?

Sebbene non ci sia un collegamento diretto tra l’esposizione al freddo e questi mediatori lipidici, è plausibile che una dieta ricca di omega-3 possa amplificare i benefici antinfiammatori ottenuti da altre pratiche salutari, tra cui appunto la termogenesi indotta dal freddo.

Un corpo che dispone di sufficienti omega-3 è più efficiente nel gestire le risposte infiammatorie, e potrebbe quindi trarre un vantaggio sinergico dall’attivazione del grasso bruno.

Un consiglio pratico?

Integra nella tua alimentazione fonti ricche di omega-3 come:

  • Salmone selvaggio

  • Sardine

  • Olio di fegato di merluzzo

  • Semi di lino (per i vegetariani, anche se forniscono ALA)

  • Olio di alghe (per DHA vegetale)

Non perché stimolino ormoni misteriosi, ma perché offrono un supporto reale e documentato alla salute generale e alla risposta infiammatoria del corpo.

Conclusioni

Fino a poco tempo fa, ero uno di quelli che odiavano visceralmente il freddo. Bastava un getto d’acqua fredda sulla schiena per farmi imprecare. Però, leggendo gli studi e ascoltando testimonianze sempre più convincenti, ho deciso di fare un passo (anzi, un tuffo) fuori dalla mia zona di comfort.

Ne vale la pena?

Arrivati fin qui, possiamo tirare le somme. L’immersione in acqua fredda non è la panacea di tutti i mali, né una moda passeggera.

Cosa non aspettarsi:

  • Una perdita di grasso significativa nel breve periodo.

  • Una sostituzione efficace all’attività fisica.

  • Benefici se fatta nel momento sbagliato (subito dopo l’allenamento o prima di dormire).

Cosa potresti ottenere:

  • Un potente miglioramento dell’umore, mediato dalla dopamina.

  • Una riduzione dell’infiammazione sistemica, grazie all’attivazione del grasso bruno.

  • Una maggior lucidità mentale e una sensazione di controllo e forza interiore.

E allora? Freddo sì o freddo no?

Io ti dico questo: se vuoi provare qualcosa che ti metta alla prova, che ti costringa ad affrontare l’istinto di fuga e che – magari – ti regali anche qualche beneficio concreto, prova. Non devi iniziare con una vasca di ghiaccio: bastano 30 secondi sotto la doccia fredda per cominciare. Poi, un minuto. Poi due.

Come ogni allenamento, anche questo va conquistato. Ma la sensazione di aver superato la tua resistenza… quella sì, è davvero impagabile.

Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei