Da moderati a radicali: Cos’è la polarizzazione di gruppo?
La polarizzazione di gruppo è il fenomeno per cui, quando persone con opinioni simili si incontrano e discutono, finiscono spesso per rafforzare e spingere quelle stesse opinioni verso posizioni più estreme.
Non si tratta semplicemente di “rafforzare” una convinzione, ma di amplificarla al punto che può trasformarsi in qualcosa di qualitativamente diverso.
Perché succede questo?
Le cause sono molteplici. I ricercatori hanno individuato almeno tre meccanismi principali che spiegano questo fenomeno:
-
Argomentazioni persuasive
Quando ascolti argomenti a favore di ciò in cui già credi, li percepisci come conferme. Se questi argomenti sono nuovi o ben articolati, rafforzano la tua posizione, spingendoti ancora più in là rispetto alla tua convinzione iniziale. -
Conformismo e desiderio di approvazione
In un gruppo, tendiamo a voler essere “buoni membri”. Se notiamo che gli altri hanno posizioni più forti, spesso, consciamente o meno, ci spostiamo verso quelle per sentirci parte del gruppo. -
Identità sociale
Le opinioni diventano bandiere. Difenderle significa difendere sé stessi. Più il gruppo si compatta attorno a un’idea, più sentirsi appartenenti a quel gruppo diventa importante, e questo trascina le opinioni verso posizioni sempre più nette ed estreme.
Pensa a una chat di appassionati di cucina vegana. Si parte discutendo dei benefici nella riduzione della carne, e si arriva dopo ore di scambi entusiasti, a voler considerare mangiare un uovo un crimine morale.
È lo stesso meccanismo che, in politica, può far diventare una posizione moderata un manifesto estremista.
E no, non serve parlare di grandi ideologie: succede anche nei gruppi di fan di serie TV, dove si può passare dall’apprezzare un episodio al dichiarare che è “l’unica cosa degna prodotta negli ultimi dieci anni”.
Il gruppo come polarizzatore di atteggiamenti
Nel 1969 – Serge Moscovici e Marisa Zavalloni – due figure di spicco della psicologia sociale, condussero uno studio destinato a diventare un punto di riferimento nello studio della polarizzazione di gruppo.
Il loro esperimento coinvolse 140 studenti maschi delle scuole superiori francesi, ai quali fu chiesto di esprimere singolarmente il proprio giudizio su una serie di temi sociali.
Dopo questa prima fase, gli studenti vennero divisi in piccoli gruppi per discutere e raggiungere un consenso collettivo. Una volta conclusa la discussione, ogni partecipante ridiede la propria valutazione individuale.
Il risultato fu sorprendente: dopo il confronto di gruppo, le opinioni personali non erano solo confermate, ma spostate verso posizioni più estreme rispetto a quelle iniziali.
Lo studio demolì due convinzioni diffuse all’epoca: la prima era che le decisioni di gruppo tendessero naturalmente a moderarsi, avvicinandosi a una sorta di “media” delle opinioni individuali, mentre la seconda fu che il cosiddetto “risky shift” – la tendenza a prendere decisioni più rischiose in gruppo – fosse un’eccezione limitata a certi contesti.
Moscovici e Zavalloni dimostrarono invece che il fenomeno era sistematico: quando persone con idee simili si confrontano, non si moderano, ma tendono ad estremizzarsi.
Comunicazione online, deindividuazione e polarizzazione di gruppo
Quasi quarant’anni dopo, la ricercatrice E. Lee ha portato il tema della polarizzazione di gruppo nel contesto digitale, indagando cosa accade quando le interazioni avvengono online.
Il suo studio mise a confronto due situazioni. Da una parte c’era un gruppo di individui in cui l’identità personale era chiaramente percepita dagli altri – individuati, e in un altro un gruppo di individui – deindividuati – in cui l’anonimato e la ridotta esposizione del sé pubblico erano predominanti.
I partecipanti, in entrambi i casi, discutevano un dilemma e valutavano gli argomenti dei compagni. Nei gruppi deindividuati, tipici dell’ambiente online, emersero tre caratteristiche ricorrenti: una maggiore identificazione con il gruppo, una valutazione più positiva degli argomenti condivisi e, soprattutto, un’intensificazione della polarizzazione delle opinioni.
In altre parole, l’anonimato sembrava agire come un acceleratore dell’estremizzazione. Privati della pressione del giudizio diretto, i partecipanti si sentivano più liberi di allinearsi completamente alla posizione del gruppo, spesso spingendola oltre.
Lo studio di Lee sottolinea un aspetto cruciale dell’era digitale: nelle comunità virtuali, dove l’identità può essere mascherata e il senso di responsabilità personale ridotto, il terreno per la polarizzazione è particolarmente fertile.
Quand’è che la polarizzazione diventa un problema?
Non sempre la polarizzazione è negativa, in quanto può stimolare azioni concrete, mobilitare persone e accelerare il cambiamento. Tuttavia può anche:
-
Chiudere al dialogo con chi la pensa diversamente da te
-
Rafforzare pregiudizi e stereotipi
-
Alimentare conflitti sociali o familiari
-
Aumentare l’errata percezione della realtà (quella sensazione per cui “tutti la pensano come noi”)
Come possiamo contrastarla?
Esporsi a opinioni diverse
Non basta dare un’occhiata distratta a un titolo di giornale che sostiene la tesi opposta. Serve immergersi in altre prospettive con la curiosità di chi non vuole vincere una disputa, ma capire come pensa l’altro. Puoi iniziare a:
-
Ascoltare podcast o leggere articoli scritti da chi ha opinioni diverse dalle nostre.
-
Partecipare a dibattiti dove si entra con l’idea di fare domande senza pregiudizi.
-
Chiedere agli amici che non la pensano come noi “Perché la vedi così?”.
L’obiettivo non è cambiare idea subito, ma allargare il campo visivo. Non è detto che tu stia sbagliando e che debba assolutamente cambiare idea.
Occorre coltivare la mentalità critica
Ponetevi sempre questa domanda e difficilmente vi allontanerete dalla verità: “E se avessero ragione loro?”.
Questa semplice frase può essere come un seme capace di far germogliare il dubbio e incrinare alle convinzioni più solide. Occorre iniziare a provare a smontare la propria idea con la stessa determinazione che avrebbe il nostro avversario più ostinato.
Accettare il dubbio non è un segno di debolezza, ma di intelligenza estrema. Come ricordava Voltaire, “Il dubbio è scomodo, ma la certezza è ridicola”.
Rallentare le decisioni
Quando siamo in gruppo, l’entusiasmo è contagioso. Una battuta azzeccata, un applauso, e in pochi minuti sembra che “tutti” siano d’accordo. Per combattere questo ti consiglio di:
-
Scrivere i pro e i contro senza il pressing del gruppo.
-
Evitare di decidere “a caldo” dopo un confronto acceso.
- Prendersi una notte di sonno prima di prendere decisioni importanti.
Mischiare i gruppi
Un gruppo composto da persone tutte uguali è un eco: rimbalza sempre la stessa voce.
Occorre introdurre persone con background, età, esperienze e opinioni diverse nelle discussioni. Occorre organizzare riunioni di brainstorming dove si invitano “outsider” a dare la loro opinione.
Occorre creare spazi sicuri dove ogni voce possa emergere senza paura di essere ridicolizzata.
La diversità non è solo un antidoto alla noia, ma anche alla radicalizzazione: più prospettive ci sono sul tavolo, più difficile è scivolare verso un unico estremo.
Conclusione
La polarizzazione di gruppo rappresenta un meccanismo affascinante e inquietante allo stesso tempo. È la dimostrazione lampante che noi esseri umani siamo animati da un forte bisogno di appartenenza, al punto da essere disposti, a volte, a spingerci oltre i confini della normale ragionevolezza pur di sentirci parte di qualcosa.
Post Comment
You must be logged in to post a comment.