Società aperta e mercati globali: le idee di Karl Popper e di George Soros
La “società aperta e i suoi nemici” (1945)” è l’opera in cui Karl Popper delinea un modello politico basato sulla curiosità umana e sulla natura fallibile della conoscenza.
Per Popper, poiché nessuna teoria può essere considerata definitiva, le società devono restare aperte al confronto, e al dissenso.
L’autore contrappone questa prospettiva ai sistemi chiusi, ovvero a quelle ideologie totalizzanti, che pretendono di possedere la verità assoluta. – come il fascismo o il comunismo.
Secondo Popper:
Gli esseri umani sono animati da un desiderio costante di ridurre il divario tra ciò che sanno e la realtà.
Nessuna ideologia può pretendere di essere la verità assoluta, poiché ogni conoscenza resta un’ipotesi da mettere alla prova.
Le società che sopprimono il dissenso o controllano rigidamente l’informazione soffocano questa naturale propensione verso la ricerca.
Da qui Popper crea una distinzione tra:
Società chiuse, dominate da visioni ideologiche totalizzanti, che limitano la libertà individuale;
Società aperte, che favoriscono il pluralismo, il pensiero critico e la circolazione libera delle informazioni.
Per Popper la democrazia era il modello politico più adatto, in quanto permette una distribuzione equilibrata del potere, incoraggia il dibattito tra posizioni diverse, oltre a tutelare i diritti civili dell’intera collettività.
George Soros: tra finanza e filantropia
George Soros, investitore e filantropo di origine ungherese, ha reso Popper il punto di riferimento filosofico della propria visione del mondo.
Dopo aver studiato con lui alla London School of Economics, Soros ha basato la sua attività economica e la sua fondazione – l’Open Society Institute – proprio sugli ideali popperiani.
Celebre per le sue operazioni nel mercato valutario, come la speculazione contro la sterlina del 1992, Soros ha dedicato parte delle sue ingenti risorse al finanziamento di università, media indipendenti, nonché a programmi sociali nei paesi dell’europa orientale dopo la fine dei regimi comunisti.
In questo senso, Soros considera la filantropia un’estensione pratica della visione popperiana.
La teoria della riflessività: quando i mercati modellano la realtà
Una delle idee centrali elaborate da George Soros è la “riflessività”: un concetto che lui applica non solo ai mercati finanziari, ma anche alla vita politica e sociale.
La teoria della “riflessività” parte da un presupposto semplice: gli esseri umani non osservano la realtà in modo neutrale, ma la interpretano attraverso aspettative, credenze e giudizi soggettivi, ed è proprio questa interpretazione ad influenzare la realtà stessa.
Secondo Soros, nei mercati avviene un processo circolare, in cui:
Gli investitori non reagiscono soltanto ai dati oggettivi, ma anche alle loro aspettative sul futuro.
Queste aspettative modificano direttamente il comportamento del mercato, influenzando prezzi, volumi e tendenze.
I nuovi movimenti del mercato, a loro volta, modificano le aspettative degli investitori, creando una catena continua di retroazioni.
Il risultato è un effetto a spirale in cui percezione e realtà si alimentano in modo reciproco. Questo meccanismo genera fenomeni noti come bolle speculative, dove l’euforia collettiva spinge i prezzi a livelli esagerati, oppure a crolli improvvisi, quando la fiducia svanisce e gli investitori si ritirano in modo simultaneo.
In entrambi i casi, l’andamento del mercato non riflette più il valore reale degli asset, ma rappresenta il risultato di un intreccio di emozioni, convinzioni e reazioni collettive.
La bolla immobiliare del 2008
Un caso molto illustrativo del meccanismo descritto da Soros è quello della bolla immobiliare statunitense culminata nella crisi del 2008.
Aspettative iniziali positive: Per anni, molti investitori e famiglie erano convinti che i prezzi delle case sarebbero continuati a salire. L’idea dominante era quello di comprare oggi, e rivendere domani ”. Questa aspettativa non era basata solo sui dati reali, ma su una percezione collettiva di sicurezza.
Effetto sulle decisioni e sul mercato: Poiché tutti credevano nella crescita continua, la richiesta di mutui ed abitazioni aumentò rapidamente. Anche le stesse banche, convinte di operare in un mercato “sicuro”, iniziarono a concedere prestiti sempre più rischiosi. Il risultato di questo fu che i prezzi delle case salirono ancora, alimentati proprio da questo incredibile ottimismo.
Nuovi valori ( aumento dei prezzi) → nuove aspettative ( mercato immobiliare solido ): L’aumento dei prezzi veniva interpretato come conferma che il mercato fosse solido. Questo rinforzava ulteriormente la convinzione collettiva, che “se i prezzi salgono, è la prova che saliranno ancora di più”. Qui si nota realmente la riflessività, spiegata da Soros: le aspettative creano movimento del mercato, e il movimento crea nuove aspettative.
Il punto di rottura: Quando i prezzi raggiunsero livelli insostenibili rispetto ai redditi reali, molti mutuatari non riuscirono più a pagare le rate. Le insolvenze aumentarono e gli investitori iniziarono a dubitare della solidità del settore. A questo punto la situazione inverti e le persone iniziarono a farsi prendere dal panico.
Crollo amplificato: Come spesso accade nei mercati riflessivi, la paura generò altra paura. Il valore delle case crollò rapidamente, molto al di sotto del “valore reale” degli immobili. La crisi si estese alle banche, ai mercati finanziari globali e all’economia mondiale.
Soros sostiene che la riflessività non si limiti solo alla finanza, ma anche al tessuto politico e sociale.
Narrazioni mediatiche ed opinioni di persone con un forte seguito, influenzano la percezione degli eventi: queste percezioni condizionano le votazioni politiche, e tali decisioni, cambiano a loro volta il contesto sociale, alimentando nuove interpretazioni.
È un circuito che può amplificare idee corrette, ma anche errori di valutazione, distorsioni informative o strategie manipolative.
Per questo, secondo Soros, una società aperta è di fondamentale importanza: solo un ambiente in cui l’informazione circola senza ostacoli può attenuare manipolazioni, errori di giudizio e dinamiche emotive che alterano la comprensione della realtà.
Se nessuno possiede una verità definitiva, è il confronto pubblico a rendere più accurata – o almeno meno distorta – la nostra comprensione del mondo. In assenza di apertura e pluralismo, la riflessività rischia invece di amplificare miti, propaganda e percezioni errate, con conseguenze politiche ed economiche potenzialmente gravi.
Media e potere: i limiti delle società aperta
Soros, pur sostenendo gli ideali della società aperta, riconosce che le democrazie moderne non garantiscono un’informazione completamente libera e pluralista.
Una parte significativa del potere comunicativo infatti, è concentrata nelle mani di poche grandi corporation mediatiche. Questo restringe la varietà di opinioni, e rende la popolazione più vulnerabile alla manipolazione politica e commerciale.
L’esempio più citato da Soros è il ruolo ricoperto da magnati dell’informazione come Rupert Murdoch, che controllano reti, giornali e canali di intrattenimento con un pubblico complessivo che comprende miliardi di persone. Questa concentrazione può orientare il dibattito pubblico, limitando di fatto la possibilità di un confronto aperto.
Etica e profitto: un conflitto irrisolto
A questo punto ritengo utile evidenziare il legame – a mio avviso particolarmente rilevante – tra le convinzioni etiche dichiarate da Soros e le sue scelte di investimento.
Infatti, pur promuovendo la libertà di informazione, Soros investe talvolta in imprese che operano in settori controversi, come le armi, o in compagnie mediatiche, che esercitano un forte controllo sulla comunicazione globale.
La sua posizione è che qualsiasi titolo presente sul mercato, possa essere acquistato da chiunque; per questo motivo sostiene che il proprio investimento non implichi alcuna responsabilità diretta, rispetto alle attività svolte dall’azienda.
Una lettura etica più rigorosa suggerisce però il contrario: possedere quote, anche temporaneamente, significa contribuire – anche se in minima parte – al funzionamento dell’impresa. Secondo questa prospettiva, la coerenza morale richiederebbe di evitare investimenti contrari all’ideale di libertà, che si vuole promuovere.
Ad esempio, una persona contraria al consumo di prodotti animali non investirebbe mai in aziende che producono carne, dato che andrebbe contro i propri principi morali.
Le contraddizioni del libero mercato
L’idea che il libero mercato garantisca automaticamente la massima libertà individuale è, dal mio punto di vista, una semplificazione fuorviante. Il mercato, se lasciato completamente a sé stesso, può infatti generare dinamiche che finiscono per limitare — e non ampliare — le possibilità reali delle persone.
Senza adeguate regole, il sistema economico tende a favorire chi possiede già risorse significative, creando condizioni che amplificano disuguaglianze e squilibri di potere. Ecco cosa voglio dire:
la concentrazione del potere economico in poche grandi imprese, che può ostacolare la concorrenza e ridurre la libertà di scelta dei consumatori;
le pratiche monopolistiche od oligopolistiche, attraverso cui poche aziende determinano prezzi e condizioni di mercato, limitando le alternative disponibili;
il lavoro precario o sottopagato, che in assenza di tutele lascia molte persone formalmente “libere”, ma di fatto impossibilitate a migliorare la propria condizione;
la gestione opaca dei dati personali, in cui grandi piattaforme digitali controllano enormi quantità di informazioni, con un impatto diretto sulla privacy e sull’autonomia individuale.
Questi esempi mostrano che crescita economica e libertà non coincidono necessariamente. Il libero mercato può stimolare innovazione, competitività e miglioramento tecnologico, ma da solo non garantisce equità sociale, diritti uniformi o accesso paritario alle opportunità.
Per realizzare davvero l’ideale della “società aperta”, come descritta da Popper servono istituzioni capaci di regolare in modo equilibrato i rapporti tra gli attori economici, proteggere i più vulnerabili ed impedire qualsiasi forma di abuso di potere.















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