Quando la filosofia dichiarò guerra alla metafisica: l’ascesa del Positivismo Logico
Alfred Jules “Freddie” Ayer è una figura centrale della filosofia del novecento.
Spesso descritto come erede intellettuale di Ludwig Wittgenstein, Ayer contribuì in modo decisivo a portare il positivismo logico – nato all’interno del celebre circolo di Vienna – nel panorama filosofico britannico.
Nonostante la convinzione diffusa che Wittgenstein avesse già “risolto” gran parte dei problemi filosofici, molti dei suoi interpreti, compreso Ayer, considerarono la sua opera come un punto di partenza piuttosto che un traguardo definitivo.
Fu da questo terreno teorico fertile che si sviluppò il contributo di Ayer alla filosofia analitica e alla definizione dei criteri di significato delle affermazioni.
Cosa deve studiare davvero la filosofia?
Il Positivismo logico nacque negli anni venti e trenta del XX secolo come tentativo di rispondere a una domanda che attraversa la storia della filosofia: quali affermazioni possiedono una reale valenza conoscitiva?
Per i membri del circolo di Vienna – un gruppo interdisciplinare che riuniva filosofi, scienziati e logici – la filosofia doveva chiarire i concetti e verificare la validità delle affermazioni, evitando speculazioni prive di riscontro empirico.
Ayer accolse questa impostazione con entusiasmo e la trasformò nel fulcro del suo libro più famoso, Language, Truth and Logic (1936), che segnò l’ingresso ufficiale del Positivismo logico nel mondo anglosassone.
Due tipi di affermazioni significative
Secondo il modello positivista, esistono soltanto due categorie di enunciati realmente significativi:
1. Gli enunciati verificabili empiricamente
Sono affermazioni che possono essere confermati o confutati attraverso l’osservazione.
Esempi classici:
“La luna orbita attorno alla terra.”
“L’acqua bolle a 100°C a livello del mare.”
Per i positivisti, queste proposizioni appartengono al dominio della scienza, che ha il compito di osservarle, misurarle e testarne la veridicità.
2. Le affermazioni vere per necessità logica
Sono affermazioni valide indipendentemente dall’esperienza, fondate unicamente sulla coerenza interna dei loro presupposti.
Per esempio:
“Se Socrate è un uomo, e tutti gli uomini sono mortali, allora Socrate è mortale.”
Si tratta di strutture deduttive o tautologiche, tipiche della logica o della matematica.
Ayer sostenne che solo queste due categorie di enunciati possiedono un significato autentico. Ogni altra frase, pur potendo sembrare dotata di un contenuto profondo, risulta in realtà priva di valore cognitivo.
Etica, religione e metafisica secondo Ayer: questioni “senza senso”?
Se un enunciato non può essere verificato, né dimostrato logicamente, allora – affermano Ayer e i positivisti logici – non possiede alcuna valenza significativa.
Da questa impostazione derivano conseguenze radicali, dato che affermazioni, come “Dio esiste.” o “La giustizia richiede una distribuzione equa della ricchezza.”, sono prive di contenuto conoscitivo, secondo i dettami proposti dal positivismo logico.
Non perché siano necessariamente false, ma perché non esiste un metodo empirico o logico per verificarle.
Questo implica che:
La metafisica viene completamente esclusa dal campo della filosofia;
l’etica non è una disciplina descrittiva, ma solo un insieme di preferenze, emozioni o prescrizioni sociali;
la filosofia deve limitarsi ad analizzare il linguaggio e supportare la scienza chiarendo i suoi concetti.
Si tratta di una posizione che riduce drasticamente il raggio d’azione della filosofia, privandola di domande millenarie come:
Perché esistiamo? Come dovremmo vivere? Qual è il senso della vita? Dio esiste?
Ayer stesso riconobbe che la sua impostazione lasciava la filosofia come un territorio “spoglio”, ma ne difese a lungo la necessità metodologica.
L’episodio della “quasi morte”: un filosofo positivista davanti all’ignoto
Negli ultimi anni della sua vita, Ayer visse un episodio che alimentò molti dibattiti e speculazioni. Ricoverato in ospedale, ebbe un arresto cardiaco dopo essersi apparentemente soffocato con del salmone, che un’ex amante gli aveva portato di nascosto.
Per alcuni minuti Ayer fu clinicamente morto.
Al suo risveglio, secondo il medico che lo aveva assistito, dichiarò di aver visto un “essere divino”. Un’affermazione sorprendente, soprattutto per un filosofo che aveva passato la vita a sostenere che le affermazioni religiose fossero prive di significato.
Il racconto fu interpretato in molti modi. C’è:
chi parlò di un ripensamento delle sue idee;
e chi ipotizzò che fosse solo un’esperienza allucinatoria indotta dalla mancanza di ossigeno;
Di certo, se Blaise Pascal – celebre per la sua “scommessa” sull’esistenza di Dio – avesse commentato l’episodio, avrebbe probabilmente esclamato: «Te l’avevo detto!».
Ayer, tuttavia, negò di aver cambiato idea sulla religione. In un’intervista successiva ridimensionò l’episodio, sostenendo che si trattava di una percezione soggettiva e non di un’esperienza metafisica. Nonostante ciò, rimane uno degli episodi più citati della sua biografia, proprio perché si scontra frontalmente con il rigore razionalista della sua filosofia.
Conclusione
Il Positivismo Logico ha avuto un impatto enorme sulla filosofia analitica, sulla logica e sul pensiero scientifico del XX secolo.
Molte sue tesi sono oggi considerate superate, soprattutto a causa dei limiti del criterio di verificazione, ma l’eredità metodologica – l’attenzione al linguaggio, alla chiarezza e all’argomentazione rigorosa – continua a influenzare il dibattito filosofico contemporaneo.
Ayer rimane una figura centrale: brillante, controverso, spesso provocatorio, e capace di incarnare in modo coerente (quasi sempre) il suo ideale di razionalità.















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