Le grandi tragedie della storia erano invisibili. Quali mostri restano ancora da scoprire?
Nel corso della storia sono esistiti fenomeni moralmente sbagliati, così profondamente radicati nella società da diventare quasi invisibili. Possiamo immaginarli come mostri trasparenti, capaci di generare sofferenza e distruzione, ma difficili da riconoscere con precisione.
Solo poche persone, in ogni epoca, riescono davvero a notarli. A volte accade grazie ad un’intuizione morale, mentre altre volte dipende dalla capacità di cogliere segnali sottili che rivelano incoerenze sociali, culturali o scientifiche.
Quando qualcuno riesce ad individuare uno di questi “mostri”, di solito tenta di parlarne. All’inizio, però, la maggioranza respinge categoricamente qualsiasi premessa o riflessione: metterla in discussione significherebbe infatti, toccare aspetti profondi della propria identità e del proprio sistema di credenze.
Con il tempo – un processo tutt’altro che rapido – ciò che inizialmente appariva come un’idea folle comincia a circolare sempre di più nelle conversazioni. Così, gradualmente, il fenomeno diventa visibile a un numero sempre più crescente di persone.
Anche quando il problema appare ormai evidente, alcuni continuano a difenderlo, sostenendo che sia necessario, o addirittura vantaggioso. In certi casi si arriva perfino ad affermare che quel “mostro” svolga una funzione protettiva contro un male ritenuto ancora più grande.
Eppure, nella maggior parte delle grandi questioni morali della storia, le discussioni non durano per sempre. A un certo punto, le società riconoscono l’errore, si uniscono per correggerlo e diventano migliori.
Ciò che raramente ricordiamo è il prezzo pagato da chi ha individuato “il mostro” troppo presto, dato che molti di loro sono state oggetto di derisione o indifferenza, e in altri casi, anche di persecuzione e violenza.
La schiavitù: un esempio emblematico
Uno dei “mostri trasparenti” più antichi in assoluto è la schiavitù. Questa condizione è presente ben prima della comparsa dei documenti scritti, ed è stata considerata per millenni una parte normale dell’organizzazione sociale.
Solo nel XIX secolo la maggioranza del mondo ha iniziato a riconoscerla come una tragedia morale, e ancora oggi alcune forme di sfruttamento simile alla schiavitù persistono. Basti pensare allo sfruttamento di lavoratori sottopagati, e costretti ad operare in condizioni igienico-sanitarie gravemente insufficienti: una realtà ancora oggi troppo spesso ignorata.
Questa “trasparenza” storica diventa ancora più evidente se si osservano le posizioni sostenute da alcuni tra i più grandi filosofi dell’antichità, figure considerate allora – e in parte ancora oggi – come modelli di saggezza e razionalità.
Nell’antica Grecia, molti pensatori si dedicavano allo studio delle virtù e del buon governo, ma allo stesso tempo consideravano la schiavitù un elemento naturale dell’ordine sociale.
Aristotele, nella Politica, sosteneva che esistessero persone “per natura” destinate alla sottomissione. Secondo lui, così come alcuni individui sono predisposti al comando, altri lo sarebbero alla dipendenza: una condizione che riteneva non solo inevitabile ma addirittura appropriata.
In altre parole, Aristotele interpretava la disuguaglianza sociale non come un’ingiustizia, ma come una caratteristica intrinseca della società umana. Proprio questa normalizzazione della schiavitù da parte di pensatori tanto influenti mostra quanto profondamente fosse radicato il “mostro trasparente” all’epoca.
Anche pensatori come Platone, Omero, Sant’Agostino e Tommaso d’Aquino, così come gran parte della classe politica e intellettuale del Sud degli Stati Uniti durante la guerra civile americana, consideravano la schiavitù un elemento positivo o comunque legittimo.
La schiavitù era un mostro trasparente perché era ovunque e profondamente integrata nella società, ma soprattutto perché non era riconosciuta come una tragedia, ma come un fatto naturale dell’esistenza.
Oltre la schiavitù: altri mostri rivelati
La storia mostra che la schiavitù non è l’unico esempio di morale distorta e normalizzata. Aristotele, infatti affermava anche, che:
“Il maschio è per natura superiore, e la femmina inferiore; l’una governa e l’altra è governata”
La subordinazione delle donne, la persecuzione di persone considerate “diverse”, e la discriminazione basata su religione, etnia od orientamento sessuale rappresentano tutti mostri che sono stati per molto tempo invisibili, accettati o minimizzati. Solo con il passare dei secoli sono diventati visibili alla coscienza collettiva, grazie a movimenti culturali, sociali, filosofici e scientifici.
Questo solleva una domanda fondamentale: conoscendo il nostro passato, quanto è probabile che oggi la nostra visione morale sia completa? Forse è più credibile pensare che non esistano ad oggi altri mostri ancora invisibili? La risposta più probabile è no.
I mostri del presente: il trattamento degli animali
Negli ultimi anni, un nuovo “mostro” sta diventando sempre più evidente: il modo in cui l’umanità tratta gli animali. Il dibattito etico sugli allevamenti intensivi, sulla sofferenza animale e sulla responsabilità umana nei confronti delle altre specie sta crescendo, e molti studiosi ritengono che in futuro questo tema sarà considerato di vitale importanza, proprio come oggi consideriamo la schiavitù una pagina oscura della storia.
Alcune tecnologie emergenti, come la carne coltivata in laboratorio, potrebbero giocare un ruolo importante nel ridurre la sofferenza animale e trasformare radicalmente il nostro rapporto con il cibo.
L’evoluzione della moralità umana sembra infatti seguire un percorso di progressiva espansione del cosiddetto “cerchio morale”.
All’inizio colpisce la consapevolezza di pochi individui privilegiati, poi raggiunge tutte le persone considerate parte della comunità civile, e infine arriva a comprenderlo anche ogni essere umano, indipendentemente da origine, status o appartenenza culturale.
Le tragedie naturali ancora invisibili
Un altro aspetto interessante è che non tutti i “mostri” derivano dalle azioni umane. Potrebbero esistere tragedie naturali che oggi non vediamo perché non conosciamo abbastanza il mondo.
Il progresso scientifico potrebbe rivelare quali creature sono capaci di soffrire e quali no, e aiutarci a definire con maggiore precisione il confine della coscienza.
Per esempio, alcuni studi suggeriscono che gli insetti possano provare qualche forma di esperienza soggettiva. Se questa ipotesi fosse vera, le implicazioni etiche sarebbero enormi: si stima che per ogni essere umano esistano dai 100 milioni fino ad un miliardo di insetti. La potenziale sofferenza complessiva sarebbe immensa. Solo ulteriori ricerche potranno chiarire questo punto.
Come possiamo individuare nuovi “mostri”
È possibile sviluppare strumenti personali atti a riconoscere questi fenomeni invisibili? Un primo metodo consiste nel cercare somiglianze tra noi e altre forme di vita: quanto più un essere vivente condivide con noi caratteristiche fondamentali, tanto più probabile è il fatto che meriti considerazione morale.
Anche l’introspezione può rappresentare uno strumento utile. A volte basta porsi anche una domanda molto semplice, come: “Accetterei di essere trattato come quell’essere?”
Questo esercizio può essere applicato a molti casi. Per esempio, in merito alla questione degli animali negli zoo, potrei chiedermi: “Accetterei di essere prelevato dal mio ambiente e rinchiuso in uno spazio delimitato, osservato e fotografato dai visitatori?”
Un interrogativo così immediato non offre risposte definitive, ma rappresenta un modo efficace per valutare l’impatto morale di un’azione o di una convinzione, dato che aiuta a spostare temporaneamente la prospettiva, e a riconoscere più facilmente situazioni che potremmo considerare problematiche.
Un altro approccio consiste nell’immaginare come ragionerebbe un’umanità più illuminata.
Se osserviamo la storia, notiamo un andamento ricorrente: nel tempo, il nostro “cerchio morale” si è allargato sempre di più. In passato venivano considerati degni di rispetto solo i membri della propria famiglia o della propria città; poi sono stati inclusi altri gruppi sociali, le donne, gli stranieri, le minoranze…
Oggi riconosciamo diritti universali a tutti gli esseri umani. Questa espansione non è stata immediata: ciò che ieri sembrava impensabile, oggi è considerato un valore imprescindibile.
Partendo da questa tendenza, possiamo chiederci quali saranno le sensibilità morali del futuro. È possibile che le generazioni future includano nel cerchio morale altre forme di vita, come gli animali o perfino sistemi artificiali senzienti, ritenendo ovvio, ciò che oggi è ancora discusso o ignorato.
Adottare in anticipo queste prospettive non significa prevedere con certezza la moralità del domani, ma significa allenare la nostra “immaginazione etica”, al fine di vedere oltre i limiti del nostro tempo.
Questo approccio può aiutarci a riconoscere oggi quei fenomeni che un giorno verranno giudicati ingiusti o crudeli con la stessa chiarezza con cui oggi giudichiamo la schiavitù o la discriminazione.
Conclusione
I mostri trasparenti sono ovunque: alcuni li vediamo già, mentre altri restano nascosti nelle pieghe della società o della natura. La sofferenza può esistere senza essere riconosciuta, e le nostre certezze morali possono cambiare nel tempo. La consapevolezza e la curiosità sono strumenti essenziali per continuare a scoprire questi mostri invisibili, che attanagliano il nostro tessuto sociale.















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