Siamo davvero liberi di scegliere?
Il determinismo duro – spesso chiamato anche incompatibilismo – sostiene una tesi radicale: se ogni evento dell’universo è il risultato inevitabile di una catena di cause precedenti, allora il libero arbitrio non può esistere.
Di conseguenza, nemmeno la responsabilità morale esisterebbe. Questa posizione si oppone al determinismo morbido (compatibilismo), secondo cui una certa forma di libertà può sopravvivere anche in un universo completamente determinato.
L’idea alla base è semplice: se tutte le nostre azioni derivano inevitabilmente da cause pregresse — genetiche, ambientali, psicologiche, biologiche — possiamo davvero, dire di avere scelto?
Una scelta inevitabile: il caso della torta di Nagel
Uno dei modi più intuitivi per comprendere il determinismo duro è attraverso un esempio proposto dal filosofo Thomas Nagel. Immagina di essere davanti al bancone di una caffetteria e di dover scegliere tra una pesca e una fetta di torta al cioccolato.
Dopo un’attenta analisi, opti per la torta, e subito pensi: «Avrei potuto scegliere la pesca», ma è davvero così?
Per il determinismo duro, quella scelta non era la più probabile, ma quella inevitabile. La combinazione di fattori che ti ha portato a quel gesto — preferenze personali, educazione, umore, predisposizioni genetiche, odore della torta appena sfornata — rendeva impossibile una scelta differente.
Secondo i deterministi soft, invece, pur essendo la scelta causalmente determinata, nessuno ti ha costretto: questo basterebbe per parlare comunque di libero arbitrio.
PER CAPIRE MEGLIO
Se quella scelta era inevitabile, allora:
❓ Possiamo comunque chiamarla “una scelta libera”?
I deterministi duri affermano di NO → se era inevitabile, allora significa automaticamente che non sei libero, mentre i compatibilisti affermano di SI → anche se era inevitabile, sei libero se l’hai deciso te, senza che nessuno ti costringesse a farlo.
TUTTO RUOTA ATTORNO A QUESTA DOMANDA: La libertà può esistere anche se tutto è già determinato?
Ecco le tesi a favore del determinismo duro
I sostenitori del determinismo duro partono da una doverosa premessa: se il determinismo è vero, allora non esiste spazio per il libero arbitrio. Se ogni pensiero, motivazione o comportamento deriva da cause precedenti, la libertà sarebbe solo un’illusione.
Immanuel Kant criticò duramente il determinismo morbido (compatibilismo), definendolo un «miserabile sotterfugio», dato che non salva affatto la vera libertà.
Per Kant, dire che siamo liberi solo perché agiamo secondo i nostri desideri è un inganno: quei desideri sono comunque determinati da cause naturali, quindi non sono davvero “nostri”. Il compatibilismo, cambiando la definizione di libertà, evita il problema, invece di risolverlo.
La vera libertà, per Kant, richiede che l’essere umano sia capace di iniziare da sé una nuova catena causale, guidato dalla ragione morale e non da inclinazioni o necessità naturali. Per questo riteneva il compatibilismo una soluzione debole, che confonde la semplice assenza di costrizione con l’autentica autonomia.
In epoca moderna, uno dei maggiori sostenitori dell’idea che il libero arbitrio fosse un’illusione è lo psicologo Daniel M. Wegner.
Nel libro The Illusion of Conscious Will (2002) argomenta che la nostra esperienza soggettiva di “volere” un’azione non è una prova di libertà, ma un trucco del cervello, dove la coscienza attribuisce intenzioni a comportamenti che in realtà sono già stati predisposti o predeterminati da meccanismi inconsci della mente.
Secondo Wegner, la sensazione che controlliamo i nostri comportamenti o le nostre decisioni è un racconto retroattivo costruito ad hoc dalla mente, e non la causa reale dell’azione.
Quando pensiamo “ho voluto farlo”, l’azione è spesso già in atto o in preparazione: il nostro pensiero arriva dopo e dice “lo volevo”, mentre il vero motore che ci ha portato a quella decisione è ben nascosto.
Wegner supporta queste tesi con esperimenti in cui le persone credono di aver scelto qualcosa quando non lo hanno fatto, mostrando che il senso di volontà può emergere anche senza causa cosciente autentica.
Questo porta all’idea che non scegliamo davvero, ma interpretiamo a posteriori ciò che è già accaduto.
Le critiche al determinismo duro
Le critiche arrivano da più direzioni.
I deterministi morbidi accettano il determinismo, ma difendono una forma di libertà compatibile con esso. Secondo loro, ciò che conta è l’assenza di costrizioni esterne.
Harry Frankfurt distingue tra desideri di primo ordine, che riguardano ciò che vogliamo fare (“voglio mangiare la torta”), e desideri di secondo ordine, che riguardano ciò che vogliamo volere (“vorrei desiderare qualcosa di più sano”).
Secondo Frankfurt, la libertà non coincide semplicemente con il seguire un qualsiasi desiderio, ma con la capacità di riflettere sui propri impulsi, e quindi approvarli o respingerli.
Una persona è libera quando i suoi desideri di primo ordine si accordano con i suoi desideri di secondo ordine: ovvero quando fa ciò che vuole veramente volere. Al contrario, chi agisce solo spinto dagli impulsi, senza poterli valutare o modificare, non è autenticamente libero.
Questo modello permette a Frankfurt di spiegare la libertà all’interno di un mondo determinato, spostando l’attenzione dalla possibilità di “fare altrimenti” alla coerenza interna della volontà.
Ricapitolando, secondo Harry Frankfurt il libero arbitrio nasce quando questi due livelli coincidono. Anche in un universo deterministico, il soggetto può essere ritenuto libero se agisce seguendo ciò che sente come autentico.
I libertari del libero arbitrio rifiutano il determinismo perché ritengono che gli esseri umani possiedano una forma di libertà autentica, non riducibile a catene di cause naturali.
Secondo loro, la libertà stessa implica la capacità reale di poter agire altrimenti, e non solo in senso ipotetico. Questa posizione attribuisce all’individuo un ruolo creativo nelle proprie azioni, rendendolo responsabile in modo radicale.
Per i libertari, se ogni scelta fosse inevitabile, la responsabilità morale crollerebbe. La volontà umana ha invece un potere causale proprio, capace di interrompere o deviare la catena degli eventi a proprio piacimento.
Altre posizioni, molto più radicali, negano il libero arbitrio a prescindere dal determinismo, sostenendo che la libertà sia impossibile in qualunque scenario.
Secondo questi pensatori, anche in un universo indeterminato i nostri pensieri e le nostre decisioni deriverebbero comunque da processi che non controlliamo, quali meccanismi cerebrali, impulsi inconsci o eventi casuali.
Né la necessità, e né il caso possono dar vita ad un’autentica autonomia. Di conseguenza, non siamo mai la causa ultima delle nostre azioni. Questa prospettiva vede il libero arbitrio come un’illusione creata dalla nostra esperienza soggettiva, e non come una realtà metafisica.
Cosa ne pensa la psicologia?
Secondo Eddy Nahmias (2011), molti faticano a comprendere il determinismo duro, e spesso lo confondono con un fenomeno diverso: ” la teoria del bypass”.
Nel bypass, il corpo agisce indipendentemente dalla mente. Questo scenario appare intuitivamente più minaccioso, perché elimina ogni ruolo della coscienza.
ESEMPIO PER CAPIRE MEGLIO
Hai 12 anni e devi scegliere tra giocare a calcio, o imparare a suonare uno strumento, e decidi di optare per la prima opzione.
COME LO SPIEGA IL DETERMINISMO DURO?
Il determinismo duro dice che, hai scelto di giocare a calcio perché tutte le cause passate ti portavano inevitabilmente al calcio. Era impossibile che scegliessi musica.
Vediamo le “cause”:
da bambino guardavi partite con tuo padre
provi felicità quando pensi al calcio
i tuoi amici giocano a calcio
credi che il calcio ti farà guadagnare di più
hai un talento naturale per il gioco del calcio
ultimamente sei più interessato allo sport che alla musica
hai avuto esperienze negative con la musica
Questi fattori, se messi insieme, determinano la tua scelta. Non avresti mai potuto scegliere musica. Date le cause, l’unica scelta fattibile era il calcio.
La tua ragione, il tuo pensiero, e la tua volontà CI SONO, ma sono determinate da tutto ciò che è venuto prima.
👉 Quindi la coscienza partecipa, ma non cambia il fatto che la scelta era inevitabile.
COME LO SPIEGA IL MODELLO DEL BYPASS?
Il bypass non è una teoria del libero arbitrio, ma un’idea su come si formano le decisioni.
Il bypass afferma che la decisione di giocare a calcio è stata presa dal tuo cervello in modo inconscio, prima che tu, te ne rendessi conto.
In questo caso, non è la coscienza a decidere, dato che arriva solo dopo, al fine di giustificare la scelta già avvenuta.
ECCO COME FUNZIONA LA TEORIA DEL BYPASS
Nel tuo cervello si attivano reti legate al calcio. (ricordi piacevoli, abitudini…).
Queste attivazioni portano automaticamente alla scelta: quella di giocare a calcio.
Solo DOPO la decisione inconscia, tu pensi:
“Mi piace di più”
“Mi farà guadagnare di più”
“Sono più portato per questa attività”
Ma questi ragionamenti non hanno causato la scelta: la spiegano dopo, come una sorta di razionalizzazione.
👉 La coscienza è stata bypassata: la decisione secondo la ” TEORIA DEL BYPASS” nasce nell’inconscio, e MAI nella parte razionale.
Molti potrebbero confondere la cosiddetta “teoria del bypass” con le idee dello psicologo Daniel M. Wegner, già descritte prima, ed avrebbero ragione in quanto si tratta di concetti molto simili.
Entrambi infatti, sostengono che le azioni vengano avviate da processi inconsci, mentre la coscienza interviene solo dopo, attribuendosi falsamente la volontà dell’atto.
Wegner sviluppa però questa intuizione in modo più rigoroso, mostrando sperimentalmente come il senso di controllo nasca a posteriori. In questo senso, le sue ricerche rappresentano una delle formulazioni più forti e scientifiche del fenomeno di bypass della coscienza.
Il determinismo duro, invece, non elimina la mente: semplicemente afferma che anche le sue scelte sono predeterminate. Non sempre risulta facile distinguere immediatamente il determinismo duro, dalla “TEORIA DEL BYPASS“.















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