Il nostro pianeta accumula calore a ritmi record: è raddoppiato in soli 20 anni!

surriscaldamento terra

Negli ultimi vent’anni la terra ha perso sempre più il suo delicato equilibrio energetico. I dati scientifici più recenti parlano chiaro: stiamo accumulando calore a un ritmo più che doppio rispetto ai primi anni 2000. È come se il nostro pianeta fosse un conto in banca in cui i versamenti (l’energia in entrata) superano di gran lunga i prelievi (l’energia in uscita). E questa “ricchezza” di calore in eccesso, purtroppo, non è affatto una buona notizia, al contrario di quello che potremo pensare.

Un bilancio che non torna

Il bilancio energetico terrestre è il rapporto tra l’energia che riceviamo dal sole e quella che riusciamo a rimandare nello spazio. Per millenni questo equilibrio è rimasto stabile, con una temperatura media di circa 14 °C.

Ma attraverso l’industrializzazione e la combustione di carbone, petrolio e gas abbiamo liberato nell’atmosfera più di duemila miliardi di tonnellate di gas serra. Questi agiscono come una coperta sempre più spessa, trattenendo il calore che prima poteva disperdersi.

Negli anni 2000 lo squilibrio medio era di circa 0,6 watt per metro quadrato. Negli ultimi anni la media è salita a 1,3 watt per metro quadrato: un raddoppio netto.

Dove finisce tutto questo calore in eccesso?

Il 90% di questa energia extra non rimane nell’aria, ma viene assorbito dagli oceani, che funzionano come giganteschi serbatoi termici. Una piccola parte inoltre scioglie ghiacciai e calotte polari, o riscalda le terre emerse e l’atmosfera. Il problema è che gli oceani, pur assorbendo gran parte del calore, alla lunga lo restituiscono, influenzando climi e correnti.

Il ghiaccio e la neve, riflettendo la luce solare, aiutano a mantenere il pianeta più fresco. Ma con lo scioglimento delle superfici ghiacciate, sempre più calore viene trattenuto, accelerando il riscaldamento e instaurando in questo modo un pericoloso circolo vizioso.

Come si misura lo squilibrio energetico?

Gli scienziati utilizzano due principali strumenti di rilevazione:

  • Satelliti dotati di radiometri, che dagli anni ’80 misurano con precisione l’energia solare in arrivo e quella riflessa o irradiata nello spazio.

  • Reti di boe robotiche distribuite negli oceani, attive dagli anni ’90, che registrano le temperature a varie profondità.

Entrambi i sistemi confermano la stessa tendenza: un aumento rapido e continuo dello squilibrio energetico. E ciò che sorprende è che i modelli climatici più avanzati prevedevano un incremento di appena la metà rispetto a quello osservato.

Perché il cambiamento è così veloce?

Le cause non sono ancora del tutto chiare, ma le nuvole sembrano svolgere un ruolo cruciale in questo. In generale, le nuvole bianche e compatte riflettono molte radiazioni solari, contribuendo a raffreddare il pianeta. Tuttavia, negli ultimi anni si è ridotta la copertura di queste nuvole “protettive” ed è aumentata quella di nubi più sottili e meno riflettenti.

Alcuni scienziati ipotizzano che la riduzione dello zolfo nei carburanti navali, introdotta dal 2020 per migliorare la qualità dell’aria, abbia contribuito a questo cambiamento, dato che le particelle di zolfo favorivano la formazione di nubi più chiare. Ma lo squilibrio era già in crescita prima di questa misura, segno che ci sono anche altri fattori in gioco.

Tra le possibili spiegazioni ci sono le oscillazioni naturali del clima, come l’oscillazione decennale del pacifico, e soprattutto la possibilità che i cambiamenti nelle nuvole siano una retroazione positiva del riscaldamento globale: più caldo significa nuvole meno riflettenti, che a loro volta trattengono più calore.

Cosa ci aspetta?

Se questa tendenza prosegue, il prossimo decennio potrebbe essere ancora più caldo, con:

  • Ondate di calore più frequenti e intense

  • Siccità prolungate in molte aree del pianeta

  • Piogge torrenziali e alluvioni più distruttive

  • Ondate di calore marine in grado di devastare ecosistemi e pesca

E non si tratta di ipotesi astratte: le proiezioni dei modelli climatici che più si avvicinano ai dati reali indicano una sensibilità climatica più alta della media, cioè un riscaldamento più rapido e intenso, a meno di una drastica riduzione delle emissioni.

La chiave: conoscere e agire

Sappiamo già cosa fare: occorre smettere immediatamente di bruciare combustibili fossili, bisogna ridurre la deforestazione, nonché adottare tecnologie e politiche a basse emissioni. Ma per decidere bene, serve anche monitorare con precisione lo stato del pianeta.

I satelliti sono i nostri occhi nel cielo. Riescono a cogliere variazioni di accumulo di calore con anni di anticipo rispetto ad altri metodi.

Conclusione

Questa storia dello squilibrio energetico è, in fondo, la storia di un debito che stiamo accumulando con la natura. Come un conto corrente in rosso, prima o poi dovremo saldarlo, con interessi altissimi. E pagare, in questo caso, significa affrontare conseguenze che possono cambiare radicalmente la vita di miliardi di persone.

La scienza ci avverte: i bambini nati oggi rischiano di vivere in un mondo con disastri naturali sempre più frequenti, a meno che non decidiamo di agire subito. Ogni anno di ritardo significa lasciare loro un’eredità più pesante e un pianeta più instabile.

La domanda, a questo punto, non è più “se” dobbiamo agire, ma quanto velocemente siamo disposti a farlo.

FONTE ATTENDIBILE

Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei