E se bastasse una risata finta per stare meglio? Cosa dice la ricerca?

ridere finta

Uno studio condotto dalla University of Kansas ha dimostrato che sorridere – sì, anche in modo forzato – può ridurre la risposta allo stress e abbassare il battito cardiaco. Un’azione minima, quasi banale, che però genera effetti misurabili e concreti sul nostro organismo.

E poi c’è un dettaglio affascinante che rende il tutto ancora più intrigante. Il cervello non distingue tra un sorriso autentico e uno finto. Per lui, entrambe le espressioni comunicano “sto bene”. Eppure, il corpo… sa. Sa quando quel sorriso nasce dal cuore e quando invece è una piccola messa in scena.

Tuttavia ciò non toglie che, anche in quest’ultimo caso, riesca comunque a trarne beneficio, in quanto anche la risata forzata ha il potenziale di stimolare la produzione di sostanze benefiche, come la serotonina e le endorfine, proprio come accadrebbe se una persona ridesse in modo autentico e spontaneo.

Un esperimento tanto semplice quanto illuminante

I ricercatori hanno creato tre condizioni ben precise per i partecipanti, così da capire se e quanto il tipo di espressione facciale potesse influire sulla risposta allo stress.

Hanno suddiviso i volontari in tre gruppi distinti, ognuno con istruzioni molto specifiche:

Espressione neutra: I partecipanti di questo gruppo dovevano mantenere un volto completamente rilassato, senza alcun accenno di sorriso. Niente movimenti volontari dei muscoli zigomatici o orbicolari – quelli che sollevano le guance e “stringono” gli occhi quando sorridiamo davvero. L’idea era creare un gruppo di controllo, per misurare cosa accade al corpo quando affronta lo stress senza nessun segnale positivo proveniente dal volto.

Sorriso autentico: Qui il compito era semplice: sorridere in modo naturale, come si farebbe vedendo una persona amata o ricordando un momento felice. Questo tipo di sorriso, detto “di Duchenne”, coinvolge non solo i muscoli della bocca ma anche quelli intorno agli occhi, creando la classica espressione calda e sincera. I ricercatori volevano verificare se un’emozione positiva genuina avrebbe avuto un impatto maggiore rispetto alla neutralità.

Sorriso forzato: E qui entra in gioco la parte più curiosa. Ai partecipanti veniva chiesto di tenere una bacchetta o una matita tra i denti, in modo da contrarre automaticamente i muscoli della bocca tipici di un sorriso, senza però attivare quelli degli occhi. Questo trucco meccanico permette di “mimare” la postura facciale del sorriso anche senza provare emozioni felici, perfetto per testare l’ipotesi: può un gesto fisico, privo di sentimento, influenzare comunque il corpo?

Durante i compiti stressanti – come risolvere problemi complessi in tempi molto stretti o immergere le mani in acqua ghiacciata – i ricercatori hanno misurato frequenza cardiaca, pressione sanguigna e livello di stress auto-percepito.

Il verdetto è stato chiaro: sia il sorriso autentico che quello forzato hanno ridotto la risposta fisiologica allo stress rispetto al volto neutro, con un effetto leggermente più marcato nel caso del sorriso genuino… ma non così tanto da sminuire il potere di quello “finto”.

Il risultato è stato inequivocabile. Chi sorrideva – anche a comando – mostrava frequenza cardiaca più bassa, respiro più regolare e una maggiore sensazione di calma rispetto a chi manteneva il volto neutro. In altre parole, il sorriso agiva come un piccolo interruttore biologico in grado di abbassare l’intensità della risposta allo stress.

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Perché succede?

Il segreto sta nei meccanismi neurofisiologici. Sorridere, anche senza un’emozione di gioia immediata, attiva specifici muscoli facciali. Questi, a loro volta, inviano segnali al cervello che stimolano il sistema nervoso parasimpatico, quello adibito alla calma e al rilassamento.

Quando entra in azione, questo sistema:

  • Rallenta il battito cardiaco

  • Regola la pressione sanguigna

  • Favorisce il rilassamento muscolare

  • Riduce la tensione mentale

È come se il corpo sussurrasse alla mente:

“Ehi, se stiamo sorridendo, non può esserci nulla di così grave”.

E questo non è un semplice effetto placebo. I dati fisiologici raccolti nello studio ne sono la prova concreta.

Il paradosso del sorriso

Il cervello cognitivo – quello che interpreta, giudica e valuta – non sa se il sorriso è autentico o impostato. Non fa distinzioni, ma il corpo sì, e risponde comunque alla stimolazione muscolare come se fosse un segnale di tranquillità.

Quindi, anche nei momenti in cui la mente è annebbiata da ansia o preoccupazioni, i muscoli del volto possono “interferire” con quel circuito emotivo inviando messaggi di benessere al sistema nervoso.

Immagina alcune situazioni della vita quotidiana dove un sorriso – anche costruito – può fare la differenza:

  • Prima di parlare in pubblico o affrontare un colloquio di lavoro

  • Durante un momento di tensione familiare o una discussione con il partner

  • In sala d’attesa prima di un esame medico

  • Nel pieno di una giornata storta, quando tutto sembra andare storto e serve un micro-reset emotivo

  • Quando devi incoraggiare qualcun altro, ma dentro di te non ti senti sereno

In tutti questi casi, il sorriso diventa una sorta di “pillola emotiva” senza effetti collaterali.

Una riflessione personale

Questa ricerca ci ricorda che mente e corpo non sono due entità isolate, ma parti di un’unica rete. Non sempre possiamo controllare ciò che accade fuori di noi, tuttavia possiamo scegliere come influenzarci tramite pensieri, o strategie naturali, come la risata. Non è un caso che da pochi anni sia nata una nuova disciplina, nota anche come Yoga della risata.

Non sto dicendo che sorridere risolverà automaticamente ogni problema – la vita non è uno spot pubblicitario – tuttavia è una strategia in più che puoi usare – senza effetti collaterali – per calmare il sistema nervoso.

E poi, chi lo sa, magari quel sorriso finto, dopo pochi secondi, smette di essere finto, e si trasforma in un sorriso vero. Stesso concetto usato nello Yoga della risata. Si parte da una risata autoindotta, che solitamente può durare dai 5 ai 10 minuti – e tramite il continuo ridere, si arriva a sviluppare una risata spontanea, ovvero quella che nasce dall’addome.

Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei