Perché mentiamo anche quando non serve? Ecco i meccanismi psicologici che si celano dietro alle piccoli bugie
A chi di noi non è mai capitato di dire una bugia apparentemente senza motivo. Non parlo di bugie capaci di distruggere relazioni o carriere ma di quelle piccole fandonie quotidiane – bugie bianche – che potremmo anche evitare di dire. Alcuni esempi?
“Sto arrivando” anche se sei ancora sotto la doccia. “Che buona questa torta” anche se sa di cartone. Perché lo facciamo? Perché scegliamo volontariamente la bugia anche in contesti di poco conto?
Mentire sembra un comportamento assurdo e distruttivo
Se ci fermiamo a riflettere bene, dire bugie inutili appare come un comportamento privo di logica. Perché dobbiamo rischiare di sembrare incoerenti o complicarci la vita quando potremmo semplicemente dire la verità. Questo dipende dal fatto che dietro ogni menzogna si nascondono motivazioni psicologiche complesse e scopi che non emergono a una prima occhiata.
Per esempio, una persona potrebbe mentire ai suoi amici dicendo che non può uscire con loro a causa del fatto che è troppo impegnato, quando invece non ha nulla da fare.
All’apparenza sembra una bugia inutile, tuttavia se ci pensi bene questa bugia serve a:
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Proteggere la propria immagine evitando di sembrare pigro o asociale
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Mantenere il controllo della situazione, scegliendo di non uscire senza dover affrontare domande o insistenze
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Ridurre il senso di colpa perché dire “sono impegnato” suona più accettabile, rispetto a dire di “non avere voglia”
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Evitare il conflitto con gli altri che potrebbero offendersi se la motivazione fosse troppo diretta
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Sostenere la propria autostima dando a se stessi l’impressione di avere una vita piena di impegni
La funzione sociale delle bugie bianche
Uno dei motivi principali riguarda la coesione sociale. Le cosiddette “bugie bianche” sono piccole distorsioni della realtà che servono a mantenere l’armonia nelle relazioni.
Non dici “Non mi piace” davanti a chi ha cucinato per ore e sicuramente non confessi che il regalo ricevuto non ti piace. Lo fai per proteggere l’altro e allo stesso tempo proteggere te stesso da tensioni o conflitti inutili. In fondo, una bugia bianca è come un piccolo cuscinetto che attutisce gli urti della vita sociale.
Il bisogno di proteggere l’immagine di sé
Un’altra ragione è legata al cosiddetto self enhancement, ovvero la tendenza a mostrarsi meglio della realtà. Immagina qualcuno che afferma di andare regolarmente in palestra, quando in realtà non ci va affatto.
Questa bugia non è dettata dalla cattiveria, ma viene usata per costruire un’immagine di sé coerente con ciò che desidera essere e con ciò che pensa che gli altri si aspettino da lui.
Psicologicamente questa piccola menzogna funziona come un rinforzo in quanto alimenta l’autostima, riduce il senso di inadeguatezza e regala, almeno nell’immediato, la sensazione di appartenere a un gruppo di persone “virtuose” e disciplinate. In altre parole il guadagno non è materiale ma simbolico in quanto protegge il valore personale agli occhi propri e altrui.
Autostima come antidoto alla menzogna
Le bugie legate al self enhancement nascono spesso da un senso di insicurezza: ci sentiamo “troppo piccoli” rispetto agli altri, temiamo di non essere all’altezza, e allora costruiamo piccole finzioni per colmare questo divario. Tuttavia quando l’autostima cresce e diventa più solida, il bisogno di inventare bugie diminuisce.
Una persona che si percepisce sicura di sé non ha più necessità di gonfiare il proprio curriculum con bugie o di millantare abitudini virtuose in quanti si sente abbastanza forte e inattaccabile da mostrarsi per ciò che è, con pregi e difetti.
In questo senso, l’aumento dell’autostima agisce come un “vaccino” contro la menzogna, poiché riduce la paura del giudizio e il bisogno di mascherarsi.
Mentiamo anche senza un vero scopo
Il paradosso è che spesso le bugie nascono quasi in automatico, come se la nostra mente le producesse senza nemmeno interpellarci. È un meccanismo che affonda le radici nell’infanzia.
Fin da piccoli impariamo che una bugia può avere effetti immediati e concreti: dire che “Non l’ho fatto io” ci salva da un rimprovero, oppure dire “Mi piace” quando in realtà non ci piace affatto ci regala l’approvazione altrui. Il cervello registra questi episodi come piccole vittorie e li trasforma in schemi comportamentali pronti all’uso.
Con il tempo questa strategia diventa una sorta di riflesso condizionato. A questo punto non serve più pensarci troppo, poiché la bugia arriva da sola, quasi come se fosse il tuo istinto a crearla. È come se la mente avesse archiviato la bugia come scorciatoia sociale per ridurre il dolore, evitare la punizione o ottenere approvazione.
Il problema è che ciò che da bambini ci serviva per sopravvivere alle regole degli adulti, da grandi rischia di diventare un’abitudine cronica. In questo modo ci ritroviamo a mentire anche quando non c’è nulla da temere o da guadagnare, semplicemente perché il nostro sistema psicologico ha imparato che “funziona”.
Ci fanno davvero male queste menzogne
Da un lato le bugie bianche favoriscono la convivenza e rendono più sopportabili i rapporti con gli altri. Funzionano come piccoli “lubrificanti sociali” che riducono gli attriti quotidiani e ci permettono di vivere una vita meno spigolosa. Pensaci bene: se tutti dicessero sempre brutalmente la verità, quante ferite inutili ci infliggeremmo a vicenda.
Dall’altro lato però accumulare troppe piccole menzogne rischia di intaccare lentamente la fiducia.
Dall’altro lato però accumulare troppe piccole menzogne rischia di minare lentamente la fiducia, soprattutto quando vengono scoperte. Infatti non è tanto la singola bugia bianca a fare danno, ma il sospetto che ne possano esserci molte altre nascoste.
Se scopri che qualcuno ti ha mentito su un dettaglio banale — per esempio dire che era occupato quando invece non lo era — inizi a chiederti spontaneamente: “E se mi mente anche sulle cose importanti” È in quel momento che la fiducia vacilla.
NOTA BENE: Anche se l’altro non se ne accorge, chi mente vive un effetto negativo interno in quanto il rapporto non è più basato su trasparenza ma su gestione strategica dell’immagine. Questo crea distanza emotiva e indebolisce la spontaneità. Col tempo il legame inevitabilmente perde di solidità.
Le persone libere sono autentiche!
Se passi gran parte delle tue giornate a dire bugie, in realtà non stai solo raccontando storie agli altri, ma stai vivendo letteralmente in una BUGIA!
Chi vorrebbe mai vivere una vita che non esiste? La menzogna può sembrare un rifugio sicuro, dato che ti protegge per un attimo dal giudizio o dall’imbarazzo, tuttavia col tempo diventa una gabbia invisibile. Più la alimenti più ti allontana da te stesso, fino a farti sentire estraneo alla tua stessa vita.
La verità invece, anche se talvolta graffia, è l’unico terreno solido su cui puoi camminare davvero. È lì che nasce la vera libertà.
E non si tratta solo del fatto di vivere una vita poco qualitativa. Anche mantenere un’immagine falsa sui social, fingere continuamente di essere sempre felici, o restare intrappolati in una bugia detta male, consuma energie preziose.
Energie che potresti usare per migliorarti davvero, per crescere o per costruire relazioni sincere.
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