Curare l’alzheimer con il cibo? Uno studio mostra che è possibile
L’Alzheimer è una delle patologie più devastanti della nostra epoca. Colpisce la memoria, l’identità, e la capacità di vivere in autonomia. Una malattia neurodegenerativa progressiva che, al momento, non ha cura. I farmaci in commercio? Servono solo a rallentarne la corsa, spesso con effetti collaterali non trascurabili. Ma ecco che arriva uno studio che getta una nuova luce su un approccio alternativo: quello alimentare.
E se fosse proprio il cibo, o meglio, un particolare tipo di grasso, ad aiutare il cervello a combattere questa malattia?
Lo studio che ha sorpreso tutti
Pubblicato sulla rivista Neuropsychiatric Disease and Treatment, questo studio cela un’ipotesi affascinante: integrare l’alimentazione con trigliceridi dell’acido caprilico (CT) potrebbe stabilizzare, o addirittura migliorare, le condizioni dei pazienti affetti da Alzheimer in fase lieve o moderata.
Che cos’è l’acido caprilico?
L’acido caprilico è un grasso saturo a catena media completamente naturale. Non è un composto artificiale da laboratorio, anzi: è già presente in molti alimenti che consumiamo quotidianamente, soprattutto nei prodotti di origine animale e negli oli tropicali.
Le sue principali fonti naturali sono:
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Il latte dei mammiferi, quindi anche quello umano.
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L’olio di cocco, particolarmente ricco di trigliceridi a catena media (MCT).
Per dare un’idea concreta e “quantificabile”:
👉 Una tazza di olio di cocco (circa 218 grammi) contiene 16,3 grammi di acido caprilico.
Lo studio di cui abbiamo parlato ha somministrato ai pazienti circa 20 grammi al giorno di questo acido grasso.
Ma devo bere una tazza intera di olio di cocco al giorno?!
No, tranquillo. Anche se la quantità usata nello studio è superiore a quella contenuta in una singola tazza di olio di cocco, raggiungere i 20 grammi al giorno non è così difficile, soprattutto se si usano integratori specifici a base di MCT purificati (come oli o capsule di acido caprilico).
In più, c’è un altro aspetto interessante:
💡 Quando si consuma l’intero olio di cocco – che contiene una miscela sinergica di vari trigliceridi a catena media, e non solo l’acido caprilico isolato – potrebbero bastare dosi più basse per ottenere effetti simili. Questo perché i componenti naturali lavorano in squadra, un po’ come i membri di una squadra di calcio: insieme funzionano meglio che da soli.
Uno studio piccolo, ma che fa riflettere
Per verificare gli effetti dell’acido caprilico, i ricercatori hanno analizzato in dettaglio le cartelle cliniche di otto pazienti. Tutti avevano alcune caratteristiche in comune:
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Età superiore ai 50 anni, quindi in una fascia in cui l’Alzheimer si manifesta più frequentemente.
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Una diagnosi di Alzheimer in fase lieve o moderata, valutata con il test MMSE (Mini-Mental State Examination), che misura le funzioni cognitive. I punteggi variavano tra 14 e 24, dove 30 indica un cervello sano e meno di 24 segnala già un deterioramento cognitivo.
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Tutti erano già in cura con i classici farmaci tradizionali per l’Alzheimer, quindi stavano seguendo un percorso terapeutico “classico”.
A questi pazienti è stato aggiunto un nuovo elemento nel loro regime quotidiano: 20 grammi al giorno di trigliceridi dell’acido caprilico (CT), per un periodo minimo di sei mesi.
Ecco cosa è emerso:
🧠 2 pazienti hanno mostrato una stabilizzazione della malattia
Questo vuol dire che non hanno peggiorato, il che, nel caso dell’Alzheimer – una malattia che tende a progredire in modo inesorabile – è già un risultato enorme.
🧠 Altri 2 pazienti hanno registrato un miglioramento delle funzioni cognitive
Parliamo di miglioramenti concreti, rilevati attraverso i punteggi MMSE, che valutano memoria, attenzione, orientamento e linguaggio.
📌 E in tutti e 4 i casi positivi, il miglioramento o la stabilizzazione è avvenuta in corrispondenza diretta con l’inizio dell’assunzione dell’acido caprilico. Questo rafforza l’ipotesi che l’integrazione abbia avuto un ruolo attivo nei cambiamenti osservati.
Una coincidenza? Forse. Ma vale la pena approfondire.
Certo, 8 pazienti non sono un numero abbastanza grande per trarre conclusioni definitive. Ma quando metà dei partecipanti mostra segnali positivi, e quando questi segnali arrivano dopo l’introduzione di una sostanza naturale e sicura, vale davvero la pena fermarsi a riflettere.
Pensiamoci: non parliamo di una nuova molecola sperimentale brevettata, ma di un grasso già presente in natura.
Una nuova energia per il cervello
Ma come agisce l’acido caprilico? Il cuore della questione è l’energia.
Uno dei problemi principali dell’Alzheimer è che il cervello perde la capacità di metabolizzare il glucosio, la sua fonte di carburante preferita. Ed è qui che entra in gioco l’acido caprilico: quando viene metabolizzato, produce corpi chetonici, un’alternativa energetica per il cervello.
È un po’ come quando la tua macchina a benzina si ferma, ma scopri che può andare anche a gas metano. E, sorpresa, funziona pure meglio!
Precedenti promettenti
L’idea che i trigliceridi a catena media (MCT), come l’acido caprilico, possano migliorare la funzione cerebrale nei pazienti con Alzheimer, non è nuova. Già nel 2004, uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Neurobiology of Aging (Reger et al., 2004) ha mostrato risultati sorprendentemente positivi.
Cosa è successo in quello studio?
📌 A 20 pazienti affetti da Alzheimer o da lieve deterioramento cognitivo è stata somministrata una singola dose orale di 40 ml di MCT (circa 2,7 cucchiai).
⏱ Ebbene, entro poche ore, i ricercatori hanno rilevato miglioramenti significativi nelle funzioni cognitive e nella memoria a breve termine, misurati attraverso test neuropsicologici standardizzati.
Una sola dose. Un effetto quasi immediato.
Come se il cervello avesse ricevuto un pieno di carburante alternativo e ne avesse approfittato al volo.
I trigliceridi a catena media vengono rapidamente convertiti in corpi chetonici, che fungono da “benzina alternativa” per il cervello, soprattutto nei casi in cui il metabolismo del glucosio è compromesso, come accade proprio nell’Alzheimer.
E non è solo questione di grassi: altri rimedi naturali sono risultati promettenti
L’acido caprilico e i MCT non sono gli unici rimedi naturali a dimostrare potenziale nel trattamento dell’Alzheimer. Alcuni ingredienti vegetali, usati da secoli nella medicina tradizionale, sono oggi oggetto di ricerca scientifica con risultati davvero incoraggianti.
Ecco i più noti:
🌿 Curcuma (Curcuma longa)
Contiene la curcumina, un composto con forte attività antinfiammatoria e antiossidante.
📚 Studi pubblicati su riviste come Annals of Indian Academy of Neurology (Mishra & Palanivelu, 2008) suggeriscono che la curcumina può ridurre le placche di beta-amiloide nel cervello, uno dei segni distintivi dell’Alzheimer. VAI ALLO STUDIO
🌸 Zafferano (Crocus sativus)
Sembra incredibile, ma il comune zafferano da cucina ha mostrato effetti paragonabili al donepezil, un farmaco comunemente usato contro l’Alzheimer.
📚 Uno studio del 2010 pubblicato su Psychopharmacology (Akhondzadeh et al.) ha osservato miglioramenti cognitivi in pazienti con Alzheimer lieve-moderato che assumevano 30 mg di zafferano al giorno per 16 settimane.
🍃 Ginkgo biloba
Una delle piante medicinali più studiate al mondo. Ha effetti vasodilatatori, antiossidanti e neuroprotettivi.
📚 La meta-analisi pubblicata su Journal of Alzheimer’s Disease (Gauthier & Schlaefke, 2014) ha confermato che il ginkgo, in dosi standardizzate, può migliorare l’attenzione e la memoria nei pazienti con demenza. VAI ALLO STUDIO
La scienza (finalmente) riscopre la dieta
Una riflessione sorge spontanea: perché ci meravigliamo che ciò che mangiamo possa influenzare il nostro cervello?
Non è forse quello che sosteneva già Ippocrate, oltre 2000 anni fa?
“Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo.”
Riflessioni finali
Certo, lo studio ha limiti evidenti: solo 8 pazienti, analisi retrospettiva, niente gruppo di controllo. Ma non è forse proprio da queste osservazioni “piccole” che nascono le grandi scoperte? E se bastasse un cambiamento nella dieta? E se un ingrediente come l’acido caprilico, già disponibile e sicuro, potesse fare la differenza?
Non si tratta di sostituire i farmaci, ma di affiancare strategie intelligenti e, soprattutto, personalizzate. La medicina del futuro sarà integrata, non esclusiva.
In sintesi: cosa ci dice questo studio?
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L’acido caprilico, un grasso naturale, potrebbe stabilizzare o migliorare l’Alzheimer lieve o moderato.
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Funziona fornendo energia alternativa al cervello attraverso i corpi chetonici. Anche le diete low carb stimolano la produzione di corpi chetonici.
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I risultati preliminari sono promettenti ma necessitano di studi più ampi.
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L’alimentazione, ancora una volta, si conferma fondamentale nella prevenzione e nel trattamento delle malattie neurodegenerative.
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