Allenare la resilienza psicologica può ridurre del 53% il rischio di morte secondo uno studio sino-svedese
Il pensiero positivo, da solo, non basta. Quante volte lo abbiamo sentito dire? Eppure, un recente studio condotto in Cina e Svezia dimostra che dietro all’ottimismo c’è molto di più: infatti, secondo questa ricerca la vera chiave per vivere più a lungo sembrerebbe essere associata alla resilienza psicologica, ovvero la capacità di affrontare le difficoltà senza spezzarsi, adattandosi e tornando più forti di prima.
In un mondo in cui le sfide sono continue – malattie, perdite, crisi economiche, cambiamenti improvvisi – non è forse rassicurante sapere che esiste una risorsa interiore, allenabile, capace di proteggerci persino dalla morte precoce?
Lo studio che cambia le regole del gioco
Lo studio, pubblicato su BMJ Mental Health, è stato condotto da un team della Sun Yat-sen University (Cina) insieme al Karolinska Institutet (Svezia). Gli studiosi hanno analizzato i dati di oltre 10.000 americani con più di 50 anni, monitorati tra il 2006 e il 2008 e seguiti per una media di 11,6 anni, fino al 2021.
I risultati sono sorprendenti: chi aveva punteggi elevati di resilienza presentava un 53% di rischio in meno di morire per qualsiasi causa rispetto a chi mostrava bassi livelli di forza mentale.
L’effetto protettivo era lineare: anche piccoli miglioramenti nella resilienza riducevano il rischio di mortalità.
Insomma, non serve essere “supereroi della mente”: ogni passo verso una maggiore stabilità emotiva può tradursi in anni di vita guadagnati.
Come si misura la resilienza?
Gli studiosi hanno utilizzato un test basato su 12 domande per valutare quanto i partecipanti fossero capaci di:
- mantenere la calma sotto pressione;
- affrontare da soli le difficoltà;
- trovare un senso anche nelle avversità;
- credere nella propria capacità di cavarsela.
Frasi come “Posso gestire qualsiasi cosa mi capiti” o “Mi piacciono le sfide” non erano semplici parole, ma indicatori preziosi della forza interiore. Chi si riconosceva in queste affermazioni risultava più protetto dalla mortalità.
Un effetto indipendente da altri fattori
Spesso pensiamo che la longevità dipenda soltanto da genetica, alimentazione, peso o abitudini come il fumo e lo sport. Certo, tutti questi elementi contano, ma lo studio ha dimostrato che la resilienza agisce in modo indipendente.
Anche tenendo conto di età, sesso, etnia, indice di massa corporea e patologie croniche, la forza mentale continuava a fare la differenza.
In altre parole: non è solo questione di corpo, ma anche di mente.
Perché la resilienza salva la vita?
Gli autori non hanno dato una risposta definitiva a questa domanda, tuttavia hanno ipotizzato che potesse dipendere da diversi fattori, quali:
Migliore gestione dello stress: lo stress cronico danneggia cuore, cervello e sistema immunitario. Le persone resilienti riescono a limitarne l’impatto.
Comportamenti salutari: chi affronta le difficoltà senza scoraggiarsi tende a continuare a mangiare bene, fare attività fisica e cercare cure mediche al momento giusto.
Visione positiva: avere uno scopo, coltivare legami sociali, nonché mantenere fiducia nel futuro sono tutti elementi collegati a una maggiore longevità.
Come scrivono i ricercatori: “Gli individui con una percezione di sé più positiva e una maggiore accettazione del cambiamento tendono ad avere una migliore salute funzionale e una maggiore longevità.”
Resilienza e cuore: un legame speciale
Un dato ancora più interessante riguarda la salute cardiovascolare: punteggi alti di resilienza erano associati a minore mortalità da malattie cardiache. Non è un caso: il cuore è l’organo che più risente dello stress. Una mente capace di non farsi travolgere dalle difficoltà sembra proteggere direttamente anche il sistema cardiovascolare.
La resilienza si può allenare!
La buona notizia è che la resilienza non è una capacità innata, né fissa. Non è un dono riservato a pochi fortunati. Al contrario, si può sviluppare a qualsiasi età attraverso pratiche semplici e accessibili:
Meditazione consapevole: aiuta a rimanere nel momento presente e a non lasciarsi sopraffare dall’ansia.
Terapia cognitivo-comportamentale: insegna a ristrutturare i pensieri negativi e a trasformarli in qualcosa di positivo.
Gestione dello stress: tecniche di respirazione, rilassamento muscolare e attività fisica regolare migliorano la resilienza.
Diario della gratitudine: scrivere ogni giorno ciò per cui si è grati rinforza una visione positiva della vita.
Piccoli obiettivi: porsi traguardi concreti e raggiungibili alimenta autostima e senso di efficacia personale.
Conclusione
Quante volte ci siamo trovati in situazioni che sembravano insuperabili e, guardando indietro, ci siamo detti: “Ce l’ho fatta, e sono diventato più forte”? È proprio lì che nasce la resilienza. Non da una vita senza problemi, ma dal coraggio di affrontarli.
Forse la vera formula della longevità non è racchiusa solo in una dieta perfetta o in sedute in palestra, ma anche nella capacità di coltivare una mente che non si arrende. Una mente che, invece di chiedersi “Perché a me?”, sceglie di dire “E adesso che strada scelgo per andare avanti?”.
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