Perché continuiamo a sbagliare? La scienza svela i tre profili decisionali dell’essere umano

tipi decisionali

Ti è mai capitato di chiederti il motivo per cui ci sono persone che fanno gli stessi errori, anche quando le conseguenze sono sotto i loro occhi? C’è chi manda messaggi mentre guida nonostante le multe, chi spende oltre le proprie possibilità pur affondando nei debiti, o chi ripete comportamenti rischiosi ignorando i continui avvertimenti.

Non è solo una questione di testardaggine. La scienza ci dice che, dietro questi atteggiamenti, si nascondono differenze profonde nei meccanismi decisionali del cervello umano.

Tre profili di comportamento

Un ampio studio internazionale, condotto in 24 paesi e pubblicato su Communications Psychology, ha mostrato che non tutti apprendiamo allo stesso modo dalle punizioni. I ricercatori dell’Università del Nuovo Galles del Sud di Sydney hanno individuato tre categorie ben distinte:

  • Sensibili (26%) – sono coloro che imparano in fretta. Subiscono una punizione, e capiscono subito il nesso con l’azione che l’ha provocata, e cambiano rotta.

  • Inconsapevoli (47%) – non riescono a collegare l’esperienza negativa alla causa, almeno finché qualcuno non gliela spiega chiaramente. Solo dopo aver ricevuto informazioni esplicite correggono il comportamento.

  • Compulsivi (27%) – questo è il gruppo più sorprendente. Anche quando sanno esattamente quale scelta porta a una punizione, continuano a ripeterla. Comprendono la regola, ma non riescono a tradurla in un cambiamento concreto.

Non parliamo quindi di “debolezza di volontà” o di scarsa moralità, ma di veri e propri deficit cognitivi che rendono alcune persone incapaci di adattarsi alle conseguenze.

Il gioco dei pianeti e dei pirati

Per arrivare a queste conclusioni, gli scienziati hanno usato un esperimento curioso e divertente: un gioco online chiamato Pianeti e Pirati. L’idea era osservare come le persone reagiscono al rischio, all’imprevisto e soprattutto alle informazioni che ricevono durante il percorso.

I partecipanti – in totale 267 volontari – dovevano semplicemente cliccare su uno dei due pianeti virtuali per guadagnare punti. All’inizio, sembrava che entrambi fossero ugualmente sicuri, ma poi arrivava il colpo di scena: uno dei pianeti iniziava ad attirare attacchi di pirati che sottraevano punti, mentre l’altro restava “protetto”.

A questo punto i ricercatori hanno introdotto due scenari diversi:

  • Scenario 1: gli attacchi erano frequenti (40% delle volte) ma causavano perdite leggere.

  • Scenario 2: gli attacchi erano rari (solo nel 10% dei casi) ma, quando arrivavano, erano devastanti, portando via moltissimi punti.

In entrambi i casi, dopo tre turni, ai giocatori veniva rivelata chiaramente la verità: quale pianeta fosse pericoloso e quale fosse sicuro. Da quel momento in poi, non c’era più spazio per dubbi. Tutti sapevano come evitare di perdere.

Eppure, i comportamenti osservati raccontano qualcosa di sorprendente.

I tre profili emersi dall’esperimento

I ricercatori hanno notato che i partecipanti tendevano a dividersi in tre categorie comportamentali, molto diverse tra loro:

  1. I Sensibili: Sono quelli che reagiscono subito. Appena si accorgevano che un pianeta era rischioso, anche prima dell’istruzione esplicita, modificavano il proprio comportamento, scegliendo l’opzione più sicura. È come quando una persona, notando che una strada è trafficata o pericolosa, cambia spontaneamente percorso senza che nessuno glielo dica.

  2. Gli Inconsapevoli: Questi partecipanti, pur vedendo le perdite, non collegavano immediatamente la causa all’effetto. Continuavano a cliccare in modo poco accorto fino a quando non hanno ricevuto la spiegazione chiara (“quel pianeta è pericoloso”). Solo a quel punto cambiavano strategia. In altre parole, avevano bisogno di un’istruzione esterna, un’autorità che diceva loro come comportarsi.

  3. I Compulsivi: Ed ecco la categoria più sorprendente. Anche quando gli veniva detto esplicitamente quale pianeta fosse più sicuro e quale più dannoso, questi partecipanti continuavano a cliccare sul pianeta sbagliato. È come se la conoscenza non riuscisse a trasformarsi in azione. Una sorta di impulso che prevale sulla logica. Di fatto, accumulavano perdite senza mai correggere la rotta.

Cosa significa tutto questo?

L’esperimento mostra chiaramente che sapere non basta. La conoscenza, da sola, non è garanzia di cambiamento.

  • I Sensibili dimostrano che alcune persone hanno un sistema di “allerta interna” molto sviluppato: colgono anche i segnali più deboli e agiscono subito.

  • Gli Inconsapevoli mostrano quanto sia importante l’educazione e la comunicazione: senza istruzioni chiare, restano intrappolati nell’incertezza.

  • I Compulsivi rivelano un lato oscuro della mente: anche di fronte a prove evidenti, non riescono a modificare il proprio comportamento. È lo stesso meccanismo che si osserva in alcune dipendenze, come nel gioco d’azzardo o nel fumo: la persona sa che fa male, ma non riesce a smettere.

Una metafora della vita reale

Prendiamo il caso della guida pericolosa. Una parte delle persone smette di correre dopo la prima multa. Altri ci riescono solo dopo una campagna esplicita che mostra chiaramente i rischi di una guida eccessivamente veloce, mentre c’è chi continua a farlo anche sapendo benissimo che in questo modo mette a rischio la vita propria e altrui.

Oppure pensiamo al gioco d’azzardo, alle dipendenze, agli acquisti compulsivi… In questi casi, la semplice “lezione” della punizione non basta.

La lezione da portare a casa

Questo esperimento insegna che non basta fornire informazioni alle persone. Dire “fumare fa male” o “muoversi fa bene” non garantisce che qualcuno smetta di fumare o inizi a fare sport. Servono altri strumenti: motivazioni emotive, rinforzi positivi, nonché contesti che facilitino il cambiamento.

In altre parole, la scienza ci mostra che la conoscenza è la base, ma per trasformarla in azione occorre altri fattori quali consapevolezza, emozioni, supporto e, talvolta, anche regole esterne.

Perché la punizione non funziona per tutti?

I ricercatori hanno identificato due meccanismi cognitivi alla base di questi comportamenti:

  1. Deficit di inferenza causale – tipico degli inconsapevoli. Non riescono a legare azione e conseguenza: è come se vivessero in un mondo scollegato, dove l’effetto arriva senza una causa chiara.

  2. Fallimento dell’integrazione cognitivo-comportamentale – caratteristico dei compulsivi. Capiscono benissimo la causa, ma non riescono a trasformare la conoscenza in un nuovo comportamento. È come chi sa che fumare fa male ma continua ad accendere la sigaretta.

Questo spiega perché le politiche basate solo su multe, avvertimenti o campagne di paura spesso falliscono. Non tutti sono in grado di recepirle allo stesso modo.

Le implicazioni per la società

Questi risultati aprono a scenari molto concreti. Pensiamo alle politiche pubbliche:

  • Per i sensibili, basterà il richiamo della punizione. Una multa, un avviso o un feedback negativo funzionano alla grande.

  • Per gli inconsapevoli, serve un approccio educativo più chiaro: spiegazioni, informazioni dirette e campagne esplicite.

  • Per i compulsivi, invece, il problema è più complesso. Non bastano né punizioni né spiegazioni. Qui servono interventi mirati che aiutino a colmare il divario tra ciò che sanno e ciò che fanno.

È evidente che non possiamo trattare tutti allo stesso modo, perché non tutti reagiscono in ugual modo allo stesso stimolo.

Conclusione

Questo studio ci invita a essere più comprensivi e realistici. Quante volte giudichiamo gli altri con frasi come: “Se non cambia vuol dire che non vuole”? Ma forse non è questione di volontà. Forse è un limite cognitivo, un ostacolo interno difficile da superare.

D’altra parte, ci ricorda anche quanto sia complesso il comportamento umano. Non siamo macchine che rispondono meccanicamente al dolore o al piacere. Per una parte significativa della popolazione – circa una persona su quattro – la logica “se sbaglio e vengo punito, non lo faccio più” non funziona.

LEGGI LO STUDIO

Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei