Gli incubi ricorrenti sono collegati a un invecchiamento più rapido e a un maggior rischio di morte prematura

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Ti è mai capitato di svegliarti nel cuore della notte con il cuore che batte all’impazzata, sudato e con la sensazione di aver davvero vissuto quel sogno spaventoso? Gli incubi non sono solo “brutti sogni”: possono lasciare tracce profonde nel corpo e nella mente. E ora, secondo una nuova ricerca, potrebbero addirittura toglierti anni di vita.

Incubi e rischio di morte prematura

Un gruppo di scienziati, guidato da Timothy Hearn dell’Anglia Ruskin University, ha analizzato i dati di oltre 4.000 persone americane tra i 26 e i 74 anni, seguite per ben 18 anni. Il risultato? Chi soffre di incubi almeno una volta a settimana ha quasi tre volte più probabilità di morire prima dei 75 anni rispetto a chi li sperimenta raramente.

Un dato scioccante, paragonabile al rischio di morte prematura che corrono i forti fumatori! E non si tratta solo di una questione di età, sesso, peso, fumo o salute mentale: anche tenendo conto di questi fattori, la correlazione rimane.

Quando il corpo invecchia più in fretta

I ricercatori hanno osservato che le persone tormentate da incubi ricorrenti presentavano un’età biologica superiore a quella anagrafica. Questo è stato misurato attraverso i cosiddetti “orologi epigenetici” (DunedinPACE, GrimAge e PhenoAge), strumenti che rilevano segni chimici sul DNA, veri e propri valutatori del tempo biologico.

In altre parole, gli incubi frequenti sembrano accelerare l’invecchiamento cellulare. Lo studio stima che circa il 39% del legame tra incubi e morte prematura sia spiegato proprio da questo invecchiamento accelerato.

Perché gli incubi logorano il corpo?

Come fa un semplice sogno a lasciare cicatrici invisibili nel nostro organismo? Gli incubi si verificano durante la fase REM del sonno, quando il cervello è molto attivo ma i muscoli sono paralizzati. In quei momenti, l’ondata di adrenalina e cortisolo che scatta è paragonabile a quella vissuta in una situazione di reale pericolo.

Se questa “sirena d’allarme” suona notte dopo notte:

  • lo stress diventa cronico, restando attivo anche di giorno;

  • aumenta l’infiammazione nel corpo;

  • si alza la pressione sanguigna;

  • le estremità dei cromosomi (i telomeri) si accorciano più rapidamente.

A tutto ciò si aggiunge un altro problema: gli incubi interrompono il sonno profondo, la fase in cui il corpo si rigenera, ripara i tessuti ed elimina le scorie accumulate. Meno riposo di qualità significa meno difese contro l’invecchiamento.

Incubi come spie di malattie neurologiche

Non è la prima volta che i brutti sogni vengono collegati a problemi di salute più seri. Già in passato si è visto che gli adulti che hanno incubi frequenti hanno più probabilità di sviluppare demenza e morbo di Parkinson anni prima che i sintomi compaiano.

Questo dipenderebbe dal fatto che le aree cerebrali coinvolte nella produzione dei sogni sono le stesse che vengono danneggiate nelle malattie neurodegenerative. Così, un incubo ricorrente potrebbe non essere solo un episodio fastidioso, ma un campanello d’allarme che anticipa altri disturbi.

Quanto sono comuni gli incubi?

Sorprendentemente, molto più di quanto pensiamo:

  • circa il 5% degli adulti ha almeno un incubo a settimana;

  • un altro 12,5% ne ha uno al mese.

Questi numeri mostrano che non si tratta di episodi rari o trascurabili.

Possibili soluzioni per addomesticare i sogni

La buona notizia? Gli incubi sono spesso curabili. Le strategie più promettenti includono:

  • Terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia → utile per migliorare la qualità del sonno;

  • Terapia di ripetizione immaginativa → consiste nel riscrivere il finale dell’incubo da svegli, fino a “rieducare” il cervello;

  • Accorgimenti pratici → mantenere la stanza fresca, buia e senza schermi prima di dormire.

Sono terapie semplici, non invasive, poco costose e già disponibili. Migliorare il sonno potrebbe non solo aumentare la qualità della vita, ma addirittura allungarla.

Limiti della ricerca

Naturalmente, lo studio presenta anche dei limiti:

  • gli incubi riportati erano basati su resoconti personali, che possono essere soggettivi;

  • la maggior parte dei partecipanti erano americani bianchi, quindi i risultati potrebbero non valere per tutte le popolazioni;

  • l’età biologica è stata misurata una sola volta, quindi non sappiamo se curare gli incubi possa davvero rallentare l’orologio biologico.

Perché lo studio è comunque importante?

Nonostante i limiti, la ricerca possiede punti di forza davvero notevoli, in quanto:

  • ha seguito i partecipanti per molti anni;

  • ha utilizzato più gruppi indipendenti;

  • si è basata su registri ufficiali di decessi e non su ricordi personali.

Questo rende i risultati solidi e difficili da ignorare. Se in futuro verranno confermati da altri studi, potremmo immaginare un futuro in cui i medici, durante le visite di routine, oltre a misurare la pressione e controllare il colesterolo, potrebbero chiedere al paziente se ha incubi ricorrenti.

Conclusione

Ciò che accade nella nostra mente durante il sonno non è mai “solo un sogno”. È un dialogo silenzioso con il corpo. Gli incubi sono come spie luminose sul cruscotto di un’auto: disturbano il viaggio, certo, ma soprattutto segnalano che qualcosa, sotto la superficie, non funziona come dovrebbe.

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Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei