La Cina surclassa gli Stati Uniti: la nuova corsa tecnologica da mille miliardi di dollari

telerilevamento

Chi avrebbe mai immaginato che nel giro di pochi decenni gli Stati Uniti, per anni simbolo incontrastato dell’innovazione tecnologica, si sarebbero trovati a rincorrere la Cina in una delle sfide più decisive del nostro tempo?

Eppure, secondo un’analisi condotta dalla New York University e pubblicata sulla rivista Geomatics, è proprio ciò che sta accadendo.

Il campo in cui questo sorpasso è già realtà si chiama telerilevamento: un settore cruciale da cui dipende una buona fetta del futuro tecnologico globale.

Un settore da mille miliardi

Il telerilevamento è l’insieme di tecnologie che permettono di raccogliere informazioni senza contatto diretto e comprendono immagini satellitari, laser scanner, fotografie aeree, nonché sensori e strumenti digitali.

È la base su cui poggiano innovazioni che ormai fanno parte della nostra quotidianità o che presto lo diventeranno.
Basti pensare a:

  • Auto senza conducente, che “vedono” il mondo grazie a sensori e mappe tridimensionali;

  • Realtà aumentata, che sovrappone immagini digitali alla realtà;

  • Gemelli digitali per la pianificazione delle città;

  • Satelliti climatici e applicazioni militari avanzate.

Nel 2022 il mercato del telerilevamento valeva già 452 miliardi di dollari, e si prevede che supererà i 1.440 miliardi entro il 2030. Un giro d’affari immenso, che rende chiaro perché questa corsa sia così strategica.

La nuova geografia della ricerca

Il team guidato da Debra Laefer e Jingru Hua ha analizzato ben 126.479 articoli scientifici pubblicati tra il 1961 e il 2023, e il risultato parla chiaro: tra il 2021 e il 2023 la Cina ha prodotto il 47% di tutta la ricerca mondiale sul telerilevamento, mentre gli Stati Uniti si sono fermati al 9%. Una distanza enorme, che racconta un’inversione storica.

Negli anni ’60, erano proprio gli Stati Uniti a dominare: l’88% delle pubblicazioni proveniva da ricercatori americani, sostenuti da giganti come NASA e National Science Foundation.

Durante la Guerra Fredda, l’America dettava la rotta scientifica e tecnologica globale. Poi, lentamente ma inesorabilmente, qualcosa è cambiato:

  • 1961-1970: 88% delle pubblicazioni mondiali dagli USA

  • 1991-2000: ancora 48%

  • 2001-2010: scende al 36%

  • 2011-2020: 21%

  • 2021-2023: solo 9%, contro il 47% della Cina

Un crollo che non è solo numerico, ma simbolico: in una sola generazione, il predominio americano è stato completamente ribaltato.

Chi finanzia la ricerca, guida il futuro

I numeri sui finanziamenti confermano la tendenza. Un tempo, la NASA compariva come principale ente di sostegno in quasi metà degli studi pubblicati nel mondo. Oggi, invece, le agenzie statunitensi compaiono solo nel 5% delle ricerche. In Cina, la situazione è completamente opposta: il 54% degli articoli sul telerilevamento cita finanziatori cinesi.

L’organizzazione più influente è la National Natural Science Foundation of China, che dal 2011 ha superato la NASA come principale fonte di fondi globali nel settore.

Oggi, la Cina conta cinque grandi agenzie di finanziamento, mentre gli Stati Uniti ne hanno solo due. E quando il denaro segue una direzione, anche le idee e le competenze lo fanno.

Strategia, e non casualità

Questo sorpasso non è frutto del caso. La Cina ha pianificato la sua avanzata attraverso programmi come il “Programma 973”, un’iniziativa nazionale di ricerca di base che ha puntato espressamente sul telerilevamento.

Il governo ha orchestrato in modo coordinato gli investimenti tra università, istituti e aziende, creando un ecosistema in grado di produrre risultati concreti e duraturi.

I dati parlano chiaro: esiste una correlazione diretta tra il numero di agenzie di finanziamento e la quantità di articoli prodotti.
Nel caso cinese, questa relazione è quasi perfetta: più fondi vengono stanziati, più la ricerca cresce.

I brevetti: la vera moneta del potere

La ricerca è importante, ma chi controlla i brevetti controlla il futuro economico. Anche in questo campo, la Cina domina su tutti.
Tra il 2021 e il 2023, le aziende cinesi hanno depositato il 62% di tutti i brevetti mondiali legati al telerilevamento, assicurandosi così, la posizione dominante tra i 19 principali titolari globali di proprietà intellettuale in questo campo.

Già nei primi anni 2000, Pechino deteneva oltre un quarto dei brevetti globali in questo settore, pur essendo ancora lontana dal primato scientifico. Oggi, invece, la supremazia è totale.

L’alleanza tra telerilevamento e intelligenza artificiale

Negli ultimi trent’anni, le parole chiave della ricerca sono cambiate radicalmente. Fino al 2010, si parlava quasi solo di “satelliti” e “orbite”. Poi, intorno al 2015, tutto ha cominciato a ruotare attorno al machine learning, deep learning, e reti neurali.

Il telerilevamento si è fuso così con l’intelligenza artificiale, creando un circolo virtuoso di innovazione: i dati raccolti dai sensori alimentano gli algoritmi, e gli algoritmi, a loro volta, migliorano la capacità di analizzare e sfruttare quei dati.

Pensiamo a quanto questo influisca su:

  • Sistemi di guida autonoma, che imparano a riconoscere ostacoli e percorsi;

  • Applicazioni climatiche, che prevedono tempeste e variazioni ambientali;

  • Realtà aumentata e digitale, che rendono visibile l’invisibile.

Dal 2015 in poi, oltre 80.000 articoli di ricerca sul telerilevamento hanno incluso termini come “machine learning” o “deep learning”.
E il ritmo di pubblicazione è esploso: da 15 articoli l’anno negli anni ’60 si è passati a 13.000 all’anno nel 2021-2023!

Come è stato possibile?

Le ragioni sono molteplici, ma tutte legate a un ecosistema tecnologico più accessibile e interconnesso:

  • Sensori e droni a basso costo, che permettono di raccogliere enormi quantità di dati;

  • Pubblicazioni online, che eliminano i limiti di spazio e diffondono più rapidamente la ricerca;

  • Programmi di scansione nazionale, che generano dataset pubblici;

  • Apprendimento automatico, che consente di riutilizzare dati esistenti senza doverli raccogliere ex novo.

È un’evoluzione che ha reso la scienza più rapida, ma anche più competitiva.

Quantità o qualità?

È vero: il numero di articoli non equivale automaticamente alla qualità della ricerca. Un solo studio innovativo può valere più di cento lavori ripetitivi.

E gli Stati Uniti, nonostante il declino quantitativo, continuano a produrre risultati di altissimo impatto. Ma quando un paese — come la Cina — pubblica quasi la metà della ricerca globale, finanzia la maggior parte dei progetti e detiene la maggioranza dei brevetti, la conclusione è inevitabile: sta costruendo un vantaggio strategico che durerà nel tempo.

E ora?

Per oltre trent’anni gli Stati Uniti hanno controllato il telerilevamento, i suoi fondi e la sua direzione scientifica. Oggi quell’era è finita.
Il futuro dipenderà da come questa tecnologia si integrerà con l’intelligenza artificiale e da chi ne possiederà la proprietà intellettuale.

Chi controllerà i dati, controllerà il mondo digitale. E per ora, quel controllo sembra spostarsi sempre più verso Pechino.

Uno sguardo ai numeri della ricerca

  • 47% delle pubblicazioni globali sul telerilevamento tra 2021-2023 proviene dalla Cina

  • 9% dagli Stati Uniti

  • 54% delle pubblicazioni cita finanziatori cinesi

  • 5% cita finanziatori statunitensi

  • 62% dei brevetti recenti di telerilevamento appartiene ad aziende cinesi

  • Crescita abissale da 15 articoli l’anno negli anni ’60 fino a 13.000 l’anno oggi

  • Sono coinvolte 191 nazioni nel mondo

Un cambiamento epocale, confermato anche dal modo in cui la Cina investe, forma e orienta la propria comunità scientifica.

VAI ALLA RICERCA

Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona.Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei