La verità sulla procrastinazione: non è pigrizia, ma è solo paura di iniziare
Tutti, almeno una volta, abbiamo avuto un sogno così bello da fare quasi paura. Un libro da scrivere, un progetto da lanciare, un cambiamento da compiere… eppure, invece di agire, ci siamo trovati inspiegabilmente fermi.
Rimandiamo, ci distraiamo, e la nostra mente cerca continuamente scuse, anche le più banali per bloccarci: “non è il momento giusto”, “non sono ancora pronto”, “devo sistemare ancora un dettaglio e poi partiamo alla grande”. Tuttavia, in fondo lo sappiamo che in molti casi il nostro blocco dipende dalla paura di iniziare.
E se la procrastinazione, a volte, fosse un modo per proteggere il nostro sogno, come se il solo fatto di tenerlo vivo nella nostra mente, ci facesse sentire bene, al sicuro, vincenti, anche se solo nella nostra mente.
Il sogno come rifugio della mente
Quando immaginiamo un obiettivo realizzato, il cervello ci regala un piccolo premio: la dopamina, nota come molecola della motivazione e del piacere.
Anche solo fantasticare di avere successo – la pubblicazione di quel libro, la laurea, il lavoro ideale, l’amore che funziona — ci fa stare bene.
È una vittoria mentale, ma in primis rappresenta un’illusione positiva che ci spinge in avanti… soprattutto all’inizio.
Il problema è che il cervello così si abitua facilmente a quella piccola scarica di dopamina che arriva quando immaginiamo. È un rinforzo potente in quanto ci fa stare bene e, senza accorgercene, iniziamo a preferire la fantasia all’azione.
Così finiamo per rincorrere quella piacevole illusione, imparando quasi a godere della non-azione, come se sognare fosse più sicuro e appagante, rispetto all’agire.
Perché agire significa rischiare che qualcosa vada storto, e che il sogno non sia perfetto come nella nostra testa. Così, restiamo fermi nella zona sicura del sogno, dove tutto è ancora possibile e nulla è ancora andato male.
La paura di rompere l’incanto
Occorre agire, e occorre farlo il prima possibile! Agire significa mettere alla prova il sogno, e di conseguenza mettere in gioco noi stessi.
E se non fossimo davvero così bravi come pensavamo? E se, dopo tanto fantasticare, la realtà non fosse all’altezza delle nostre aspettative?
Quando questi dubbi si affacciano, il cervello reagisce spingendoci a rimandare, con la scusa che “dobbiamo prepararci meglio”. In realtà, però, sta solo cercando di proteggerci da una possibile ferita.
Anche il perfezionismo, se in eccesso, finisce per andare a braccetto con la procrastinazione.
Così iniziamo a ripeterci:
– “Fammi ricontrollare quella parte.”
– “Meglio rivedere tutto, non voglio commettere errori evitabili.”
E intanto rimandiamo, poi rimandiamo ancora, finché il tempo passa e cresce solo la frustrazione per ciò che non abbiamo fatto.
Tuttavia la verità è tanto semplice: l’esperienza è la migliore maestra.
Evitare di agire non ci rende più pronti, ma ci priva solo delle lezioni che potremmo imparare lungo il cammino.
Ricorda, che l’esperienza in alcuni casi è il fattore più importante, ed evitare di agire non fa altro che rimandare la tua istruzione sul campo.
Ecco cosa accade dentro di noi quanto ci autosabotiamo:
Paura del fallimento: “se provo e fallisco, perdo tutto”.
Paura del successo: “se funziona, dovrò cambiare, e il cambiamento fa paura”.
Paura del giudizio: “cosa penseranno gli altri se non riesco?”.
Attaccamento all’illusione: “finché non ci provo, posso ancora crederci”.
In fondo, il sogno ci dà un’identità: “quello che un giorno farò…”, “quella che sta scrivendo un romanzo…”.
È piacevole essere quasi arrivati.
Il quasi ci coccola, ci protegge, e ci tiene sospesi in un limbo in cui tutto è ancora intatto.
Oltre all’esperienza, la procrastinazione erode anche la nostra autostima. Quando la mente desidera agire, ma il corpo resta fermo, si crea una dissonanza interna: un conflitto silenzioso tra ciò che sappiamo di voler fare, e ciò che effettivamente facciamo.
Col tempo questa distanza diventa sempre più grande. Ogni rimando si trasforma in un piccolo tradimento verso noi stessi, e il cervello finisce per associare il “non fare” al “non saper fare”.
Con il tempo, la fiducia in noi stessi si riduce sempre di più, dato che il cervello ha bisogno di esperienze reali per rafforzare l’autostima: se non agiamo, non diamo conferme del nostro valore.
La dopamina del sogno e la delusione dell’azione
La cosa controintuitiva è che agire non produce la stessa dopamina dell’immaginare. Scrivere davvero un libro è faticoso e pieno di momenti in cui non ti sentirai all’altezza. Aprire un’attività comporta ansia, rischi e mille incertezze. Innamorarsi davvero richiede vulnerabilità, e non solo idealizzazione.
Il sogno, invece, è perfetto in quanto:
non delude,
non chiede fatica,
non espone.
Tuttavia è anche sterile, in quanto il sogno che rimane chiuso nel cassetto, è un po’ come una lettera mai spedita.
Come posso uscire dall’inerzia?
Ecco alcuni modi per farlo senza perdere il senso di ispirazione che ti ha spinto a cominciare:
1. Spezza il traguardo in passi semplici
Invece di pensare “devo realizzare tutto”, chiediti:
“Qual è la cosa più piccola che posso fare oggi per avvicinarmi al mio obiettivo?”
Ogni passo concreto riduce l’ansia e aumenta la fiducia. L’azione, anche minima, interrompe il circolo vizioso del rimandare.
2. Accetta che la perfezione non esiste
Nella mente, tutto sembra lineare e privo di ostacoli, ma la realtà è ben diversa: porta con sé imprevisti, errori e rallentamenti.
Il problema nasce quando idealizziamo troppo il percorso.
Al primo ostacolo, pensiamo di non essere all’altezza, quando in realtà è solo la normalità del processo. Non è la difficoltà a farti perdere fiducia, ma l’idea irrealistica che tutto dovesse andare liscio come l’olio.
3. Sposta l’attenzione dal risultato al movimento
Non cercare la gratificazione solo nei risultati, ma anche solo nel muovere i primi passi verso il tuo traguardo. Ogni azione, anche minima, è già una vittoria perché rompe l’inerzia. Il progresso non è un salto, ma una serie di passi – e ognuno di essi conta, eccome se conta!
4. Ricorda il tuo valore, indipendentemente da come va
Il successo o il fallimento di un progetto non definiscono chi sei. Un tentativo andato male non toglie valore alla tua persona, né limita ciò che puoi diventare.
Ciò che conta davvero è il coraggio di provare, di adattarti, e di imparare. Esistono molte persone di successo che prima di avere successo, hanno avuto innumerevoli fallimenti.
La procrastinazione è un segnale inviato dalla nostra mente
Quando rimandiamo qualcosa che in fondo desideriamo davvero, non è perché siamo pigri o incapaci, ma è perché qualcosa dentro di noi sta cercando di dirci qualcosa. Può essere il timore di deludere qualcuno, o semplicemente la sensazione di non essere ancora pronti.
Invece di colpevolizzarti, prova a farti qualche domanda:
Che cosa sto cercando di evitare davvero?
Cosa mi spaventa dell’idea di iniziare?
Quale parte di me sto cercando di proteggere?
Le risposte non arrivano subito, tuttavia arrivano.
Quando accetti che muoverti non solo non distrugge il tuo sogno, ma è anche l’unico modo per farlo evolvere, la paura smette di essere presente.















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