Robot, IA e cloud: il futuro che inquina più del presente
Ogni passo verso una società ipertecnologica fatta di intelligenze artificiali, robot e automazione comporta un consumo sempre più crescente di risorse naturali e inquinamento.
E allora dobbiamo porci una domanda: un pianeta già fragile e provato dalle nostre attività può davvero reggere il peso ambientale di una civiltà che dipende in modo permanente da dispositivi elettronici, reti globali e macchine intelligenti?
Perché la tecnologia consuma così tante risorse?
Ogni dispositivo tecnologico ha una storia molto più lunga di quella che puoi immaginare. La sua vita non comincia quando lo compriamo, ma anni prima, nelle miniere, nelle fabbriche e nelle centrali elettriche che rendono possibile la sua esistenza.
Materie prime: Smartphone, computer, droni e server sono il risultato di processi estrattivi che coinvolgono materiali preziosi e difficili da reperire come il litio, il cobalto e le terre rare. Per ottenerli si devastano intere aree naturali, si consumano enormi quantità di acqua e si contaminano i suoli.
Energia: La tecnologia non inquina solo quando viene prodotta, ma anche il suo funzionamento quotidiano porta a un costo altissimo, rappresentato ad esempio da Data center che non dormono mai, reti Wi-Fi e 5G che restano attive 24 ore su 24. Tutto questo richiede un flusso continuo di elettricità.
E anche se il mondo punta sempre di più sulle risorse rinnovabili, la verità è che oggi la maggior parte dell’energia arriva ancora da carbone, petrolio e gas. Ogni clic, ogni video in streaming, nonché ogni algoritmo di intelligenza artificiale produce CO₂.
Ciclo di vita breve: A questo si aggiunge un altro problema. I dispositivi hanno una vita sempre più corta. Dopo pochi anni vengono sostituiti non tanto perché non funzionano più, ma perché diventano “obsoleti” rispetto agli standard di mercato.
Il risultato sono montagne di rifiuti elettronici pieni di sostanze tossiche e difficili da smaltire. Un flusso costante di scarti che va a sommarsi al resto dell’inquinamento globale, creando vere e proprie bombe ecologiche a cielo aperto.
Perché la tecnologia inquinerà sempre di più?
Guardando al futuro, il quadro non migliora. Al contrario, il rischio è che l’impatto ambientale cresca in modo esponenziale.
Crescita della domanda: Stiamo entrando in un’epoca in cui tutto sarà “intelligente”: case, città, trasporti, fabbriche… L’intelligenza artificiale, le smart city, i veicoli autonomi e i droni per consegne richiederanno miliardi di nuovi dispositivi e server. Ogni nuova tecnologia genererà a sua volta nuove infrastrutture da costruire, alimentare e mantenere.
Il peso energetico dell’IA: L’intelligenza artificiale, spesso presentata come futuro sostenibile, nasconde un enorme costo energetico. Alcuni studi hanno dimostrato che addestrare un singolo modello linguistico avanzato può produrre emissioni pari a quelle di decine di automobili durante l’intero arco della loro vita.
E questo non è un caso isolato. Con la diffusione dell’IA, i server farm stanno aumentando a ritmi impressionanti e con essi cresce il consumo globale di energia.
Trasporti e logistica robotizzata: L’introduzione massiccia di droni e robot industriali porterà inevitabilmente con sé una nuova ondata di inquinamento. Non solo devono essere prodotti e mantenuti, ma ognuno di essi necessiterà di batterie, materiali rari e infrastrutture dedicate.
Una volta esauriti, tutti questi elementi si trasformeranno in rifiuti da gestire. Non si tratta di un processo temporaneo, ma di un ciclo continuo di produzione, consumo e smaltimento.
L’esempio della Cina
In un solo anno solare, la Cina ha costruito circa 300.000 robot industriali. Una cifra impressionante che testimonia la rapidità con cui la robotica si sta diffondendo in tutto il globo.
Ora proviamo a immaginare cosa accadrebbe se ogni grande potenza economica – dagli Stati Uniti all’Europa, passando per l’India e il Sud America – producesse lo stesso numero di robot nello stesso arco di tempo. Avremmo così, milioni e milioni di macchine nuove ogni anno, ciascuna con un proprio fabbisogno di energia, manutenzione e smaltimento.
Dietro a ognuno di questi robot non ci sono soltanto ingranaggi e circuiti, ma una catena composta da miniere, fabbriche, trasporti e consumi energetici. E tutto questo si traduce in nuove cave di litio e cobalto da aprire, tonnellate di CO₂ rilasciate nell’atmosfera, nonché batterie che diventeranno scarti tossici difficili da riciclare.
In altre parole, al posto di ridurre l’impatto ambientale rischiamo solo di moltiplicarlo. È incredibile se ci pensiamo. Siamo riusciti a creare un’alternativa ancora più inquinante, proprio quando siamo chiamati a ridurre l’inquinamento stesso, onde evitare la prossima estinzione di massa.
Una questione di carico, e non di velocità
Il problema non è la rapidità del cambiamento, ma il carico costante che una società ipertecnologica impone al pianeta. Anche con una crescita lenta, un mondo basato su robot, intelligenza artificiale, Wi-Fi e reti digitali richiede un flusso ininterrotto di energia e materiali. E questo dipende dal fatto che:
- Server e dispositivi operano senza pause, anche in stand-by consumano.
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Batterie e microchip richiedono filiere minerarie attive e continue
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Ogni generazione tecnologica sostituisce la precedente, producendo rifiuti elettronici costanti.
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Lungo le filiere si accumulano scarti e inquinanti che la natura non riesce a smaltire.
È ormai evidente che una società ipertecnologica produrrà in futuro inevitabilmente più inquinamento rispetto a oggi. E la realtà è che oggi ci troviamo già su una soglia critica, con un pianeta che fatica a reggere il peso delle nostre attività odierne.
Nel 2019, secondo il Global E-waste Monitor, sono state prodotte 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici: solo meno del 20% è stato riciclato correttamente.
Nel 2022, i data center hanno consumato circa il 2% dell’elettricità mondiale, un dato destinato a crescere con il cloud e l’intelligenza artificiale, e stiamo parlando di ben 3 anni fa!
Riflessione personale
Non è la tecnologia in sé il problema, ma il modello di sviluppo che la accompagna.
Se usata con intelligenza, può aiutarci a ridurre l’impatto ambientale, grazie ai pannelli solari e ai sistemi di efficienza energetica, tuttavia se la tecnologia diventa solo un motore di consumo illimitato, il rischio è di aggravare la crisi invece che risolverla.
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