De-estinzione: Siamo pronti a giocare a fare Dio?
La scienza sta facendo passi da gigante nel tentativo di riportare in vita specie ormai estinte, grazie all’utilizzo di tecnologie di editing genetico avanzato. È la cosiddetta de-estinzione, ovvero una pratica che ci fa riflettere su ciò che significa manipolare la vita, e su dove ci stiamo spingendo con il nostro potere scientifico.
Il cuore della questione: CRISPR e la resurrezione delle specie
La tecnologia CRISPR è un metodo rivoluzionario che consente agli scienziati di “modificare” il DNA con una precisione senza precedenti. Immaginate la tecnologia CRISPR, come a un super potente strumento in grado di individuare specifiche sequenze di DNA e modificarle, aggiungendo, eliminando o correggendo, parti di codice genetico.
Grazie a questa tecnica, oggi è possibile manipolare il DNA di specie viventi per farle assomigliare a quelle estinte, come nel caso del lupo nero, che sarebbe una sorta di “cugino preistorico”, del nostro più comune lupo grigio.
La possibilità di resuscitare una specie estinta, come il lupo nero, tramite l’editing genetico, segna una vera e propria rivoluzione tecnologica. Eppure, bisogna anche porci una domanda di fondamentale importanza: è moralmente giusto giocare a fare Dio?
Le aziende pionieristiche
Non si tratta più solo di teoria. Aziende come la Colossal Biosciences hanno avviato veri e propri progetti per riportare in vita specie estinte, come il mammut lanoso.
Nel caso del lupo nero, il progetto prevede l’uso del DNA del lupo grigio per imitarne la corporatura, la forza e le caratteristiche che possedeva durante la preistoria. E non si fermano qui!
Il Colossal sta lavorando per riportare in vita anche il dodo, una specie che ha subito l’estinzione a causa delle innumerevoli azioni umane. Oltre a ciò, prevedono di avere un cucciolo di mammut già entro il 2028.
Progresso o arroganza?
La de-estinzione ci costringe a confrontarci con tutta una serie di dilemmi etici. In primo luogo, c’è la questione dell’ecologia. Gli ecosistemi attuali, già provati dai cambiamenti climatici e dall’attività umana, riusciranno davvero a integrare nuovamente predatori come il lupo nero, senza creare sconvolgimenti irreparabili?
In passato, abbiamo assistito a situazioni problematiche, come l’introduzione dei conigli in Australia, che ha avuto un impatto devastante sull’ambiente.
In secondo luogo, dobbiamo chiederci se sia giusto moralmente intervenire in questo modo sulla vita di una specie. Le creature che vorremmo riportare in vita non sarebbero copie perfette degli animali estinti, ma rappresenterebbero piuttosto, un incrocio tra la genetica antica e quella moderna, nate da madri surrogate.
Che tipo di vita potrebbero mai avere? Che tipo di sofferenza potrebbero sopportare? Non dovremmo forse concentrarci di più sulle specie che sono ancora in vita, e che rischiano di estinguersi a causa delle nostre azioni sconsiderate?
Ad oggi, più di 40.000 specie sono attualmente minacciate, e il denaro e le risorse investiti nella de-estinzione, potrebbero essere meglio spesi per salvare queste specie in pericolo.
Tuttavia, alcuni sostengono che la de-estinzione possa essere vista, come un atto di giustizia ecologica a causa del fatto che l’estinzione di molte specie, sono state causate dalla caccia e dalla distruzione dei loro habitat naturali.
Forse riportare in vita il lupo nero o il mammut è un tentativo di rimediare e di riparare a questi errori. Ma chi è che decide quali specie meritano di essere riportate in vita? È davvero giusto fare questa scelta, o “ci siamo bevuti il cervello?”.
Il sogno transumanista: oltre i limiti naturali
La de-estinzione si inserisce anche in un contesto più ampio: quello del transumanesimo. Questo movimento filosofico sostiene l’uso della tecnologia per migliorare l’essere umano e, forse, anche la natura.
I transumanisti vedono la de-estinzione come un modo per superare gli attuali limiti biologici imposti dalla natura e per riparare agli errori del passato.
Tuttavia, filosofo David Pearce, avverte che qualsiasi intervento deve essere guidato dalla preoccupazione per il benessere degli esseri coinvolti. Non possiamo permetterci di causare sofferenza, solo in nome della curiosità scientifica.
E poi c’è una questione ancora più profonda da affrontare: stiamo davvero riportando in vita una specie, o stiamo solo creando una nuova versione di essa?
Se modifichiamo geneticamente un animale per farlo somigliare a un altro, siamo davvero di fronte a una “resurrezione”, o stiamo solo creando una simulazione?
Il filosofo Jean Baudrillard ci invita a riflettere: quando qualcosa è riprodotto artificialmente, come nel caso delle specie de-estinte, non è forse più una “simulazione” di ciò che era originariamente?
L’autenticità della natura
Oggi, siamo così profondamente coinvolti nella manipolazione dei processi naturali che la linea tra ciò che è naturale, e ciò che è artificiale, diventa via via, sempre più sottile.
Se la scienza è in grado di ricreare animali estinti, stiamo davvero “restaurando” la natura, o stiamo solo creando qualcosa di nuovo, frutto della nostra tecnologia?
Il pensatore francese Bruno Latour ha messo in discussione l’idea stessa di una separazione netta tra natura e cultura. Oggi, viviamo in un mondo in cui la natura e la cultura sono così intrecciate che parlare di “natura” come qualcosa di separato dall’uomo sembra quasi un’illusione.
Se accettiamo questa visione, la de-estinzione potrebbe non essere altro che una manifestazione di un mondo, che non solo preserva la natura, ma la “progetta” in modo attivo.
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