Avere uno scopo nella vita riduce il rischio di demenza e rallenta l’invecchiamento cerebrale

scopo nella vita

Che cosa significa davvero avere uno scopo nella vita? Non parliamo di un obiettivo momentaneo, come perdere qualche chilo o risparmiare per una vacanza, ma di una direzione profonda, una ragione che dia senso alle nostre giornate.

La scienza ci dice che non è solo una questione di felicità o motivazione: sentire che la vita ha un significato concreto sembra proteggere persino il cervello dall’invecchiamento.

Uno studio che ha seguito oltre 13.000 adulti di età pari o superiore ai 45 anni per un periodo fino a 15 anni, ha portato a risultati sorprendenti: le persone che dichiaravano di avere un forte scopo nella vita avevano circa il 28% in meno di probabilità di sviluppare un deterioramento cognitivo, rispetto a chi questo scopo non lo aveva.

E non è tutto: quando il declino arrivava, si manifestava più tardi rispetto a chi viveva senza uno scopo ben preciso.

Un cervello più resiliente grazie a uno scopo

I ricercatori hanno osservato che il legame tra l’avere uno scopo e la salute cerebrale era indipendente dal livello di istruzione, dalla presenza di sintomi depressivi o dal possesso del gene APOE4, noto per aumentare il rischio di Alzheimer.

In altre parole, anche chi era geneticamente più predisposto alla malattia poteva “guadagnare tempo” semplicemente trovando significato nella propria vita.

La professoressa Aliza Wingo, autrice senior dello studio, lo ha spiegato con chiarezza: “Avere un forte scopo nella vita aiuta il cervello a rimanere resiliente con l’avanzare dell’età. Anche nelle persone a rischio genetico, lo scopo è legato a un esordio più tardivo della demenza e a minori probabilità di svilupparla.”

Come hanno misurato lo scopo e il declino cognitivo?

Per valutare l’intensità dello scopo, i partecipanti hanno risposto a un questionario composto da sette domande tratte dalle misure di benessere psicologico di Ryff.

Le domande riguardavano obiettivi, motivazione e capacità di portare avanti i propri progetti. I punteggi andavano da 1 a 6: più alto era il punteggio, più forte era l’importanza dato al proprio scopo.

Ogni due anni, lo stato cognitivo veniva valutato tramite interviste telefoniche. Chi aveva punteggi più elevati non solo rischiava meno il deterioramento, ma mostrava anche un ritardo medio del declino cognitivo di 1,4 mesi ogni otto anni.

Un tempo che può sembrare ridotto, ma che diventa enorme se confrontato con i benefici limitati e costosi di molti farmaci contro l’Alzheimer.

Come ha sottolineato Nicholas C. Howard, primo autore dello studio: “Lo scopo nella vita è gratuito, sicuro e accessibile. È qualcosa che le persone possono costruire attraverso relazioni, obiettivi e attività significative.”

Dove possiamo trovare il senso della vita?

Lo studio non chiedeva ai partecipanti di elencare le attività che davano significato alle loro vite, tuttavia il senso della vita lo si trova generalmente qui:

  • Relazioni strette e cura degli altri: prendersi cura di un figlio, di un nipote, di un animale o di un partner malato.

  • Lavoro o volontariato: sentirsi utili nella propria comunità o contribuire a un progetto collettivo.

  • Fede e spiritualità: la dimensione religiosa o meditativa spesso offre una forte direzione esistenziale.

  • Apprendimento e hobby: coltivare passioni, imparare cose nuove, creare con le proprie mani.

  • Ruoli sociali: diventare mentori, guide o semplicemente persone di riferimento nella cerchia familiare o amicale.

In sostanza, non importa tanto cosa dia scopo alla vita, quanto il fatto stesso di sentirsi necessari, orientati e coinvolti.

Perché uno scopo nella vita protegge il cervello?

Chi ha uno scopo più forte tende ad adottare stili di vita più sani, come:

  • praticare più attività fisica;

  • dormire meglio;

  • seguire una dieta equilibrata;

  • coltivare connessioni sociali più solide.

Inoltre, avere uno scopo riduce lo stress cronico, l’infiammazione e migliora la salute vascolare, tutti fattori che incidono sulla longevità cerebrale. È come se la mente, avendo una bussola interiore, riuscisse a proteggere meglio il corpo e, al tempo stesso, a resistere agli effetti del tempo e della genetica.

Limiti dello studio e passi futuri

Ovviamente, si tratta di uno studio osservativo. Non si può affermare con certezza che sia lo scopo in sé a prevenire il declino cognitivo. È possibile che le persone con un forte senso di direzione abbiano altre caratteristiche non misurate che le proteggono. Inoltre, i test cognitivi condotti per telefono hanno i loro limiti.

Tuttavia, la forza dei dati – numero di partecipanti, durata del monitoraggio e coerenza dei risultati tra diversi gruppi etnici e sociali – suggerisce che il legame sia reale.

Il passo successivo sarà valutare se programmi mirati a costruire uno scopo (coaching, attività comunitarie, percorsi spirituali o psicologici) possano realmente modificare le traiettorie cognitive delle persone.

Una medicina senza effetti collaterali

Il bello di questa scoperta è che non stiamo parlando di una pillola costosa o di un trattamento rischioso. Lo scopo nella vita è qualcosa che tutti possiamo coltivare, a qualunque età. Basta investire nelle relazioni, fissare obiettivi coerenti con i propri valori e ritagliarsi ruoli che facciano la differenza.

Come ha detto il neurologo Thomas Wingo: Non è mai troppo presto – o troppo tardi – per iniziare a pensare a cosa dà significato alla tua vita.”

NOTA BENE: Non è affascinante che il nostro cervello possa essere protetto non solo da farmaci o diete, ma anche da ciò che ci rende umani, ovvero in quel qualcosa che ci da la forza di andare avanti nonostante tutte le avversità?

Conclusione

Avere uno scopo nella vita è un fattore di fondamentale importanza per un invecchiamento sano. Non servono grandi gesti: basta iniziare a coltivare passioni, creare legami autentici e fissare obiettivi che ci motivino a migliorarci sempre di più.

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Nata e cresciuta a Rosignano Solvay , appassionata da sempre per tutto quello che ruota intorno al benessere della persona. Biologa, diplomata all'I.T.I.S Mattei